La tragicomica trasgressione di Achille Lauro, in bilico tra il pacchiano e l’odore di naftalina
La tragicomica trasgressione di Achille Lauro, in bilico tra il pacchiano e l’odore di naftalina
La forzata ricerca della trasgressione, unita alla carenza di una qualsivoglia forma di provocazione più o meno artistica, ha fatto sì che l’esibizione di Achille Lauro facesse parlare di sé, non tanto per il brano eseguito, passato totalmente inosservato, quanto per la tutina vedo-non vedo che ha generato scalpore sul palco dell’Ariston.
C’era da immaginarselo. Il pacato e docile pubblico di Sanremo solo negli ultimi anni ha tentato di uscire dall’ingessatura che ne ha minato gesta e divertimento relegandolo a ruolo di mero partecipante in sala. Una sorta di attore non protagonista, talmente poco coinvolto da risultare tutto sommato inutile. Un contorno, ecco. Una sorta di arredamento.
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Non che il festival della canzone italiana avesse mai puntato sul coinvolgimento della sala, però. Quello, certamente, a volte è stato anche un fattore. L’elitarietà del giudizio popolare ha sempre avuto il sopravvento sul semplice intrattenimento. Il legame con gli spettatori si è tutt’al più costruito lontano dalla kermesse. Vincitori e vinti hanno spesso eretto la propria fortuna ai margini dei riflettori Rai. Non tutti, ma buona parte di essi, hanno comunque usato l’Ariston come rampa di lancio per la propria carriera.
La ricerca ostentata dello scandalo, del clamore, della mediaticità esasperata è, a volte, un tentativo tanto goffo quanto fanciullesco, sia nelle intenzioni che nella messa in pratica. Il fatto stesso di adoperarsi per trasgredire fa ridere. Si può provocare sbigottimento con poco e nulla, con naturale e genuina semplicità o anche solo con uno sguardo. O, perché no, con un tatuaggio e uno spacco lungo la coscia del vestito. Qualcuno ha detto Belen?
Invece no, Achille Lauro è andato oltre, superando quella sottile linea che separa l’essere trasgressivo e irriverente dall’essere pacchiano e grottesco. Laddove la naturalezza lascia spazio alla premeditazione, scadere nell’ovvietà è lapalissiano. Dapprima avvolto in un mantello nero per poi, nel pieno dell’esibizione di “Me ne frego” (davvero un titolo al passo coi tempi), denudarsi per restare con una tutina dorata infarcita di strass. Qualcuno l’ha già assimilato a Britney Spears nel video ti “Toxic” o alle esibizioni, più o meno recenti, di Miley Cyrus e Jennifer Lopez. Davvero pionieristico, dunque.
Non scomodiamo i giganti del genere al cui cospetto Lauro conta conta come un granello di sabbia su una spiaggia. Fare clamore mediante un look provocatorio e audace è qualcosa di sempiterno nel mondo dello spettacolo e del music business. Vi siete scandalizzati che l’autore di “Rolls Royce” abbia “osato” così tanto nell’anno di grazia 2020? Il consiglio è quello di ripassare. Vi dicono niente nomi come Freddie Mercury e Queen? Come David Bowie e Madonna? Come Lady Gaga, Elton John, Marylin Manson, e chi più ne ha più ne metta?
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Andando così, a memoria, ne abbiamo citati alcuni che la storia della musica l’hanno fatta davvero. Dapprima con i contenuti, in seguito con un’immagine talmente forte da entrare di prepotenza nell’immaginario collettivo. La spiegazione di Lauro, diffusa tramite il proprio account Instagram, è talmente tragicomica che verrebbe voglia di abbracciarlo e sussurrargli nell’orecchio: “ti capisco, supererai anche questo momento“.
“La celebre scena attribuita a Giotto in una delle storie di San Francesco della basilica superiore di Assisi. Il momento più rivoluzionario della sua storia in cui il Santo si è spogliato dei propri abiti e di ogni bene materiale per votare la sua vita alla religione e alla solidarietà”.
Achille Lauro, Sanremo, “Me ne Frego” e San Francesco d’Assisi. E nulla, fa già ridere così.
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