A Palazzo Cipolla la mostra su Raoul Dufy, il maestro di Le Havre “pittore della gioia”
Ha aperto lo scorso venerdì a Palazzo Cipolla a Roma (via del Corso 320) e lo rimarrà fino al 26 febbraio del prossimo anno “Raoul Dufy. Il pittore della gioia”, una corposa monografica dedicata al maestro di Le Havre e promossa da Fondazione Terzo Pilastro con il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia.
Ben centosessanta opere provenienti dalle collezioni pubbliche e private più importanti di Francia ci guidano attraverso l’intera produzione di un artista che fece dell’eclettismo e della capacità di rinnovarsi un suo tratto distintivo, affermandosi non soltanto come amatissimo pittore a cavallo tra impressionismo e fauvismo, ma anche come scenografo, disegnatore e decoratore. Tredici sezioni tematiche abbracciano un lungo arco temporale di oltre cinquanta anni durante il quale Dufy (nato nel 1877 e morto nel 1953) si distinse per l’indomabile propensione a sperimentare nuovi temi e nuovi linguaggi espressivi, dedicandosi non soltanto ai paesaggi marittimi e agli ippodromi che gli regalarono grande fama in patria e all’estero, ma ad un’osservazione attenta della società in cui viveva, che lo spinse a ritrarre fatti e spettacoli tanto di natura elitaria, quanto popolare, e a sviluppare una propria, originale tavolozza in grado di risultare sempre accattivante.
Dopo aver assorbito con attenzione gli insegnamenti di Cézanne sul colore (ben riscontrabili nel capolavoro presente in mostra La Grande Bagnante del 1914) e dopo il fondamentale viaggio in Italia nel 1922 che lo avvicinò all’arte dei grandi maestri del passato e lo aiutò in modo non indifferente a strutturare alcuni degli elementi fondamentali del suo stile, dalla metà degli anni Venti in poi, Dufy si dedicò ad una continua ridefinizione del suo canone pittorico, nel quale, alla grande attenzione rivolta alla luce e al colore, si andarono ad affiancare una spazialità molto originale, che, non di rado, rifuggiva dalle regole prospettiche per abbracciare nuove soluzioni compositive.
Tra i tanti lavori esposti, si segnala anche la presenza del gigantesco La fata Elettricità, realizzato tra il 1936 e il 1937 per conto della società di distribuzione parigina
dell’elettricità e considerato per molto tempo, con i suoi seicento metri quadrati, il più grande dipinto del mondo.
Info: 069837051
www.fondazioneterzopilastrointernazionale.it