“A riveder le stelle”: a Bevagna il teatro va incontro al pubblico con Dante
Nella splendida cornice di Bevagna, borgo in provincia di Perugia, è andata in scena la prima dello spettacolo teatrale “A riveder le stelle”.
Gli oltre 50 attori locali hanno portato in scena l’Inferno di Dante. Un evento che ha visto tante arti diverse confluire in un mix spettacolare che ha ben rappresentato l’opera di uno dei padri della letteratura e della lingua italiana.
La produzione è dell’associazione “Mercato delle Gaite” con il patrocinio del Comune di Bevagna e la direzione artistica della Compagnia Teatrale Agape in collaborazione con Musicanti Potestatis.
Il presidente dell’associazione Claudio Cecconi ha voluto sottolineare come lo spettacolo abbia delle particolarità rispetto ad altri eventi: “Sono tutti attori locali e con un’orchestra che suona dal vivo, con musiche originali composte da loro”.
“Il titolo stesso- ha continuato Cecconi– che se si gira su internet si trova per qualsiasi evento e situazione, in questo caso lo si è voluto utilizzare con un taglio diverso facendo uno spettacolo originale e non una ripresa di qualcos’altro”.
L’evento che ha visto alla regia Davide Gasparrini, con l’arrangiamento di Danilo Tamburo e le coreografie di Veronica Taccucci, è stato subito sold-out. Il che dimostra la capacità attrattiva di Dante. Il sommo poeta ha con l’Umbria un rapporto particolare.
La prima copia della Commedia fu stampata a Foligno nel 1472 e molte sono le città umbre citate all’interno dell’opera dantesca. Bevagna stessa si pone al centro di questo anno di celebrazione della figura del poeta fiorentino. Il vestito di Beatrice, esposto a Ravenna, è stato infatti cucito da sarte del borgo con tessuti e disegni dell’epoca.
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Un progetto ambizioso, dunque, quello del giovane regista.
“L’Umbria è legata a Dante e al Medioevo- ha evidenziato Davide Gasparrini– e pullula di rievocazioni storiche tra cui la nostra, il Mercato delle Gaite, giunta al trentesimo anno e che è ricca di spunti e attività teatrali dell’epoca come Boccaccio e Dante. Quest’anno durante il lockdown si è pensato di sviluppare uno spettacolo inerente alla Divina Commedia che fa parte di noi che ci sentiamo parte di quest’opera. Tanto che già da piccoli la studiamo e la recitiamo e abbiamo dentro di noi questa tipologia di linguaggio, il volgare duecentesco”.
Lo spettacolo, tra scenografie e coreografie, si sviluppa attraverso i canti più significativi dell’Inferno. Tutto recitato nella lingua dell’Alighieri.
Piazza Silvestri si è quindi trasformata in un teatro a cielo aperto. Sotto le stelle. Quegli astri con cui Dante conclude la prima cantica. Sinonimo di speranza, di salvezza, di luce dopo il buio del percorso fatto fino a quel momento.
E quanto portato in scena a Bevagna si pone come un ritorno alla vita, alla luce, per il teatro.
“Una speranza di luce- ha sottolineato Gasparrini– Noi oggi vogliamo essere un punto di partenza per tutte le manifestazioni storiche umbre. Perché siamo tra i pochi ad essere tornati in scena, che abbiamo creduto in noi stessi, nella nostra organizzazione, perché se uno le cose le fa rispettando le regole si può tornare a teatro, si deve tornare a fare teatro”.
“A riveder le stelle” assume dunque una valenza importante. Oltre al celebrare il 700esimo anniversario della morte di uno dei più grandi poeti italiani, si assume l’onere e l’onore di dimostrare come il teatro, il mondo dello spettacolo, debba essere padrone del proprio destino.
Il Dante impersonato da Carmine D’Ascoli, il Virgilio di Gaspare Adanti e la Beatrice di Rachele Bovini non sono solo delle maschere. Giungono veramente alla luce, all’inizio di un nuovo percorso. Sono l’esempio di come le compagnie teatrali possono trovare il modo di riveder le stelle.
Quanto andato in scena a Bevagna è il teatro che va incontro al pubblico. Una rappresentazione che si inserisce perfettamente nella location. Dai costumi alle musiche medievali, passando per le coreografie, tutto è assolutamente in linea con la trama. Nonostante la complessità dell’opera portata in scena. Il che rende ancor più merito a chi ha lavorato alla realizzazione, dietro e davanti le quinte.