A tu per tu con Peligro: “Respiro è un viaggio musicale alla ricerca della libertà”
Si intitola “Respiro” il nuovo EP di inediti del rapper milanese Peligro, disponibile da ieri 19 maggio su tutte le piattaforme streaming e in digital download.
Prodotto da Hernan Brando, il nuovo lavoro discografico di Andrea Mietta (Peligro) segna un cambiamento cruciale rispetto a quelli precedenti: per la prima volta, l’artista fonde le sonorità hip hop che lo hanno sempre contraddistinto con suoni e atmosfere pop, dance e reggaeton, senza perdere la sua natura di “rapper dei buoni sentimenti” con i suoi testi intensi e mai scontati.
Ciao Andrea, benvenuto su The Walk of Fame! Come stai? Come hai trascorso i mesi precedenti? Come sta Milano oggi?
Sto molto bene, ho avuto la fortuna di trascorrere questo periodo così particolare circondato dalle persone a me care, il che ha reso il trascorrere del tempo molto più facile. Credo che Milano in questo momento sgomiti, è una città che non riesce a stare ferma a lungo. Sarà importante partire nel modo giusto per evitare di doversi fermare di nuovo.
Ieri è uscito il tuo nuovo EP, “Respiro”. Come nasce questo progetto e perché scegli questo titolo, abbastanza significativo soprattutto in questo periodo?
“Respiro” nasce dalla volontà di fare un viaggio musicale, di esplorare sonorità che fino ad ora non avevo ancora toccato, libero da qualsiasi vincolo. Ho iniziato a lavorare ai brani che lo compongono prima che scoppiasse la pandemia, ma ho trovato che anche in questo periodo storico la voglia di libertà che ne aveva spinto la creazione fosse ben contestualizzata. La voglia di tornare – appunto – a respirare.
Cos’ è la musica per te? Come ti avvicini al rap?
La musica è il modo in cui analizzo le cose che mi succedono e le faccio mie, comprendendole. Quando scrivo lo faccio seguendo un flusso di coscienza e questo mi aiuta a sviscerare tutte le sensazioni che accompagnano il fenomeno che in quel momento sento l’esigenza di raccontare.
Il mio avvicinamento al rap avviene al liceo grazie alla nuova ondata di rap italiano nel mainstream dell’era post-Articolo 31. Era il 2005-2006 e le radio e MTV passavano Fabri Fibra e Mondo Marcio. Quel genere musicale per me era totalmente nuovo e ne sono stato letteralmente rapito.
C’è un artista cui ti ispiri o al quale sei particolarmente legato?
Cerco di prendere spunto da più stimoli musicali possibili, anche se il mio genere di riferimento resta comunque la musica rap e l’urban in generale. Gli artisti che ascolto cambiano di continuo, anche se sono particolarmente legato al filone della Unlimited Struggle, un collettivo di rap italiano che qualche anno fa ha sfornato dei dischi davvero importanti per me.
Come pensi possa risollevarsi il mondo della musica in questo periodo di ulteriore crisi?
Non so dirlo, ci sono molte strade percorribili, ma credo che sia impossibile fare qualsiasi ragionamento sensato senza mettere sul tavolo il valore della musica come bene percepito. Finché la musica continuerà ad essere percepita come qualcosa di “dovuto” per il pubblico, sarà impossibile imbastire un nuovo modello di business che passi dal digitale e che valorizzi veramente un prodotto musicale, la cui realizzazione è invece faticosa e onerosa.
Una curiosità, da dove nasce “Peligro”, il tuo nome?
Il mio nome d’arte mi è stato dato da Hernan Brando, il produttore di “Respiro”. Ho iniziato a fare musica con lui, anche se all’inizio avevo un altro nome d’arte. Hernan è argentino, di Buenos Aires, quindi la sua lingua madre è lo spagnolo (Peligro è la traduzione spagnola di pericolo). Una mattina mi ha telefonato e mi ha urlato: “L’ho sognato, tu da oggi ti chiamerai Peligro!”. Sul momento ci siamo fatti una risata, poi però il nome ci è piaciuto e abbiamo deciso di tenerlo.
Come ti aspetti per il futuro?
Mi aspetto tanta musica, sia per me che per gli altri.
Cosa ti è mancato di più durante questa pandemia?
Direi due cose: lo studio di registrazione e… il parrucchiere (ride ndr)