ChatGpt, l’intelligenza artificiale e la privacy
L’intelligenza artificiale di ChatGpt non è esente da problemi tecnici e di privacy. Il popolare software ha smesso di funzionare e non è un pesce d’aprile. A causare il disservizio la decisione dello sviluppatore, OpenAI, di bloccare temporaneamente la piattaforma per un bug, una falla, che ha esposto i titoli delle conversazioni degli utenti.
Il contenuto delle conversazioni, come ha precisato OpenAI a Bloomberg, non è stato diffuso. Dopo aver intercettato il problema la società, su cui Microsoft ha investito molto nei mesi scorsi, ha bloccato l’accesso al chatbot per evitare che l’errore di privacy si estendesse ulteriormente.
Prima di essere messo offline, sulla pagina principale di ChatGpt, invece di vedere la cronologia dei titoli delle proprie chat con l’AI, si potevano leggere quelli, casuali, di altri navigatori. Il problema è stato confermato, poi ChatGpt è tornato a funzionare cinque ore dopo essere stato messo offline da OpenAI.
L’azienda non ha fornito dettagli sulla criticità, con un portavoce che si è limitato a dichiarare la problematica inerente la privacy, almeno per quanto ha riguardato le domande poste al software. Per evitare altri problemi, anche dopo la risoluzione, la cronologia degli utenti è rimasta indisponibile, con l’impossibilità di accedere alle domande fatte in precedenza all’intelligenza artificiale. La pagina di stato di ChatGpt specifica che OpenAI sta ancora lavorando per ripristinare il tutto. Nei giorni scorsi, l’organizzazione ha svelato Gpt-4, la nuova generazione del modello alla base di ChatGpt, che può analizzare anche immagini caricate dagli utenti, fornendo risposte sempre in forma testuale.