Addio a Michela Murgia, morta a 51 anni
Addio a Michela Murgia morta a Roma 51 anni. Era malata da tempo e non ne aveva fatto mistero, affidando anche al suo ultimo libro “Tre ciotole” una serie di rituali sulla “sopravvivenza emotiva”.
Nata nel 1972 a Cabras, un piccolo centro in Sardegna, Murgia ha avuto una variegata serie di esperienze prima di intraprendere la sua carriera di scrittrice. Ha svolto molteplici professioni, tra cui insegnante di religione nelle scuole e dirigente in una centrale termoelettrica.
Il libro “Il mondo deve sapere” (prima edizione nel 2006) è nato da un blog, in cui Murgia narrava delle sue esperienze lavorative giovanili come operatrice in un call center. Questo libro ha ispirato un’opera teatrale omonima e la sceneggiatura del film “Tutta la vita davanti” di Paolo Virzì. Successivamente, nel 2008, per Einaudi ha pubblicato “Viaggio in Sardegna. Undici percorsi nell’isola che non si vede”.
Il momento di grande successo letterario è giunto nel 2009 con il romanzo “Accabadora”, che ha vinto il premio Dessì, il Super Mondello e il premio Campiello. Ambientato nella Sardegna rurale degli anni Cinquanta, il romanzo si focalizza sulla figura della femina accabadora, una figura storica non pienamente documentata, che aveva il compito di offrire la morte a chi si trovava in fase terminale. Il romanzo racconta la storia della giovane Maria e della sua figura materna adottiva, la sarta, che si scopre essere l’accabadora del paese.
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Negli anni successivi, Murgia ha alternato saggi come “Ave Mary” (2019), romanzi come “Chirù” (2015) e pamphlet come “Istruzioni per diventare fascisti” e “Stai zitta e altre nove frasi che non vogliamo sentire più”. La sua voce è stata amplificata dalla crescente popolarità sui social media, dalla sua attività teatrale e dai podcast, in particolare il progetto “Morgana”, che è diventato anche un libro realizzato con Chiara Tagliaferri.
Il suo saggio del 2022, intitolato “God Save the Queer” e sottotitolato “Catechismo femminista”, si concentra sul tema del queer come visione alternativa al patriarcato. Questo concetto è diventato centrale nella fase più recente della vita dell’autrice. Dopo aver scoperto la sua malattia, ha deciso di condividere la sua “famiglia queer”, un gruppo di persone care tra amici e “figli d’anima”, condividendo la sua vita nella nuova casa vicino a Roma. Qui, ha celebrato un matrimonio civile “in articulo mortis” con Lorenzo Terenzi, attore, regista, autore e musicista.