Dopo 30 anni il vinile è il supporto musicale più venduto in Italia. A picco i cd
Una vecchia canzone degli Articolo 31 diceva che “il tamarro è sempre in voga perché non è di moda mai”. Il brano in questione era “Funkytarro” contenuto nell’album “Così com’è” nonché singolo del 1996.
Gli anni ’90 dunque. Il periodo in cui i Cd-audio, inventati dalla Sony nella decade precedente, cominciarono ad essere largamente diffusi per prendere pian piano il sopravvento sulle cassette.
Ma a differenza dello stile di vita tamarro celebrato dal duo milanese, i CD sono stati di moda per essere poi surclassati dalle pennette usb, dagli mp3 fino ad arrivare alle piattaforme come Spotify e Apple Music.
Negli ultimi anni le vendite dei compact disc sono diminuite drasticamente. Secondo i dati pubblicati dalla RIAA (Recording Industry Association of America), il volume complessivo degli incassi nella prima metà del 2018 (tra download, CD e vinile) crollò del 25,8% rispetto all’anno precedente. Nello stesso anno, rispetto al 2015, le vendite furono circa la metà del 2015.
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Tanto che la domanda che negli anni a seguire, fino a oggi, è se avesse ancora senso continuare a produrre dischi. Tanto più vedendo le vendite e l’apprezzamento del pubblico per il sempre in voga vinile. I grandi artisti negli anni hanno infatti preferito lanciare le proprie produzioni prima sulle piattaforme digitali per poi rilasciare le copie fisiche solo in seguito. E molte volte dopo l’esaurimento delle vendite web.
La vendita dei dischi continua a rappresentare comunque, nonostante la decrescita esponenziale, una buona entrata per i rivenditori che rivendicano la necessità di continuare a produrli e pubblicizzarli.
I vinili negli Usa però, già nel 2020, dopo 34 anni hanno registrato un sorpasso di vendite ai danni dei CD. Il vintage evidentemente non è di moda ma, come cantavano gli Articolo 31 riguardo il modus vivendi tamarro, è sempre in voga.
È qualcosa qualitativamente apprezzato. Anche esteticamente trova spazio sia all’interno di case sia di locali. È simbolo di una generazione che ha lasciato il segno. Di djs che hanno cambiato la storia della musica. Sebbene i compact disc rappresentino a pieno un’era che tutti ricordano con nostalgia. Quella dell’house music a palla negli stereo delle macchine. Così come la dance firmata Gabry Ponte, Fargetta e Molella.
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La stessa Italia, nei primi 3 mesi del 2021, ha visto il sorpasso del vinile rispetto al CD per la prima volta dal 1991. Il primo ha avuto un incremento delle vendite del 121% rispetto all’anno precedente. Mentre il secondo ha subito un calo del 6%.
In un mondo in cui la musica si vende essenzialmente in streaming, il ritorno dell’analogico sottoforma di disco vinile è un segno dei tempi. Da una parte l’80% del mercato controllato dalle piattaforme come Spotify e Apple Music, dall’altro una piccola fetta rimanente spartita dai due formati (vinile e cd-audio) in cui il ritorno del passato supera quello che rappresentò il futuro per almeno 15 anni.
Alla base del calo da una parte e dell’aumento dall’altra c’è sicuramente lo stile di vita più frenetico e anche il cambio di utilizzo dello stereo delle automobili. Nonché le nuove generazioni non più abituate ad ascoltare solo tot canzoni legate quasi sempre tra loro.
In macchina, sui mezzi pubblici, per strada, in palestra, si è soliti ascoltare musica con le cuffie. Spaziare da un genere all’altro. Da un cantante all’altro. Da un brano all’altro. Molte volte random. Cosa che gli ormai vecchi cd-audio non permettono (a meno che non siano masterizzati home made). A differenza delle piattaforme streaming.
A casa invece, nei locali, è tornato di moda il vecchio giradischi. A volte come pezzo di antiquariato pregiato ereditato magari da un nonno. In altri casi invece come arredamento che crea atmosfera. Un ritorno al passato per ascolta la musica del futuro.
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