Inaugurata alla Sapienza la mostra “La mummia di Ramses, il faraone immortale”
Tra i più noti e celebrati re dell’Egitto, Ramses II è anche uno dei faraoni dei quali conosciamo il vero volto,
perché ne è stato ritrovato il corpo mummificato.
Dopo il saluto della Magnifica Rettrice Antonella Polimeni, visitiamo finalmente la mostra, incentrata sulla riproduzione tridimensionale in scala 1:1 della mummia del faraone Ramses II realizzata con una tecnica sperimentale avveniristica che ha comportato la ricostruzione della pelle del faraone con materiale organico.
La replica, perfettamente corrispondente all’originale (la vera mummia è oggi al Museo Nazionale della Civiltà Egiziana del Cairo, Egitto), permetterà ai visitatori di conoscere, attraverso un viaggio tra contenuti multimediali e multisensoriali (inclusi i profumi dell’imbalsamazione) e di ricostruzioni 3D, le principali imprese di uno dei più importanti sovrani dell’antico Egitto.
Il percorso, ospitato nella sezione egizia del Museo del Vicino Oriente Egitto e Mediterraneo della Sapienza, conduce il visitatore all’interno della camera funeraria del faraone dove, oltre alla mummia, è possibile toccare e sentire i profumi delle sostanze usate per la mummificazione ed esplorare la tomba monumentale scavata nella pietra riprodotta in un plastico: “toccare significa conoscere. Ce lo insegnano già i primi esseri umani, divenuti tali proprio perché in grado di manipolare gli oggetti e le cose che li circondavano. Organizzare questa mostra tattile e tridimensionale è stata una sfida, sia dal punto di vista scientifico che etico. Non è semplice rapportarsi con i resti umani, anche quando questi sono delle riproduzioni, ma credo che la copia sia un grande strumento di trasmissione di conoscenza che aiuta a preservare l’integrità dell’originale e ne moltiplica le possibilità di fruizione.” Queste le parole della curatrice della mostra, Sharon Sabatini.
Una sezione a parte è interamente dedicata alla Battaglia di Qadesh (1274 a.C.), quando le armate del faraone cercarono di riconquistare gli stati settentrionali di Qadesh e Amurru finiti sotto il controllo dell’Impero ittita. La battaglia tra Ramses II e il re ittita Muwatalli II (1310-1272 a.C.), nella quale il faraone rischiò persino di essere ucciso, si concluse con uno stallo, sebbene entrambi i sovrani si fossero attribuiti la vittoria. Le vicende complesse dello scontro epocale sono illustrate da plastici e dal racconto dei protagonisti che rende possibile immergersi in un passato solo apparentemente lontano. È da segnalare che per la prima volta una mummia viene riprodotta con materiali organici – biocompatibili e che nel percorso della mostra è possibile ascoltare la voce del faraone narrare le principali imprese della sua lunga vita. La mummia è stata anche sottoposta – come l’originale nel 1976 a Parigi – ad una immersione nei raggi gamma per inibirne la decomposizione presso il Centro di Ricerca ENEA Casaccia nell’ambito del Progetto PERGAMO finanziato da DTC Lazio (Dott.ssa Alessia Cemmi, Prof. Teresa Rinaldi).
L’avventurosa storia della mummia di Ramses II
Le vicende della mummia di Ramses, dal momento della sua morte, imbalsamazione e sepoltura, sono state ricostruite dopo che questa fu ritrovata non nella tomba del sovrano, la monumentale tomba KV7 (un plastico della tomba è esposto nella mostra), bensì nel nascondiglio reale a Deir el-Bahari3 dove era stata traslata dalla tomba di suo padre Seti Iper essere nascosta assieme ad altre salme reali durante la XX Dinastia. La mummia di Ramses, oltretutto, era stata inserita nel sarcofago di suo nonno Ramses I (1292-1290 a.C.). Fu scoperta assieme ad un’ altra cinquantina di mummie nel luglio 1881, da Emil Brugsch e Ahmad Kamal Effendi, pochi mesi dopo l’insediamento di Gaston Masperò nel posto di Direttore del Service de conservation des antiquités de l’Égypte, che era stato fondato e diretto da Auguste Mariette. Fu proprio Maspero, sbendando a mummia nel 1886 durante il riallestimento del Museo Bulaq , a ritrovare il documento che narrava degli spostamenti subiti e consentire l’identificazione con Ramses II. Esposta nella Sala delle Mummie del nuovo Museo di piazza Tahrir nel 1902, la mummia iniziò a deteriorarsi e fu, pertanto, tolta dall’esposizione rimanendo celata fino al 1936, quando il nuovo Direttore delle Antichità, Étienne Drioton, trovando il sarcofago con il corpo di Ramesse nella casa del su o predecessore lo riportò nel museo, dove fu conservato in una sala chiusa al pubblico per altri quarant’anni. Nel1975, la mummia di Ramses fu nuovamente resa accessibile ai visitatori. Tuttavia, nel volgere di pochi mesi lo stato di conservazione della mummia degenerò nuovamente e fu così che grazie all’interessamento dell’egittologa Christiane Desroches Noblecourt, fu portata a Parigi per essere restaurata. Il viaggio del corpo di Ramses imbalsamato e bendato il 26 settembre del 1976 rimase storico: alla salma faraonica furono tributati gli onori di un capo di stato e fu sottoposta ad analisi e ad un intervento di sterilizzazione tramite raggi gamma. Tornato in patria Ramses poté finalmente alloggiare in pace nel Museo del Cairo.
La mostra nel museo universitario della Sapienza permetterà a tanti giovani studenti delle scuole romane di vedere uno dei più grandi sovrani del passato.