C’era una volta in America: l’ultimo capolavoro di Sergio Leone
“C’era una volta in America“, cioè il capolavoro di Sergio Leone. Uno dei tanti dell’indimenticato e indimenticabile regista, di quelli che, come il buon vino, più invecchiano e più diventano pregiati. Un film che, uscito nel 1984, è universalmente riconosciuto come uno dei capisaldi del cinema internazionale degli ultimi quaranta anni, capace di influenzare tutta la corrente di genere e rendere immortali i suoi protagonisti.
La pellicola è il terzo capitolo della trilogia del tempo di Leone, preceduta da “C’era una volta il West” (1968) e “Giù la testa” (1971) ed è, inoltre, l’ultimo film del regista romano che sarebbe poi morto nell’aprile del 1989. Il film è liberamente tratto dal romanzo autobiografico “The Hoods” che il vero gangster David Aaronson pubblicò con lo pseudonimo di Harry Grey nel 1952.
David “Noodles” Aaronson torna a New York dopo trentacinque anni per chiudere i conti con il suo passato. L’ultima volta che era stato nella metropoli, nel 1933, era sfuggito fortunosamente a un agguato omicida e, prima di prendere il treno e sparire dalla circolazione, aveva scoperto di aver ereditato una valigia piena di carta straccia, lì dove doveva esserci una fortuna in dollari.
Con la memoria ripercorre la sua vita intera, che dal ghetto ebraico di New York l’aveva portato, insieme ai “bravi ragazzi” con cui era cresciuto, a dominare la malavita della città. Rievoca la storia della sua amicizia tormentata con Maximilian “Max” Bercovicz, da cui lo divideva una diversa concezione del crimine e soprattutto, ricorda Deborah, la donna che ha amato per tutta la vita senza mai essere corrisposto.
Nel cast troviamo la presenza di Robert De Niro, James Woods, Elizabeth McGovern, Joe Pesci, Tuesday Weld, Danny Aiello, Treat Williams, Burt Young, Richard Bright, James Hayden, William Forsythe, Mario Brega, Darlanne Fluegel, Larry Rapp, Richard Foronjy, Robert Harper, Dutch Miller, Gerard Murphy, Amy Ryder, James Russo, Karen Shallo, Frank Gio, Olga Karlatos, Jennifer Connelly, Scott Tiler, Ray Dittrich, Angelo Florio, Adrian Curran, Mike Monetti, Noah Moazezi.
La celebre colonna sonora del film fu scritta da Ennio Morricone, rinnovando così la collaborazione con Sergio Leone che andava avanti da tempo. Un binomio di eccellenza con pochi eguali nella storia del cinema tricolore e internazionale. La soundtrack è ancora oggi tenuta in considerazione come una tra le sue principali composizioni, eseguita in ogni tributo al Maestro scomparso nel luglio del 2020 all’età di novantuno anni.
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“Insolita e interessante, forse la parola più adatta è che era una novità quello che aveva fatto per quel tipo di film. Ma anche quando faceva altre cose vedevi quanto fosse versatile e quanto speciale fosse la sua musica. Quello che riuscì a fare per Sergio Leone fu di comporre qualcosa di davvero nuovo per quel tipo di produzioni. Quando Ennio ha fatto la musica per “Mission” e “C’era una volta in America” ho pensato quanto fosse meravigliosa. Ogni tanto, quando mi capita di sentirle, mi ritrovo affascinato e trascinato dalla sua musica. Era un musicista davvero speciale, amato qui in America come in Italia”, affermò Robert De Niro durante un’intervista a La Repubblica.
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Nel corso degli anni il film è stato oggetto di alcune revisioni. La versione originale del 1984 dura poco più di due ore (circa 140 minuti), mentre una speciale extended edition del 2012 arriva a coprire ben 246 minuti. Quest’ultima fu realizzata per volontà di Raffaella e Andrea Leone, figli del regista romano, che nel 2011 acquisirono i diritti dell’opera in Italia affidando alla Cineteca di Bologna il restyling della pellicola. Vennero aggiunte scene rimaste fuori dalla prima edizione.
Scrisse il critico cinematografico Morando Morandini: “Il presente non esiste: è una sfilata di fantasmi nello spazio incantato della memoria. Alle sconnessioni temporali corrispondono le dilatazioni dello spazio: con sapienti incastri tra esterni autentici ed esterni ricostruiti in teatro, Leone accompagna lo spettatore in un viaggio attraverso l’America metropolitana (e la storia del cinema su quell’America) che è reale e favoloso, archeologico e rituale. È un film di morte, iniquità, violenza, piombo, sangue, paura, amicizia virile, tradimenti. E di sesso. In questa fiaba di maschi violenti le donne sono maltrattate; la pulsione sessuale è legata all’analità, alla golosità, alla morte, soprattutto alla violenza. È l’America vista come un mondo di bambini”.
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