Ascanio Celestini: “Due paesi vivono uno accanto all’altro. Uno civile e rispettoso, l’altro menefreghista e arrogante”
Rabbia e incredulità regnano nel mondo dello spettacolo dopo la firma del nuovo DPCM emanato poche ore fa che vede le sale teatrali e non solo chiudere al pubblico, agli spettacoli e ai progetti fino al 24 novembre. Se tutto va bene. Milioni di lavoratori dello spettacolo resteranno a casa, ancora, per un altro mese.
Tra gli artisti che stanno mostrando il proprio disappunto, Ascanio Celestini, tra i primi attori a salire su un palcoscenico lo scorso 15 giugno alla – prima – riapertura dei teatri. E lo fece a mezzanotte e un minuto. Ora però la sua riflessione si concentra sull’esistenza di due Italie, una civile e rispettosa e l’altra arrogante e menefreghista.
“Due paesi vivono uno accanto all’altro. Uno civile, rispettoso, l’altro menefreghista e arrogante. Dal 15 giugno a oggi, 25 ottobre, chi ha frequentato i luoghi della cultura se n’è accorto più che negli anni scorsi. Ho fatto spettacolo a Pesaro un minuto dopo la riapertura dei teatri. Gli spettatori in fila, con la mascherina, distanziati in entrata e uscita dalla sala. Seduti a più di un metro uno dall’altro. Ho visto il sollievo di chi ha potuto togliere la mascherina per restare in silenzio a vedere il primo spettacolo dopo oltre 100 giorni. Poi il ritorno in albergo. Il portiere mi dice “questo finesettimana era pieno. Un pullman, tutti senza mascherina”. E infatti li ho visti anche io affollare il ristorante per abbuffarsi, pescare con le mani dalle stesse insalatiere per tornare all’amato aperitivo”.
Inizia così la riflessione di Celestini pubblicata su facebook: “Pochi giorni dopo sto in Veneto. Ragazze e ragazzi che montano le colonnine per i dispenser col gel. Li ho visti misurare la distanza tra le sedie nel piccolo parco. Poi andiamo alla ricerca di un posto per la cena. La folla. Nel ristorante riusciamo a conquistare due tavolini stretti, da bar. La padrona voleva darcene uno solo per sei persone che mangiano più due che bevono soltanto. Otto in un quadrato di plastica. Non c’entriamo manco in tempi normali. Nel caos c’è anche l’assessore che non dice niente. O quasi. Giustifica. In fondo anche questi ristoratori devono lavorare! Poi arrivano due anziani in divisa. Sono guardie in pensione che girano nella movida per controllare che sia tutto a posto. Io chiedo “cosa controllano? C’è un gran casìno!”. E l’assessore “controllano che non ci siano ubriachi molesti. Controllano che si faccia la raccolta differenziata”.
“In questa grottesca alternanza di mondi ho letto anche i deliri dei negazionisti. Sì, ha senso chiamarli così. Prima cosa perché non è affatto vero che il termine si utilizzi solo per quelli che negano il genocidio, i campi di sterminio, eccetera. E poi perché hanno la stessa tattica retorica. Se non la pensi come loro fai parte del complotto, consapevolmente o inconsapevolmente. Sei uno stupido, ti hanno fatto il lavaggio del cervello, leggi la stampa mainstream. Oggi ci infilano il deep state, Microsoft, Biderberg, Soros.. Ieri erano le lobby ebraiche.E ovviamente odiano essere definiti negazionisti. Proprio come quelli che dicono “non esiste la destra e la sinistra” e sono sempre di destra. Proprio come i razzisti, quelli che dicono “non sono razzista, ma…” Le immagini di quei gruppetti in piazza senza mascherine con i cartelli “tamponatevi il culo” a parlare di dittatura sanitaria e deriva autoritaria insieme ai fascisti di Forza Nuova!… quelle immagini sono perfettamente sovrapponibili alle ammucchiate della movida.
“Un popolo che cerca una libertà che non condivido, che non ho mai condiviso. Provo disgusto a chiamarla “libertà”, a usare la stessa parola che utilizzo per la libertà di pensiero, di espressione, la libertà che cercano i popoli sottomessi dai dittatori, che cercano i poveri incatenati alla miseria. Due paesi vivono uno accanto all’altro. Uno civile, rispettoso, L’altro menefreghista e arrogante. Quattro mesi dopo la riapertura dei luoghi della cultura faccio un viaggio di lavoro verso Bologna. L’ultimo. Per almeno un mese resterò senza lavoro. E con me se ne staranno a casa migliaia di persone. Cittadini di quel paese civile che s’è mosso con la mascherina, che ha rispettato le distanze per difendere una libertà che abbiamo nella testa e nel cuore. E che oggi si trova a doverla perdere perché quell’altro paese, quello arrogante ci ha sputato sopra. Lo trovo intollerabile”
ph. Luigi Angelucci