Ciao Amore Ciao: 53 anni fa ci lasciava Luigi Tenco, l’interprete del cambiamento
Nella stanza n. 219 dell’Hotel Savoy di Sanremo, in una notte di inverno lugubre e fredda Luigi Tenco perdeva la vita sparandosi un colpo in testa, o almeno così hanno decretato gli inquirenti al tempo.
Era il 27 gennaio del 1967 e il cantautore piemontese, all’età di 28 anni, stava partecipando al diciassettesimo Festival di Sanremo. Era in gara con “Ciao amore Ciao” che aveva presentato poche ore prima della morte in coppia con la cantante francese Dalida.
Da quell’edizione del Festival canoro, però, il brano fu eliminato.
“Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro), ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale contro una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi.” Con questo messaggio scritto di suo pugno, raccolto dal comodino e che Dalida aveva consegnato agli inquirenti, Tenco, sembrava collegare il suicidio alla sua opera indicandone il colpevole.
E’ stato il mestiere ad ucciderlo, un perverso ingranaggio commerciale che gli aveva imposto compromessi artistici?
A Sanremo l’avevano “invitato” ad addolcire il testo originale di “Ciao Amore Ciao”, in apparenza all’epoca inadatto alla esigenze del grande pubblico.
Genesi tormentata quella del testo della canzone. In contrasto con le abitudini di Tenco, che aveva scritto un testo antimilitarista che sarà pubblicato solo nel 1972 con il titolo “Li vidi tornare”, la RCA, nuova casa discografica dell’artista, gli impose di partecipare al Festival canoro in coppia con una cantante famosa come era all’epoca Dalida, forte del successo musicale italiano “Bang Bang” prodotto congiuntamente da Barclays -RCA Italiana nello stesso 1966.
Tenco di fatto trasforma il testo della canzone in una storia di un contadino che abbandona la terra per cercare fortuna in città, raccontando la storia di quel decennio e quindi l’esodo dalle campagne per recarsi a lavorare in fabbrica o nelle città del nord. Resta intatto solo il ritornello.
C’era aria di cambiamento e Tenco ne fu uno dei migliori interpreti. Dal 1960 al 1966 scrisse canzoni d’amore con un linguaggio originale, realistico e anche a volte spoglio di retorica, subendo anche censure dalla televisione e dalla stampa.
L’organizzazione del Festival, dopo la morte, bandirà Tenco e la Procura della Repubblica decreterà la morte per suicidio soltanto cinque mesi dopo sulla base di un biglietto considerato di addio anziché di denuncia. La sua salma giace nel cimitero di Ricaldone (Alessandria).
La solita strada, bianca come il sale
Il grano da crescere, I campi da arare
Guardare ogni giorno
Se piove o c’è il sole
Per saper se domani
Si vive o si muore
E un bel giorno dire basta e andare viaCiao amore
Ciao amore, ciao amore ciao
Ciao amore
Ciao amore, ciao amore ciaoAndare via lontano
A cercare un altro mondo
Dire addio al cortile
Andarsene sognando
E poi mille strade grigie come il fumo
In un mondo di luci sentirsi nessuno
Saltare cent’anni in un giorno solo
Dai carri dei campi
Agli aerei nel cielo
E non capirci niente e aver voglia di tornare da… Ciao amore
Ciao amore, ciao amore ciao
Ciao amore
Ciao amore, ciao amore ciao
Non saper fare niente in un mondo che sa tutto
E non avere un soldo nemmeno per tornareCiao amore