ArcheoFame: miti, magia e tradizione nei giorni del solstizio d’estate
“Il Solstizio d’Estate cade al ventiquattro di giugno. Questo è il grande cardine dell’anno e grande evento nel mondo”. (PLINIO Nat Hist XVIII, 68, 264).
Siamo a metà dell’anno, nell’attimo in cui il sole abbandona la sua parte crescente (dal solstizio d’inverno al solstizio d’estate) cioè quella in cui il giorno primeggia sulla notte e entra nella sua fase calante (dal solstizio d’estate al solstizio d’inverno) cioè quella in cui il buio vince sulla luce. Solstizio significa stazionamento, un breve periodo in cui il sole si “ferma” e il 21 giugno del nostro calendario si celebra il giorno più lungo di tutti quello in cui il sole staziona allo zenith, raggiunge cioè il punto più alto della curva della volta celeste.
Leggi anche: ArcheoFame: 5 inquietanti cure mediche del passato che ti faranno rivalutare i vaccini
Proprio per questo motivo nella tradizione popolare questa è la fase dell’anno dedicata prima di tutto al fuoco e alla luce cioè agli elementi che rendono le giornate lunghe, calde e luminose. Si entra inoltre nel periodo del raccolto e quindi di fertilità e abbondanza, sono quindi tantissimi i rituali e i festeggiamenti dedicati a divinità e entità femminili, più in generale alle donne che custodiscono la casa e le provviste e in quanton madri contribuiscono al rinnovamento della vita. Ma questo momento di stasi permette anche l’apertura di porte e passaggi con il mondo dei morti e degli dei e quindi con i riti e la magia si deve anche tenere stabile l’equilibrio dei mondi e l’ordine dell’universo.
Per i greci l’Estate esplodeva dal sorriso di Demetra quando finalmente poteva riabbracciare la sua adorata figlia Persefone prigioniera nell’Ade per i sei mesi bui dell’anno. Al suo passaggio nei campi Persefone faceva fiorire le piante e crescere il grano donando messi dorate e gioia al popolo che avrebbe avuto cibo in abbondanza.
Leggi anche: ArcheoFame: 5 giochi da tavolo del passato che ti faranno dimenticare le serie tv
Anche per i romani questa dualità era fondamentale, infatti i solstizi erano consacrati al dio Giano Bifronte che proteggeva i passaggi e teneva aperta la porta del sole. La divinità maggiormente celebrata era Vesta in quanto protettrice del fuoco e del focolare domestico.
Nella mitologia dei paesi nordici durante il solstizio d’estate (Litha) , come in inverno, si assisteva a una lotta eterna tra il Re della Quercia, sovrano della parte crescente dell’anno, e il Re Agrifoglio, regnante della parte calante dell’anno. Ogni volta che uno moriva per lasciare spazio all’altro si recava in un’altra dimensione ad attendere di poter tornare sulla terra.
Nella tradizione popolare europea questo periodo è ricco di superstizione perciò si tenta di scacciare le malattie e gli spiriti maligni attraverso riti magici e scaramantici. Credenza comune è che moltissime piante raccolte in questo mese abbiano poteri salvifici. Il vischio è una pianta solstiziale molto importante nella tradizione celtica: secondo Plinio gli antichi druidi raccoglievano questa pianta con un falcetto d’oro, strumento che univa la forma lunare al metallo solare. Secondo i britanni tagliare il sambuco durante il solstizio faceva sanguinare la pianta.
In tutti i paesi europei si raccolgono erbe officinali ritenute impregnate di miracolose virtù: la verbena che porta prosperità, l’artemisia sacra ad Artemide (sorella di Apollo) che protegge dai malocchi. Si riteneva in particolare che l’energia solare si raccogliesse in alcuni fiori particolarmente divini come l’iperico, oggi considerata la miracolosa “erba di San Giovanni” ma che nella mitologia greca era il fiore nato dal sangue di prometeo dopo che Zeus lo punì per aver donato il fuoco agli uomini.
Leggi anche: Archeofame: critica e dissenso nell’antica Roma, la satira come espressione di una civiltà
Sempre alla vigilia della festa di San Giovanni (come Giano San Giovanni si manifesta in due modi: l’evangelista, festeggiato in inverno e il battista che si celebra in estate, il 23 giugno) in Italia si raccolgono fiori e erbe che vengono messe in un contenitore con dell’acqua, la famosa “guazza” di San Giovanni e lasciate alla luce della luna. Al mattino lavarsi con quell’acqua curerebbe tutti i mali. Stessa capacità aveva la rugiada che nella notte del santo faceva ringiovanire, non era raro infatti trovare giovani donne bagnarsi nude con questa rugiada. Sempre a San Giovanni sono dedicati falò e riti di tradizione pagana antichissima per onorare il sole come le ruote infuocate “cidulis” (simbolo del ciclo solare) friulane.
Un tempo di cambiamento e rinnovo della terra e degli uomini, tempo magico di usanze che si perdono nei meandri dei culti antichi e della stregoneria. Riti che ancora oggi ci accompagnano nel passaggio dal freddo inverno ala calda estate, dalla tristezza alla gioia, dal buio alla luce.
Foto di Howard Walsh da Pixabay