Clint Eastwood: l’immortale
Rispondete a questa domanda: quando leggete il suo nome, quando guardate i suoi occhi di ghiaccio, quando scrutate il suo ghigno, a cosa pensate? Qual è il primo pensiero che vi balza alla mente in presenza di sua maestà Clint Eastwood?
Il nativo di San Francisco è tra le colonne portanti del cinema internazionale e della Settima Arte più in generale, uno dei nomi più autorevoli del settore e personaggio di spicco anche fuori del set. Controverso, direte voi. È vero, rispondiamo noi. Lo è. Ma se non lo fosse, beh, non sarebbe Clint Eastwood. E oggi compie 94 anni.
Una leggenda che non vuole saperne di mollare un centimetro della sua vita, della sua carriera e del suo tempo al cospetto di madre natura e del dio Kronos.
Attore, regista, produttore. Più di quaranta pellicole girate, le prime delle quali, quelle che lo hanno lanciato verso il successo, recitate nella polvere del Far West. Camperos con speroni d’acciaio, cinturone, cappello calato sopra la fronte a lasciare intravedere uno degli sguardi più riconoscibili della storia del grande schermo, lungo sigaro in bocca e battute limitate allo stretto indispensabile. Presenza scenica da bucare lo schermo, non solo per il suo metro e novantatré centimetri di altezza, ma anche grazie a un carisma impagabile e a un fascino straordinario.
Un talento cristallino messo in luce dal sodalizio con Sergio Leone nella “trilogia del dollaro”.
“Per un pugno di dollari“, “Per qualche dollaro in più” e “Il buono, il brutto e il cattivo“, fanno di Eastwood un attore di fama internazionale, presto consolidata e spesso ricercata. Un binomio che continua ad affascinare anche ora, a distanza di quasi sessanta anni, e che continua a influenzare attori e registi emergenti. Il ruolo ci cowboy continuerà a interpretarlo per diversi anni, ma nel 1971 la consacrazione arriva con “Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo“, primo capitolo della saga poliziesca che produrrà altri quattro capitoli (1973, 1976, 1983, 1988).
Sempre negli anni Settanta avviene il passaggio dietro la macchina da presa. Firma le sue prime pellicole, “Brivido nella notte“, “Lo straniero senza nome“, “Assassinio sull’Eiger“, “Il texano dagli occhi di ghiaccio“, “Firefox, Volpe di ghiaccio“. Produzioni, queste, che valgono l’interesse degli addetti ai lavori che controbilanciano così le scarse attenzione verso l’Eastwood attore, talentuoso certamente, ma mai realmente convincente.
Giudizi che fanno storcere il naso e che lasciano quantomeno perplessi, pur se rapportati agli standard e alle critiche dell’epoca.
Clint riesce a mantenere senza grosse difficoltà la doppia vita di attore e regista. E sempre con discreto successo, come negli anni Ottanta. Nei ’90, invece, spicca il volo una volta per tutte. Nel 1992 gira “Fuga da Alcatraz” e nel 1993 “Gli Spietati“, e proprio come regista vince l’Oscar come “Miglior Regista” e “Miglior Film” per “Gli Spietati”, pellicola con cui riceve anche la nomination a “Miglior Attore Protagonista”.
Negli anni Duemila fa incetta di capolavori. “Million Dollar Baby” sbanca agli Oscar del 2005 con ben quattro statuette su sette nomination: “Miglior Film”, “Miglior Regia”, “Miglior Attrice Protagonista” e “Miglior Attore non protagonista”.
Poi c’è la visione della guerra (le cui mai celate simpatie repubblicane gli hanno spesso creato non pochi problemi). La battaglia di Iwo Jima vista da due prospettive, quella giapponese e quella americana, in “Letters from Iwo Jima” e “Flag of our Fathers“, sono tra i più grandi successi della decade, esattamente come “Gran Torino” con cui vinse il David di Donatello per il “Miglior Film straniero”. “Sully“, “American Sniper“,”Invicuts” e gli ultimi “Il Corriere – The Mule” e “Richard Jewell” completano una carriera straordinaria, impossibile da raccontare solo a parole.
Non sarebbero sufficienti fiumi di inchiostro per testimoniare e sottoscrivere l’importanza che Clint Eastwood ha avuto, ed ha, all’interno del mondo del cinema. E che continuerà ad avere, perché è andato oltre, troppo oltre il ruolo nello star system. E meno male, altrimenti non sarebbe Clint Eastwood.