“Barocco Globale”: alle Scuderie del Quirinale la Roma del Seicento incontra il resto del mondo

Fino al 13 luglio, le Scuderie del Quirinale ospitano la mostra Barocco Globale. Il mondo a Roma al secolo del Bernini, un viaggio attraverso una Roma cosmopolita, al centro di una complessa rete di viaggi e rapporti internazionali con continenti quali Africa, America e Asia.
La Roma papale incontra Africa, America e Asia
Rare opere del XVII secolo sono arrivate alle Scuderie del Quirinale da musei di tutto il mondo per la mostra Barocco Globale. Il mondo a Roma nel secolo del Bernini, visitabile fino al 13 luglio. Disegni, incisioni, arazzi, dipinti e preziosi manufatti illustrano la grande influenza che la vocazione cosmopolita dei pontefici ha esercitato sulle espressioni artistiche delle più grandi nazioni del pianeta come Africa, America, Asia, a partire dal grande disegno diplomatico di Paolo V Borghese.
L’ambizioso progetto si basa su approfondite ricerche storico-geografiche, ancorandosi anche al recente filone dei global studies. Si avvale inoltre di importanti collaboratori tra i quali Galleria Borghese, partner dell’iniziativa, Gallerie Nazionali d’Arte Antica Barberini Corsini, Vive Vittoriano e Palazzo Venezia, con la partecipazione straordinaria della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore.
Anche la Presidenza della Repubblica ha voluto offrire il suo contributo: per tutta la durata della mostra i visitatori possono percorrere l’itinerario speciale “Il mondo a Roma negli affreschi del Quirinale”, avendo così l’opportunità di conoscere solenni aree del Palazzo presidenziale come il Salone dei Corazzieri, la Cappella Paolina e la Sala del Mascarino.

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Ambasciatori africani e sovrani d’Egitto
Il percorso espositivo non è diviso per nomi o correnti artistiche ma per sezioni tematiche, fondate su differenze e analogie. Si procede da Bernini alle mappe concettuali, da reliquiari mesoamericani a miniature indiane, da bozzetti monumentali a ritratti diplomatici.
Su espressa richiesta di Papa Francesco, la Basilica di Santa Maria Maggiore ha concesso in prestito una delle opere più significative dell’allestimento, collocata in modo da accogliere i visitatori: si tratta del busto in marmi policromi di Antonio Manuel Ne Vunda, ambasciatore del Regno del Congo, scolpito nel 1608 da Francesco Caporale. La scultura appena restaurata rappresenta il giovane diplomatico africano giunto a Roma dopo un viaggio lungo e travagliato e morto in Vaticano alla vigilia dell’Epifania. La città interpretò il suo arrivo come il rinnovarsi della visita di Baldassare, il re magio dalla pelle scura, e la sua missione diventò l’emblema del successo dell’evangelizzazione negli angoli più remoti del pianeta.
Non a caso la prima sezione dell’allestimento si concentra sull’Africa e l’Egitto, dove le diverse etnie diventano occasione di riflessione sul concetto di identità. Qui il Giovane africano eseguito da Charles Cordier dialoga con l’opera Cesare rimette Cleopatra sul trono, realizzata da Pietro da Cortona.

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Il modello della Fontana dei Quattro Fiumi
Proseguendo nell’iter ci si imbatte nel monumentale modello in terracotta della Fontana dei Quattro Fiumi a Piazza Navona. La fontana può certamente considerarsi il più celebre “soggetto globale” dell’iconografia barocca e rivela che Bernini conosceva già la dura realtà degli africani deportati nel Nuovo Mondo. La figura antropomorfa del Rio della Plata, emblema delle America, esibisce infatti la fisionomia delle popolazioni dell’Africa subsahariana.
Osservando invece Il dipinto di Nicolas Poussin, Annibale attraversa le Alpi, si scopre il grande fascino che gli animali esotici esercitavano sugli artisti europei già nel XVII secolo. Le fonti infatti tramandano che il committente del quadro, Cassiano dal Pozzo, avesse utilizzato il tema delle guerre puniche come semplice pretesto per immortalare un elefante, nello specifico il pachiderma Don Diego. Nato in India, il gigantesco mammifero giunse nella Roma del Seicento attraversando due continenti e trovando ospitalità a Palazzo Venezia. L’evento attirò nei pressi dell’edificio folle oceaniche di curiosi e consistenti gruppi di artisti che trovarono nell’elemento esotico un motore vibrante per la loro creatività.

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Artisti europei incontrano personalità orientali
L’esposizione inoltre induce lo spettatore alla conoscenza di eminenti personalità orientali che mai ci si aspetterebbe di trovare nella Roma Barocca e che pure hanno fatto il loro fiero ingresso in città. Due illustri esempi sono il nobile persiano Ali-qoli Beg, immortalato da Lavinia Fontana in uno straordinario ritratto riscoperto di recente (e finora mai esposto al pubblico), e il missionario francese Nicolas Trigault in abiti cinesi, dipinto da Peter Paul Rubens.
Ancor più rappresentativi del cosmopolitismo nell’Urbe barocca sono i ritratti di Robert Shirley, cattolico inglese che fu ambasciatore di Persia e della sua consorte Teresia Sampsonia, circassa cattolica. Antoon Van Dyck li realizzò a Roma nel 1622 e li rese fulgida testimonianza di come i colori brillanti delle vesti orientali si mescolino in modo mirabile con il caratteristico tonalismo veneto (che il pittore fiammingo studiò durante uno dei suoi soggiorni in Italia).
L’incontro tra culture diverse diventa così fusione, sincretismo, opportunità di confronto e di nuove prospettive. I due quadri in questione tornano per la prima volta in Italia dopo oltre quattro secoli, grazie a un prestito eccezionale del National Trust Britannico.

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L’arte come spinta a viaggiare
Moltissimi infine sono gli esempi di come l’arte sia stata una fortissima spinta per viaggiare e per trasmettere immagini, stili e tradizioni differenti da un capo all’altro del mondo; non solo: il cosmopolitismo di alcuni pontefici ha reso la Roma del Seicento il punto di approdo più ambito e la più grande fucina di scambi culturali dell’epoca. Un emblema della lungimiranza papale può ritrovarsi nella splendida mitra piumata di San Carlo Borromeo presente in esposizione; un copricapo liturgico tipicamente europeo è in questo caso composto da inediti e suggestivi materiali mesoamericani.
La curatrice dell’esposizione, Francesca Cappelletti, ha recentemente dichiarato: «La città del Papa, delle feste sontuose e delle processioni solenni, dei palazzi e della vita disordinata degli artisti caravaggeschi, rivela una prospettiva nuova, quella di una città veramente globale in cui gli artisti guardano al mondo che si dispiega sotto i loro occhi, grazie alla continua presenza di ambascerie straniere, dal Giappone, dalla Persia e dal Congo, all’arrivo di materiali preziosi da ogni parte dell’universo, alle discussioni sui confini della terra e del cielo, mentre esotico e fantastico si fondono e caratterizzano il linguaggio dei grandi artisti e dei loro capolavori. Come i ritratti di Van Dyck, la Cleopatra di Pietro da Cortona, le sorprendenti sculture, prestiti eccezionali da chiese e collezioni private».
Per orari e prenotazioni relativi alla mostra è possibile consultare il sito web www.scuderiequirinale.it .

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Fonte immagini: Wikipedia