Augusto Daolio: il Vagabondo della musica italiana
Augusto Daolio, “Il vagabondo della musica italiana”, è nato il 18 febbraio 1947 a Novellara (Reggio Emilia): oggi avrebbe compiuto settantasette anni.
Deceduto a soli quarantacinque anni, Daolio è ancora oggi ricordato – sempre con un filo di commozione – come il simbolo del beat italiano, delle proteste giovanili, di quella incessante ricerca di libertà contenuta nel brano più rappresentativo Io vagabondo e nel motto “sempre nomadi” della band di cui fu cofondatore.
Da Monello a Nomade
Augusto Daolio si appassionò alla musica da adolescente, nel pieno dell’epoca della Beat Generation. Insieme all’amico Beppe Carletti, fondò il suo primo gruppo: “I Monelli” ebbero un discreto successo locale. Ma quest’esperienza lo portò alle soglie del 1963 a pensare molto più in grande: la fondazione dei Nomadi, destinati a segnare con le loro canzoni la tradizione della musica italiana del Novecento. La formazione originaria vedeva Augusto Daolio come frontman e autore dei testi, Beppe Carletti alle tastiere, Gianni Coron bassista, Gabriele Copellini batterista, Franco Midili chitarrista.
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Nato come gruppo beat, i Nomadi sono partiti dalle balere dell’Emilia Romagna nel 1963 per conquistare tutto il Paese, proseguendo nel tempo con testi sempre più impegnati a livello socio-politico e con una fitta attività live che li vede perennemente in tour. Un complesso capace di spaziare dal rock al pop, con vaghe incursioni prog e uno sguardo sempre interessato anche al folk di carattere politico.
“Se canti solo con la voce, prima o poi dovrai tacere. Canta con il cuore, affinché tu non debba mai tacere.“
Capace di dedicarsi a testi per la musica leggera e per il pop, Augusto Daolio era un maestro nel suo campo, dedicandosi spesso anche alla scrittura di brani impegnati, politici e ricchi di messaggi.
Nato come uno dei primi gruppi italiani rappresentanti della Beat Generation in un’epoca ricca di rivoluzione e innovazione, i Nomadi furono in realtà un gruppo estremamente versatile, in grado di passare efficacemente da brani di natura pop pensati per il grande pubblico a vere e proprie chicche del rock italiano, con sfumature folk e prog.
Tra le canzoni più famose di Augusto Daolio e dei Nomadi, Io vagabondo (Che non sono altro) successo del 1972, Dio è morto (se Dio muore, è per tre giorni poi risorge), ma anche Ti voglio, Ho difeso il mio amore, Un pugno di sabbia e Un giorno insieme. Non possono mancare Crescerai, Tutto a posto, Canzone per un’amica, Io voglio vivere, Sangue al cuore e Dove si va.
Con i Nomadi, Augusto Daolio compose la bellezza di 19 album, a partire dal debutto nel 1967 con Per quando noi non ci saremo fino all’ultimo disco del 1992, Ma noi no.
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Vagabondo che non sono altro
Daolio era uno spirito libero, aperto all’innovazione in tutti i campi, senza però perdere quella semplicità, umiltà e gli occhi da bambino che lo hanno da sempre contraddistinto. Furono però i suoi pezzi dallo stampo più malinconico a raccogliere il successo del pubblico. Una voce posata e fiscale in studio, che tuttavia ribaltava completamente la situazione nei live: famosa la versione in concerto della canzone Ala bianca, originariamente pezzo di Elton John intitolato Sixty Years On.
Nel 1972 incide un 45 giri da solista: Una ragazza come tante, colonna sonora del film La ragazza di Via Condotti. Ma il 1972 entra nella storia musicale italiana come l’anno di Io vagabondo, canzone simbolo dei Nomadi e del loro leader, che amava identificarsi in questa canzone.
“Per me è istintivo” disse “alzarmi e cominciare a camminare, cominciare a muovermi. A scuola ad esempio avevo un sacco di problemi, perché non riuscivo a stare fermo e seduto oltre un determinato tempo. Questo è il mio sintomo di evacuazione, di fuga alla ricerca di luoghi migliori…“
“Ogni cosa avrà i suoi colori”
Daolio è stato un artista poliedrico: capace di dedicarsi non solo alla musica, ma ad altre forme d’arte come la pittura e la scultura, sue grandi passioni. La pittura non è mai stata un’attività subalterna a quella musicale ed era frutto delle sue capacità naturali ed istintive. La sua “maniera” di disegnare e dipingere non era schiava di un metodo, così come quella di comporre. Tutto quello che Augusto presentava era sempre e comunque “ben radicato nella natura, madre e ancella di tutte le cose”.
I suoi quadri vennero esposti nel 1991 a Novellara e oggi in mostra all’Associazione Augusto Per La Vita, fondata dalla compagna Rosanna Fantuzzi e dedicata alla ricerca di una cura contro il cancro.
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Dio è morto (se Dio muore, è per tre giorni poi risorge)
Agli inizi del 1992 arriva la triste sentenza: Augusto Daolio ha un cancro ai polmoni. Il 14 maggio muore in un incidente stradale il suo amico e collaboratore Dante Pergreffi: la notizia colpisce duramente Augusto, le cui condizioni si aggravano ulteriormente. Daolio muore il 7 ottobre 1992, all’età di soli 45 anni. Riposa nel cimitero della sua Novellara.
Ma una delle voci più inconfondibili del panorama musicale italiano non si ferma: usciranno ben 10 album postumi. A lui saranno dedicati tributi musicali dei Nomadi ed altri artisti di pari calibro, strade, piazze, parchi, teatri e spazi adibiti ad ospitare musica dal vivo.
Nel 1993 nasce l’evento Nomadincontro da un desiderio di Beppe Carletti e Rosanna Fantuzzi, compagna di Augusto per ben ventitré anni. Da allora, ogni anno (a parte i due anni di stop forzato a causa della pandemia) viene organizzato a febbraio per ricordare il gigante della musica, nel weekend più vicino alla data del suo compleanno.
In passato tantissimi artisti hanno solcato il palco del Nomadincontro per ritirare il Premio “Tributo ad Augusto”: non un premio fine a se stesso, ma il riconoscimento del valore artistico e umano di musicisti italiani che si siano particolarmente messi in luce attraverso il loro lavoro a favore di cause sociali e di solidarietà. Nel 2018 è stato poi istituito il Premio “Augusto Daolio Città di Novellara”: un riconoscimento verso chi, nell’ambito della cultura e della società si è impegnato nel sociale.
Quello del 2023 è stato un appuntamento speciale: la trentesima edizione del Nomadincontro e un doppio concerto per celebrare i sessant’anni della band.