Backstage: il nuovo libro fotografico di Daniele Bianchi che racconta il dietro le quinte della musica
Il volto della musica dal vivo, indipendente o meno, da sempre viene rivelato attraverso gli scatti dei fotografi in grado di catturare ogni dettaglio sia di quello che accade sopra il palco sia nel backstage, dietro le quinte. Daniele Bianchi è uno di questi. Fotografo romano che da oltre 15 anni ritrae la scena della musica indipendente italiana durante i concerti e nei backstage, ha lavorato e collabora con le maggiori riviste e portali web di settore come Repubblica XL, seguendo i principali eventi, organizzando mostre e workshop e realizzando anche alcuni progetti editoriali.
“Backstage” è uno di questi e nasce dall’esigenza di mettere su carta quegli attimi che in questo momento il nostro Paese non può vivere a causa della pandemia. Stampato nel febbraio scorso, il libro fotografico è rivolto proprio a chi ha voglia di prendersi il giusto tempo di sfogliare delle pagine e provare ad emozionarsi insieme ai protagonsiti degli scatti, tra cui Cosmo, Dardust, Dente, Motta, Marta sui Tubi, Marlene Kuntz, Bugo, Management, la Rappresentante di Lista e tanti altri.
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“Backstage” è uscito in un momento in cui la musica dal vivo è uno dei settori che maggiormente soffre a causa della pandemia e delle restrizioni. Quanto manca vivere un concerto come eravamo abituati a farlo? Quanto ne abbiamo bisogno?
Per chi come me é abituato ad assistere a tanti concerti manca come l’aria che si respira. Giusto qualche giorno fa ho fatto delle fotografie ad una band durante le prove che si sono tenute in un locale chiuso al pubblico e sentirmi nuovamente colpito dalle onde sonore di chitarre, basso e batteria mi ha immediatamente caricato di adrenalina. Subito dopo però é arrivato il magone perché senza pubblico e assembramenti non si crea la stessa magia. Chi non é dell’ambiente non ci pensa nemmeno ma il suono si propaga in modo diverso fra locale vuoto e locale pieno. Lo sanno bene musicisti e fonici. Certo si può andare avanti per un po’ con i live in streaming ma un vero concerto nasce dalla sinergia che si crea fra due grandi protagonisti: la band ed il pubblico. La mia valvola di sfogo sta proprio nel mezzo di queste due entità ed é l’unico posto dove riesco ad esprimere appieno la mia creatività attraverso gli scatti che faccio. Inoltre in uno streaming non c’é spazio per il fotografo.
In questi mesi hai impiegato il tempo in maniera diversa, anche costruttiva, tra progetti e malinconia..
Da questa “crisi di astinenza da live”, almeno nel mio caso, sono nati dei progetti interessanti. Non passando più le mie serate a correre da un locale all’altro ho avuto modo di rispolverare alcune idee che avevo in mente ma che non ho potuto realizzare per mancanza di tempo. Una é stata “Sottopalco 2021”, un calendario dedicato alla musica rock indipendente italiana, che ha ricevuto ottimi riscontri. E’ divertente sapere che ci sono un sacco di persone in giro per l’Italia che hanno questa mia opera appesa a una parete di casa. Credo che anche chi lo ha comprato sia in carenza drammatica da live. Altro progetto che avevo lasciato in stand by da tempo immemore era un libro fotografico interamente dedicato ai ritratti fotografici che realizzo dietro le quinte ai musicisti. E’ nato così “Backstage” che trovo sia un’ottima selezione di scatti fra i vari artisti che ho immortalato negli anni. Ho passato quindi gli ultimi mesi a rispolverare il mio archivio fotografico anche se questo ha significato perdersi nella nostalgia di quando ci si poteva accalcare senza timore. Ho rivisto tante foto di stage diving, abbracci e folle oceaniche davanti a un palco.
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Dici di nascere nell’era digitale ma hai sentito la necessità di mettere su carta i tuoi lavori, come mai?
E’ normale definirmi un fotografo digitale dato che ho cominciato la mia carriera con l’entrata in commercio delle prime reflex senza pellicola. Ritengo però che una fotografia può definirsi completa solo quando viene stampata su un supporto. Sia esso un libro, un pannello per una mostra o semplicemente della carta fotografica. Un’immagine quando si imprime su una superficie da tutto un’altro effetto ed é per questo motivo che durante la fase di lavorazione di “Backstage” ho eseguito varie prove alla ricerca della carta con le caratteristiche più adatte ad esaltare i miei scatti in bianco e nero. Questa non é certo la mia prima esperienza nella creazione di un volume fotografico. E’ già accaduto con due libri monotematici dedicati a due band che ho seguito fin dagli inizi: “Il Teatro degli Orrori” (2012) e i “Bud Spencer Blues Explosion”(2014). Certe foto meritano il passaggio dal digitale alla stampa: sono le più incisive e memorabili.
A chi è rivolto questo libro? Credo che chi lo sfoglia possa percepire l’adrenalina di cui parli che ha caratterizzato i tuoi soggetti prima di salire su un palco…
Sicuramente é rivolto agli appassionati dell’indie italiano ed in particolare a chi fra loro ha un’occhio di riguardo verso la fotografia. E’ stato pensato per chi prova piacere nel soppesare un libro fra le mani e sfogliarlo. Meglio ancora se il fruitore é preda di quegli strani feticismi da amante dei libri e riviste come ad esempio annusare l’inchiostro o passare le dita sulla carta per saggiarne la porosità. Amo osservare la persone che sfogliano un mio libro. Spesso escono fuori nuovi particolari e dettagli di cui non mi ero minimamente accorto ed é sempre una bellissima scoperta.
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