Cinema e Ambiente Avezzano 2024: oltre lo shock, l’urgenza di cambiare
I numeri dicono tanto ma non dicono tutto, il parterre degli ospiti è un biglietto da visita ma non è un punto esclamativo, così come il giudizio di critica e pubblico è importante ma non è una sentenza. Per valutare l’impatto che una manifestazione artistica e culturale ha, o potrebbe avere, sull’opinione pubblica, dovremmo mettere da parte quel protocollo di asset preconfenzionati da dare in pasto agli addetti ai lavori al fine d’instradarli verso un giudizio più o meno positivo e focalizzarci, con maggiore determinazione, sul valore del progetto, sui suoi obiettivi e, principalmente, sulla sua eredità.
Temi universali quali l’ambiente, l’ecosostenibilità e il sempre più fragile equilibrio tra l’uomo e la natura vanno discussi e affrontati, laddove possibile sdoganati agli occhi della società civile e trattati con l’importanza che meritano. Oltre la patina di superficialità, oltre lo sgomento estemporaneo generato da foto, video e report drammatici.
Cinema e Ambiente Avezzano, concorso cinematografico giunto alla sua nona edizione, dedicato all’ambiente e volto a valorizzare la formazione e la creatività delle nuove generazioni, ha il merito di scuotere coscienze e fare riflettere, scioccare e sensibilizzare, denunciare e fare comprendere che sì, un cambiamento è possibile, sebbene non indolore. Il festival, andato in scena ad Avezzano (AQ) dal 17 al 23 giugno, ha visto alternarsi un concorso per cortometraggi e uno per lungometraggi, con decine di pellicole internazionali incentrate sulla sostenibilità. Coltivare e accrescere la consapevolezza su tali tematiche è stato tra gli obiettivi della rassegna ideata e promossa dal regista e videomaker abruzzese Paolo Santamaria, come ci aveva anticipato in sede di presentazione del festival.
Il tema individuato quest’anno è stato quello degli Estremi: sfide e crisi globali, sia ambientali che sociali, caratterizzano il nostro tempo. I rotocalchi ne danno quotidianamente spazio e i social network, mediante i quali ormai passa la globalità delle notizie internazionali, fanno da cassa da risonanza a ciò che avviene sulla Terra, falcidiata da guerre e conflitti, povertà e miseria, siccità e inondazioni. Siamo davvero arrivati a un punto di non ritorno?
E’ notizia del 5 luglio che il WWF ha lanciato l’ennesimo, disperato, grido d’allarme: a luglio abbiamo esaurito le produzioni annue di pesce, molluschi e crostacei del Mediterraneo, dove il 58% degli stock ittici è sovrasfruttato. L’organizzazione internazionale, con la sua campagna Our Future, ricorda che questo evento coincide con la ricorrenza del “Fish Dependence Day“, quel momento in cui l’Europa esaurisce virtualmente l’equivalente della produzione annua interna di pesce, molluschi e crostacei. Con ben il 58% degli stock ittici sovrapescati, il Mediterraneo è il secondo mare più sovrasfruttato al mondo (contro il 37,7% degli stock ittici sovrasfruttati a livello globale), condizioni acuite dagli altri impatti cui è soggetto l’ecosistema marino, in primo luogo il cambiamento climatico. Qui il comunicato stampa completo.
Cinema e Ambiente Avezzano attraverso il cinema e le arti visive, ha posto l’attenzione sulle cause, le conseguenze e le soluzioni legate a fenomeni estremi come crisi climatica, disuguaglianze sociali e crisi sistemiche, invitando alla riflessione e all’azione per costruire un presente e un futuro più equi. E’ imprescindibile ricorrere al cinema per denunciare queste storture della nostra relazione con l’ecosistema che sfruttiamo fin oltre il limite delle sue possibilità? No, ma è necessario e altresì urgente.
“Manifestazioni come la nostra sono fondamentali per riportare l’attenzione sulle potenzialità comunicative del cinema in quelle realtà che vivono la sala in modo consumistico e superficiale. Il che non vuol dire privo di interesse ma denota la difficoltà di promuovere determinati temi che vengono spacciati per ‘nicchia’. – spiega Santamaria – Non è un atto d’accusa, il mio, verso le direzioni di chi li gestisce, poiché sono spesso costretti ad anteporre il valore commerciale a quello informativo di una programmazione. La sopravvivenza di un cinema passa attraverso gli incassi”.
La scelta di allestire il festival in una realtà di provincia di medie dimensioni come Avezzano testimonia lo scopo del direttore artistico, ossia quello di rendere fruibile alla società civile quei temi che la macchina da presa può trattare ma che sono marginalizzati dalle esigenze sopra citate. Una finalità nobile e lodevole, un messaggio di attenzione e sensibilizzazione da veicolare attraverso il grande schermo e il dibattito. Sdoganare un argomento è infatti imprescindibile perché sia accettato e compreso.
“Cinema e Ambiente Avezzano dà voce a produzioni più fragili che toccano quelle tematiche che altrimenti non sarebbero seguite dai più come, ad esempio, i documentari sull’acquacultura e la produzione di salmone lungo le coste cilene. In quest’edizione lo sfruttamento delle risorse ambientali e naturali è stato un tema largamente discusso e trattato al pari degli allevamenti intensivi o organici”, dichiara il regista abruzzese. “Viviamo un periodo storico in cui c’è attenzione e sensibilità verso queste istanze, anche grazie al lavoro delle tante associazioni internazionali che promuovono diverse e numerose campagne. Va anche detto che questi stessi temi sono diventati un trend, anche perché molto stimolanti ed empatici, e da un lato va bene così. Cinema e Ambiente Avezzano vuole dare spunti e tracciare una strada da seguire per informarsi e farsi una propria idea, poi ognuno è libero di fare le proprie riflessioni”.
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Consumismo e industrializzazione alimentare stanno accendendo il dibattito internazionale ormai da anni. Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno potremmo affermare che la consapevolezza in tal senso è aumentata e si è consolidata ma, a rigirare il punto di vista, verrebbe da affermare che grandi cambiamenti – ahinoi – non ce ne sono stati. Le denunce sugli allevamenti intensivi e il business delle lobby dietro l’industria della carne sono certamente pane quotidiano e laddove c’è dibattito circa un problema c’è, in definitiva, un’ammissione sull’esistenza dello stesso. Il cinema assurge a sé la responsabilità di essere mezzo di formazione e informazione.
Così Paolo Santamaria: “Smartphone e altri dispositivi hanno un grande impatto sulle persone ma coscienza e conoscenza non vanno sempre di pari passo. Se accedervi è facile non si può dire lo stesso per il cinema che richiede un’azione di proattività e d’incontro, cioè il recarsi in sala. C’è un’attività diversa, ulteriore da compiere. Va anche detto che il cinema non è certamente il più mezzo più veloce e indicato per produrre un cambiamento ma può, invece, al pari degli altri, spingere a riflessioni più profonde”.
Oltre lo shock, l’emergenza. Oltre l’emergenza, l’urgenza di cambiare. Cinema e Ambiente Avezzano non è un festival, è un messaggio e un concetto, un’idea e una speranza. Informarsi e informare, conoscere, comprendere e capire: difficile, difficilissimo. Ma indispensabile.