Lord Byron e Cicerone, nati sotto il segno del Capricorno
Cosa può unire uno dei rappresentanti del romanticismo europeo ottocentesco e forse l’oratore più famoso dell’antica Roma? Nel caso di Lord Byron e Cicerone ben poco.
L’uno fu un bel tenebroso, irresistibile e fatale, estraneo alla vita comune, attratto solo dalle sfide e dal rischio. L’altro al centro della vita politica e sociale e ben attento a difendere privilegi e tradizioni delle classi a cui faceva riferimento.
Capricorno: il carattere spiegato dal mito
Tra questi due personaggi i punti in comune sono molto pochi. Forse zero. Se non l’essere nati entrambi sotto il segno zodiacale del Capricorno. Il decimo segno avvia il duro inverno. La costellazione di riferimento si trova nell’emisfero australe tra l’Acquario e il Sagittario ed è una delle più antiche. Ma al contempo ha anche una luminosità debole.
Al Capricorno, figura chimerica con corpo di capra e coda di delfino, è legato anche parte del mito di Eracle. In particolare la sua sesta fatica. L’eroe greco deve cacciare via gli uccelli del lago di Sitnfalo. Questi animali in inverno migravano oscurando il sole. Questo volo viene messo in relazione al viaggio delle anime dei morti verso l’Ade.
Questi uccelli, allevati da Ares, si nutrivano di carne umana, e le loro ali acuminate ferivano le persone. Per stanarle e cacciarle Ercole usò delle nacchere di bronzo, costruite da Efesto, ma ricevute da Atena.
Gli uccelli si staccano da terra. Il Capricorno è il segno il cui governatore è Saturno, fortemente radicato alla terra, e vengono cacciati verso il tramonto. La morte vista come trasformazione. La fatica ercoliano sembra indicare al Capricorno che dovrebbe imparare a comprendere quando è il momento di godere dei piaceri della vita e spiccare il volo allontanandosi dalla voglia di difesa perenne.
Se le prime tracce di questa costellazione si rintracciano nei disegni dei babilonesi, furono i greci a identificarla con il dio Pan, che Zeus sistemò tra le stelle per ringraziarlo del suo aiuto contro il mostro Tifone durante la Titanomachia. Nonostante l’identificazione con questa divinità dedita al sesso e al piacere (D’Annunzio nell’Alcyone sottolineò un parallelismo tra lui e il dio. Da lì il “panismo”.) il carattere di un Capricorno dovrebbe essere riservato, introspettivo, addirittura pessimista.
Stesse stelle, vite diverse
Tra i due fu soprattutto Cicerone a rispecchiare maggiormente queste caratteristiche del segno zodiacale. Più freddo e meno passionale del poeta inglese, dedito sopratutto ai vizi e all’essere ciò che gli altri sognavano a malapena. Byron fu infatti anticonvenzionale, amante della vita, del gioco d’azzardo. Un modus vivendi che gli costò la cacciata dall’aristocrazia britannica. Ma che gli consentì di intraprendere il Grand Tour.
L’avvocato accusatore del ribelle Catilina è invece ricordato come esempio di vita morigerata, difensore del mos maiorum. Sebbene recenti studi e analisi del suo personaggio lo rappresentino più come un vecchio conservatore difensore dei propri privilegi e antagonista della rivoluzione catilinaria che avrebbe portato un vento nuovo a Roma.
Tralasciando i vari punti di vista è indubbio, leggendo i numerosi testi e discorsi di Cicerone è abbastanza palese il suo essere un uomo più sobrio del Lord d’oltremanica. Plutarco lo definì egocentrico. Massimo Fini più recentemente lo ha descritto come rappresentante e difensore dell’aristocrazia e dei latifondisti italici.
La stessa morte è un esempio della loro diversità. Cicerone morì dopo essere fuggito da Roma, inserito nelle liste di proscrizione per volontà di Antonio, avendo già abbandonato la difesa della Repubblica contro la possibilità della deriva di una tirannide. Lord Byron morì in Grecia dove era andato a combattere per l’indipendenza della Grecia dall’impero ottomano, sebbene ammirasse largamente i turchi.
Una vita di eccessi, di scandali, di avventure, la sua. Ma al tempo stesso coraggiosa. Vissuta a modo suo. Non curandosi del giudizio altrui e rischiando in prima persona. Amando donne e litigando con esse. Specialmente quelle, a suo dire, troppo emancipate («Io non parlo – non so adulare, e non sto ad ascoltare, a meno che non si tratti di una donna graziosa o sciocca»). La vita dell’oratore di Arpino, degno rappresentante del Capricorno, fu invece più monotona. Strenuo difensore dell’aristocrazia, per la quale mise a disposizione la sua grande capacità oratoria e la sua abilità da avvocato.