“Amore che vieni, amore che vai”, la poesia di De Andrè sulla caducità dell’amore
Tra le canzoni più amate di Fabrizio De Andrè, “Amore che vieni, amore che vai” è stata pubblicata per la prima volta nell’aprile del 1966. Nel testo l’amore è il vero protagonista, come in molte altre canzoni di Faber, che ne ha sempre parlato come sentimento travolgente, come una passione inappagabile, ma che è destinata a non durare nel tempo.
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Come dice il titolo, l’amore viene e va ed è innegabile il fatto che sia un inno alla caducità del sentimento stesso. In questo testo imperano le citazioni, soprattutto il riferimento alle Odi di Catullo. Tale composizione è da considerarsi alla stregua della poesia perché evoca e sintetizza, tra originalità e opportune citazioni, le qualità del sentimento che rende felici le nostre vite: l’amore. Anche se viene e va.
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TESTO “AMORE CHE VIENI, AMORE CHE VAI”
Quei giorni perduti a rincorrere il vento
a chiederci un bacio e volerne altri cento
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai
e tu che con gli occhi di un altro colore
mi dici le stesse parole d’amore
fra un mese fra un anno scordate le avrai amore che vieni da me fuggirai
fra un mese fra un anno scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai
venuto dal sole o da spiagge gelate
perduto in novembre o col vento d’estate
io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai
amore che vieni, amore che vai
io t’ho amato sempre, non t’ho amato mai
amore che vieni, amore che vai.