Architetture sonore e distopiche: il debutto degli Hostile che rende omaggio al cinema d’autore
Vittorio Saginario (voce, chitarra, sinth) e Giancarlo Belgiorno (basso, chitarra, sinth) sono gli Hostile, duo milanese che ha debuttato sul mercato discografico lo scorso dicembre con il disco omonimo. Sonorità sperimentali, sound ricercato, contaminazioni tra vari generi e influenze stilistiche fanno di questo esordio un esempio lampante di come si possa produrre musica di pregevolissima fattura se, al momento del processo di songwriting, si hanno le idee ben chiare.
Parliamo del vostro disco di debutto. Come si è sviluppato il processo di songwriting che ha portato alla sua realizzazione?
Potremmo dire che i nostri brani nascano da rielaborazioni collettive di suggestioni profondamente intime. Pur essendo un duo, il nostro processo creativo rimane strettamente individuale. Raramente i pezzi vengono condivisi con l’altra metà del gruppo in maniera soltanto abbozzata; molto più spesso essi prevedono, già in partenza, quasi tutta la struttura della musica e un’idea abbastanza precisa degli arrangiamenti. Per fortuna, quasi sempre, le nostre “coscienze” si riconoscono e viaggiano a braccetto fischiettando (spesso rimaniamo sbalorditi di quanto il nostro mondo interiore si somigli).
Colpisce la molteplicità di influenze presenti nel vostro sound. Essendo un duo, quale è stato l’aspetto più complesso nel dover amalgamare queste sonorità?
Sicuramente il problema più complesso è stato quello di trovare il giusto equilibrio tra le sonorità più rock alle quali eravamo avvezzi (anche per la presenza di un batterista in carne ed ossa nella vecchia formazione) e l’elettronica del nuovo progetto che volevamo proporre. Per questo, non finiremo mai di ringraziare il nostro caro DJ/producer/polistrumentista Davide Ferrario e il suo Frigo Studio di Milano.
Nei vostri brani si respirano atmosfere che potrebbero essere prese in prestito dal cinema d’autore. Era un vostro obiettivo, quello di creare tali ambienti?
Non parleremmo tanto di un obiettivo voluto ma di una naturale conseguenza del nostro amore per il cinema d’autore e ancor più quando questo cinema si occupa di fantascienza.
Sono rimasto colpito da due brani in particolare: “Weird Architecure” e “Ex Machina”. Come sono nati questi pezzi?
Weird Architecture è un pezzo che da tempo era in cantiere nel nostro hard disk e sul quale Davide Ferrario ha cucito una nuova veste più elettronica. La canzone parla di separazioni e di assenze e riflette quella carenza di umanità che spesso l’architettura moderna delle nostre città ci trasmette. L’immaginario che volevamo ricreare è quello che iconograficamente si può ricercare nelle città della pittura Futurista e Metafisica. Dicevamo dell’importanza del cinema per la nostra musica: Ex Machina nasce proprio dalla suggestione di Vittorio per il film, dall’omonimo titolo di Alex Garland, uscito nel 2015.
Quali programmi avete per il futuro?
Ci piacerebbe al più presto suonare in giro la nostra musica e in effetti, prima che l’emergenza Covid-19 bloccasse tutto, eravamo proprio nella fase di studio dei suoni e della ricerca della migliore “resa” dal vivo dei nuovi brani.
Lascio a voi le ultime parole famose per chiudere la nostra chiacchierata…
Ci abbiamo messo più di due mesi per rispondere a questa intervista e ce ne scusiamo. Non è stato un periodo facile per nessuno… grazie!