Carlo Verdone: 70 anni Troppo Forti
“Un bel giorno, senza dire niente a nessuno, me ne andai a Genova e mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana…”; “Magda, tu mi adori? E allora lo vedi che la cosa è reciproca?”; “‘o famo ssrano!”; “Nonna, m’hanno fatto un buono…”. Alzi la mano chi, almeno una volta, non ha mai pronunciato una di queste frasi. Oppure chi, mangiando delle olive, alla classica domanda “Come sono?”, non ha risposto laconicamente: “So greche”. O ancora, di fronte a una domanda fuori da ogni logica, non ha ribattuto come unica soluzione possibile: “In che senso?”. Sono i personaggi nati, cresciuti e maturati con Carlo Verdone. Compagni di un viaggio che oggi tocca i 70 anni e che ormai fanno parte di noi. Personaggi che, proprio con Carlo Verdone, ci hanno insegnato a ridere di noi stessi.
Al secolo Carlo Gregorio Verdone, è per i romani un’icona come pochi altri. 70 anni di vita di cui ben più della metà vissuti nel mondo dello spettacolo, per un autentico mostro sacro della Settima Arte italiana. Carlo respira, infatti, aria di cinema sin dalla sua nascita: il padre Mario fu tra i più importanti critici cinematografici italiani e casa sua, tra via dei Pettinari e via delle Zoccolette, si affacciava direttamente su quella di Alberto Sordi. Lo stesso Albertone lo indica come suo erede indiscusso già nel 1982, quando lo vuole per In Viaggio con papà.
L’accostamento con Sordi viene frequentemente riproposto proprio per via della capacità con cui Verdone, al pari dell’Albertone Nazionale, ha spesso e volentieri rappresentato sullo schermo le virtù e l’archetipo dell’italiano medio. Quattro anni più tardi, la coppia avrebbe riproposto il vincente duo in un quel Troppo Forte che si colloca tra i capisaldi della filmografia targata Verdone.
Da ragazzo, Carlo si diletta nella realizzazione di piccoli cortometraggi e le prime apparizioni nell’ambito del cabaret, gli valgono le positive recensioni dei giornali. L’occasione arriva quando Enzo Trapani lo fa debuttare in RAI su Non Stop: la sua irresistibile sequela di personaggi attira l’attenzione di Sergio Leone che lo chiama per il debutto sul grande schermo. Proprio nel pluriacclamato regista romano, Verdone troverà un padre artistico tanto fondamentale quanto severo. L’esordio alla regia di Carlo, sotto la supervisione dello stesso Sergio Leone e con le musiche di Ennio Morricone, avviene quindi nel 1980 con Un Sacco Bello, dove trovano ampio respiro alcune delle sue caricature più celebri.
Il film gli vale ottimi riconoscimenti e nel 1981, esce Bianco, Rosso e Verdone, altra carrellata di mitici personaggi dell’attore romano. La prova del fuoco è alle porte: Carlo Verdone ormai è più che una promessa ma un terzo film caratterizzato dalla sua kermesse di personaggi risulterebbe ridondante. Mario Cecchi Gori lo convoca per scritturarlo, a patto che Verdone gli proponga una progetto maturo e non caricaturale.
L’offerta è stimolante e un intimorito Carlo si getta anima e corpo in quello che potrebbe rappresentare la sua definitiva consacrazione. In un anno scrive la sceneggiatura e, nel 1982, le musiche di Lucio Dalla accompagnano il Borotalco di “Manuel Fantoni” e del “Fattaccio delle scarpe di Via Veneto…”. Il film è un trionfo e spazza via ogni dubbio di Carlo e della produzione.
Ancor più che con Alberto Sordi e Sergio Leone, però, l’immagine di Carlo Verdone è direttamente legata a tre figure che, anche dopo la rispettive scomparse, rappresentano tutt’ora vette inarrivabili per gli appassionati. Angelo Infanti, Sora Lella e soprattutto Mario Brega, sono le “spalle” ideali per un attore come lui: la squadra è al completo e il mito è assicurato. Da lì in avanti seguiranno altri importanti successi come Acqua e Sapone, I due carabinieri, Io e mia sorella e Troppo Forte, fino a quel Compagni di Scuola, universalmente riconosciuto come il capolavoro del regista romano.
Nato come esponente della comicità italiana più tipica, col passare degli anni Verdone affina le sue tecniche, avvicinandosi sempre di più a una commedia all’italiana, permeata, però, da un velo romantico e malinconico in cui il protagonista non teme di mostrare le proprie fragilità, paure e manie. Il nome di Carlo Verdone vola alto anche negli anni ’90 con Stasera a casa di Alice, Maledetto il giorno che t’ho incontrato, Al lupo al lupo, Perdiamoci di vista e Viaggi di nozze su tutti.
Gli anni duemila lo vedono sempre protagonista con Manuale d’amore, Italians, Io, loro e Lara, Posti in piedi in Paradiso e, soprattutto, con la sua partecipazione ne La grande bellezza di Paolo Sorrentino, Premio Oscar nel 2014. Il 2020 doveva essere l’anno di Si vive una volta sola, ma i ben noti fatti legati alla pandemia da covid-19 ne obbligano lo spostamento ad inizio 2021. 70 di vita per 40 di carriera e di Un sacco bello per il Re della commedia italiana contemporanea. E allora buon compleanno, caro Carlo, per questi tuoi primi 70 anni Un Sacco Belli e Troppo Forti.