Blonde, Marilyn Monroe o Norma Jean?: Una donna distrutta dagli uomini. La recensione
Blonde è l’ultima novità televisiva firmata Netflix, in merito alla storia della controversa figura della diva di Hollywood Marilyn Monroe. Il film, tratto dall’omonimo romanzo di Oates del 1999, è figlio del regista Andrew Dominik e sta suscitando sgomento e pioggia di critiche. Perché?
Semplicemente perché spesso si parla di Marilyn come di una semplice anima fragile e sciocchina, rinchiusa in una possente bellezza, accecante, disarmante. È per questo che ci si rifugia nel dipingere sempre e solo una banale debolezza o i vizi di una diva viziata.
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Norma Jean (è questo il suo vero nome) è una donna forte, ma è il risultato dei soprusi, degli abusi, delle brucianti mortificazioni inferte da adulti insensibili ad una bambina innocente. Una donna che non ha avuto paura di osare, di sfidare il tempo o i dogmi di una società velenosa che profuma di invidia e di ipocrisia. Blonde non è di certo un racconto romanzato di una vita da canzonette. Il biopic ripercorre con immagini irruente la cruda realtà. Marilyn Monroe è stata abusata, sì. È stata venduta, sfruttata, odiata e amata allo stesso tempo.
La Marilyn di Blonde, interpretata da una magistrale Ana De Armas, non è per tutti. A questo punto della recensione, potrei peccare di superbia o addirittura di cinismo ma, ad onor del vero, sento di dover affermare che: per poter comprendere l’arte bisogna ragionare per livelli. Mi spiego meglio. A primo impatto, in questo caso, ci si ritrova a fare i conti con la mera descrizione della realtà, la più sadica delle realtà, dalla madre psicopatica, agli abusi sessuali da parte di papponi spregiudicati e senza morale. Dopo la prima mezz’ora si entra in un vortice emotivo, si vestono i panni di dolore di una donna fatta di lacrime e pugni stretti. Si dimenticano le etichette del politicamente corretto e si vive, battito dopo battito, una vita in bianco e nero.
L’istinto materno, le suppliche per l’amore vero, la continua ricerca del padre e gli infiniti tentativi di perdono nei confronti di una madre pericolosa. Norma Jean era tutto questo.
Le recensioni negative affermano che questo documentario sia frutto di una visione misogina del mondo. Io direi che, al contrario, sia il prodotto di una mente sottile, acuta. Gli uomini in questo film sono descritti come degli insetti travestiti da esseri superiori. Si tratta solo di saper prescindere l’immediatezza semantica dal sottinteso.
Marilyn Monroe amava leggere, in special modo Dostoevskij, e questo spaventava gli uomini. Norma Jean è nata nel 1926 e sfiderei chiunque ad essere una donna con il sogno di diventare attrice in una società gretta e maschilista, per di più senza il minimo sostegno di una famiglia. La voglia di maternità, il velo nascosto dietro le luci dei riflettori. Una dolorosa virgola nella grammatica sregolata di un costrutto basato sulla bionda slavata e senza cervello. Un mito creato da insulsi e ridicoli omuncoli senza capacità di comprensione, dato in pasto ad una società bramosa di leggerezza.
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Donne che ridono di altre donne, uomini dallo sguardo vuoto e fotocamere accecanti. Un copione nel copione.
Dominik ha perfettamente descritto il paradigma uomo-padrone distruggendolo senza pietà. “Ti ho inventata io”, una frase pronunciata da un famoso regista nel bel mezzo di un colloquio con la diva. Non c’è nulla di più falso. Marilyn Monroe ha inventato sè stessa e ha lasciato agli altri l’amara convinzione di avere l’ultima parola. Infatti a distanza di 60 anni dalla sua morte, si parla solo della meravigliosa Femme fatale e non del suo contorno. Una cornice che non ha avuto alcuna risonanza nel tempo.
Blonde è un disegno reale della psiche di una donna incatenata nel fuoco della carne. Di una giovane ragazza che non ha abbassato la testa e ha guardato in faccia i demoni della sua esistenza. Norma Jean, fin da bambina, ha compreso gli schemi di un mondo corrotto ma non si è piegata al passare del vento, ha solo percorso la corrente a suo vantaggio, prendendo in giro il maschilismo. Ha lottato per i suoi diritti e ha vinto. Blonde ha vinto.