Esiste un cinema di serie b? Alle origini della questione, con Vittorio Gassman
In questi giorni in cui si è tornati all’attacco dei cinepanettoni, scongelando gli slogan del natale scorso sull’arte, la trascendenza e l’autorialità, è bene farsi trovare pronti. Nascondersi in un bunker e aspettare che tutto finisca, come Walter Chiari in Noi due soli, o partire con il contrattacco. Il discorso l’abbiamo già fatto: prendersela con i cinepanettoni è una pratica fessa, infatti piace molto a Enrico Ghezzi. Inutile partecipare a questa ricorrenza che ogni anno coinvolge nomi eminenti della critica, e che sembra anche stuzzicare una buona fetta di pubblico – è più divertente parlare del cinepanettone che guardare il cinepanettone.
Una visione originale sull’argomento: nel 1985 si tenne a Roma una tavola rotonda presieduta da Vittorio Gassman sul cinema italiano di serie b. L’occasione è di quelle indimenticabili: ci sono Bombolo, Alvaro Vitali, Mario Merola, Marino Girolami, Marco Giusti, Michela Miti, Renato Nicolini e il pluri-rattristato Enrico Ghezzi, che abbiamo già citato. Gassman fa da arbitro, figura neutrale abituata già ai farfugliamenti intellettualistici, essendo il nemico più caro di Carmelo Bene.
La tavola infatti vede contrapposti due macro-schieramenti. Ci sono quelli che il cinema nostro incassa e piace al pubblico, e quelli che il cinema è arte e deve essere impegnato. Si mettono in croce recenti successi come ‘Le vacanze del Cactus’ e qualche pellicola di Castellano e Pipolo, addirittura si spara a zero su Monicelli e Risi. Gassman cerca giocosamente di far dire a tutti quale sia il loro film peggiore, solo un paio rispondono. Vitali propone di ridurre il prezzo dei film italiani in sala, e raddoppiare quello degli stranieri. Vieni fuori un lungo soggetto di ‘Morte a Pomezia’ con Franco e Ciccio. Ma è anche un’occasione per scoprire Bombolo fuori dal set, in uno dei pochissimi filmati in cui appare.