Articolo 31, a Rock in Roma i funkytarri sono ancora in voga (live report 19/7/2023)
Avranno anche mezzo secolo sulle spalle ma gli Articolo 31 hanno ancora tanto da dire. E da cantare. Il loro concerto all’ippodromo di Capannelle ne è la dimostrazione. Quasi due ore no stop di rime che hanno fatto la storia del rap in Italia.
Alla faccia dei detrattori e di tutta la scena hardcore che li ha ripudiati ormai quasi 20 anni fa. E contro cui J-Ax e Dj Jad alzano il dito medio. Insieme a tutto il loro pubblico.
Un pubblico particolare. Molti capelli bianchi che probabilmente già dal ’93 seguono i due componenti della Spaghetti Funk e che per una sera tornano ai loro 20 anni.
Il concerto di Roma viene aperto dai trashissimi Tiger Fregna, triumviri romani che “cantano le brutture della società in un modo che non si può più fare”. E se ne dissociano. Una serie di mine e rime vietate ai minori. Ma che cominciano a scaldare l’ambiente.
La serata comincia a salire sul trampolino con quasi un’ora di djset firmato Wlady che un po’ inconsciamente (ma forse neanche troppo) chiede al pubblico, prima di mettere “Freed From Desire”, di non cantare il coro “Pioli is on fire”. Il risultato, quando abbassa il volume, è il ritornello dell’estate sul campanilismo antinapoletano. D’altronde è a Roma. Abbastanza prevedibile.
Il prato è ormai pieno, si è andato riempiendo tutto negli ulitmi 10 minuti prima che gli Articolo 31 si catapultassero sul palco. Sono le 21:45 quando Ax e Jad partono a bomba con “Filosofia del fuck off” e “Un urlo”, seguite a ruota da “La fidanzata” e “Gente che spera”. Ci si lancia indietro di due decadi e i due artisti lo ricordano anche nell’abbigliamento. Dj Jad con la solita coppola in testa. Mai visto senza. Questa sera sono accompagnati sul palco da Space One.
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Non sarebbero loro se non fossero irriverenti. E allora “su le mani per il catcalling. Si matura però…”. Però il passato non si dimentica. E chi se ne frega se qualcuno storce la bocca. Il momento è giusto per “Funkytarro” e tutti i vecchi cafoni possono esprimere loro stessi con le rime del duo milanese.
Momento amarcord con Jad che prende in mano i piatti e chiama Roma a raccolta mentre Alessandro sviolina un po’ la platea:“Roma è la nostra seconda casa. Suonare qui è una tradizione quasi più forte del Natale dove so che vado a mangiare da mia zia. Mentre d’estate vengo qui a suonare”.
E sull’onda dei ricordi parte con “Strada di città”, la seconda traccia dell’album di debutto degli Articolo 31. Il rapper stesso si lascia andare ad un “vediamo in quanti se la ricordano”. E a onor del vero non sono tantissimi a cantarla tutta. Un pezzo che ha 30 anni e che ha accompagnato la storia del gruppo.
Da qui un’escalation di emozioni e delirio. Una bomba dietro l’altra no stop. “2030”, “Domani”, “Fuck You” (con voce femminile di Giulia Jean), “Volume”, il mix di Jad con “Trunky Funky” e infine “Non è un film” dove Ax alza il microfono e fa cantare il pubblico. Queste canzoni hanno 20 anni. Alcune di più. Ma sembra che siano hit di oggi. La forza che sale dal pubblico mentre le balla e le canta è incredibile. E se ne accorgono anche i due rapper che si lasciano trascinare e trovano l’energia per non spegnere le casse.
Ma è il momento del riposo. Solo per qualche istante. Qualche ringraziamento qua e là. Come al Piotta, tra il pubblico, ricordando quando da ragazzini venivano a Roma a comprare vinili e lui li accompagnava con il motorino. E soprattutto ai Cor Veleno, che rimasero al loro fianco quando furono “scomunicati” dagli intransigenti della scena hardcore italiana. Rei, a detta degli altri, di aver fatto troppo successo.
E quindi dito medio per tutti. E si riparte con “L’italiano medio”. E c’è anche un accenno di pogo. Ma ormai la miccia è accesa. Addirittura dal pubblico sale un fan che si improvvisa in un pezzo di break dance. “Domani smetto”, “Spirale ovale”, base celtica per l’intro di “La mia ragazza mena” e poi “Senza dubbio”. Tutto d’un fiato. Senza pausa. Birre che volano. E chi se ne frega del resto e del giorno dopo.
J-Ax si prende qualche istante per riposare le corde vocali. E si commuove ringraziando Roma. Saluta Michela Giraud e dedica la canzone seguente alla Meloni e a tutti i politici in generale.
Grido di battaglia solito (“Legalizzala”) e si parte con “Ohi Maria”. E gli anni 90 sono di nuovo qui. Un salto nella messa dei vespiri. Dal casino si passa a momenti più tranquilli, un po’ raggae.
E si pensa alle ca—te fatte in passato. “A pugni col mondo” è un momento topico. In cui ci si guarda indietro ma si va comunque avanti. L’intro del pezzo è mixato da dj Jad che comincia a scratchare da solo anche dopo. Lo stile non va in pensione. Per quello che è stato uno dei primi dj italiani di rilievo. Il pubblico comincia a ballare con lui che dietro i piatti fa letteralmente delle piroette.
Da qui si va verso la conclusione, con pezzi più moderni (“Maria Salvador”, “Intro”, “Disco Paradise”). Ma J-Ax trova ancora il tempo per lanciare qualche mina e qualche frecciatina. Come quando Jad gli chiede di mettersi in posa per una foto (“Mica sono la Ferragni”).
Ma soprattutto “io voglio rivendicare il mio diritto di essere umano di sbagliare e di non essere esempio. Voglio essere st—o”.
E infine la firma. Sottolineando, dopo aver dato una lezione di rap in cui il pubblico si ammutolisce, come a 50 anni hanno ancora un pezzo in classifica e che non è vero che la reunion sia stata una messinscena solo per “un’ultima grattata”.