I 5 migliori film del 2021
Il 2021 è stato l’anno della ripartenza per il cinema dell’era covid, ma ad analizzare le pellicole uscite nelle sale in questi ultimi dodici mesi, non si trovano segnali di risonanza della pandemia ancora in corso. Bensì troviamo poesia e bellezza, una bellezza che non si vedeva da diverso tempo nella nostre sale cinematografiche. Un nuovo inizio da cui partire e da cui prendere ispirazione per gli anni a venire.
Tutti i lungometraggi sono degni di nota, ma alcuni si sono rivelati di un livello superiore, ecco quindi i titoli scelti dalla nostra redazione come migliori film dell’anno.
“West side story” di Steven Spielberg
Un nome e una garanzia. Quando si parla di Steven Spielberg il successo è assicurato. Questo perché ogni suo soggetto è un sogno che diventa realtà. È la prima volta che il regista si cimenta con un remake e per di più di un film della portata di “West Side Story“, un classico senza tempo, premio Oscar nel 1962 . La trasposizione cinematografica, ispirata al famoso musical omonimo di Leonard Bernstein, Stephen Sondheim e Arthur Laurents, è un susseguirsi di duelli a suon di musica e danza che, nella versione rimodernata di Spielberg, ha come protagonista il talentuoso Ansel Elgort (“Tutta colpa delle stelle“) e la delicata Rachel Zegler, degna erede di Natalie Wood, al suo esordio cinematografico.
Nonostante siano passati quasi 60 anni, le tematiche affrontate da questo musical sono più attuali che mai. Infatti, anche se la storia d’amore è liberamente tratta dall’opera di William Shakespeare “Romeo e Giulietta”, qui le due bande rivali che si affrontano nella New York degli anni 50’, sono quella degli Sharks, composta da immigrati portoricani e gli Jets, una gang composta da ragazzi bianchi. Grazie a tematiche complesse, le musiche originali e l’interesse per le questioni sociali e razziali, “West Side Story” ha iniziato una rivoluzione nel teatro e nel cinema degli anni 60’, che ancora oggi si può riconoscere in produzioni moderne come “High School Musical” e “Glee“, prodotti che affrontano problemi importanti nella società odierna attraverso l’intrattenimento.
“Dune” di Denis Villeneuve
Parliamo ancora di un remake, quello diretto da Villeneuve dell’omonima pellicola del 1984, tratta dal romanzo di Frank Herbert, un classico della fantascienza.
“La storia del cinema è costellata da remake sostanzialmente di due tipi. Ci sono quelli che, a distanza di anni dall’originale, si limitano a sfruttare le nuove opportunità offerte dalla tecnologie riproponendo però nella sostanza ciò che era già stato detto e portato sullo schermo. Ci sono poi quelli che invece ridanno letteralmente nuova vita al plot, scavando nelle sue pieghe più intime trascurate in precedenza.”
Questo è il caso di “Dune” che, grazie alle scelte vincenti di Villeneuve ci trasporta nel pianeta desertico Arrakis, dove è in atto una guerra per avere il controllo di una droga molto potente, la Spezia. Il controllo del pianeta è stato affidato alla casata Atreides, capeggiata dal Duca Leto, il quale si trova in grave pericolo a causa di un complotto ingegnato per eliminarlo e di conseguenza eliminare suo figlio Paul, un ragazzo dotato straordinari poteri. Il più importante elemento che contraddistingue la pellicola è la scelta del cast, ogni attore sembra aver cucito addosso il ruolo prescelto per lui, a partire da Timothèe Chalamet e Zendaya, che con “Dune” confermano il loro incredibile talento e donano alla pellicola il giusto equilibrio, grazie alla loro somiglianza con i protagonisti letterari.
“Malcom & Marie” di Sam Levinson
“Malcom and Marie” è il film della pandemia 2021, concepito, girato e rilasciato nel periodo più intenso della crisi che ha portato il Covid -19. Rispecchia nel dettaglio la situazione in cui si sono trovate migliaia di coppie nel mondo, senza però citare mai le difficoltà del mondo esterno, parla della coppia nella società moderna, ma in un tempo fuori dal tempo metacinematografico.
Tutto si svolge nel giro di una nottata, una coppia torna a casa da una prima cinematografica e tutta la tensione che li ha accompagnati durante la serata scoppia improvvisamente, liberando il dolore e la
frustrazione tenuti dentro da molto tempo. Si ritrovano costretti a condividere lo stesso spazio, anche se in una lussuosa villa di Malibù, dove le emozioni si alternano e i ruoli si invertono molte volte nel corso della pellicola, giudice e imputato, vittima e carnefice, vengono continuamente rimbalzati da un interprete all’altro attraverso attacchi verbali e monologhi urlati con la voce spezzata.
Levinson continua a mostrarci, dopo il grande successo riscosso da Euphoria (di cui è autore), il vero volto umano e conferma Zendaya come sua musa. Il lungometraggio è stato infatti girato durato la pausa forzata delle riprese della serie dovuta alla pandemia. La troupe e il cast sono stati chiusi come in una bolla per poter portare a termine le riprese da consegnare a Netflix (sua piattaforma di distribuzione) e permetterci quindi di apprezzare il loro brillante lavoro.
“È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino
L’Italia ha ritrovato il suo ambasciatore nel mondo cinematografico oltre oceano. Questo grazie al film di Paolo Sorrentino, “È stata la mano di Dio” e all’impatto emotivo che ha avuto su tutti gli spettatori e gli esperti del settore.
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Siamo nella Napoli degli anni 80’, Diego Armando Maradona è appena arrivato in città e nulla potrebbe impedire a Fabietto, un adolescente del posto, di andare a vedere il suo idolo allo stadio. Nemmeno la profonda crisi che attanaglia i suoi genitori, da quando Maria, madre del ragazzo, scopre che il marito l’ha tradita con una collega di lavoro e, dopo un furibondo litigio, lo sbatte fuori di casa. Dopo poco però la coppia sembra riuscire a riappacificarsi e decide di passare le vacanze insieme alla famiglia in una villetta a Roccaraso, dove propongono a Fabietto di raggiungerli per il fine settimana. Il ragazzo rifiuta categoricamente l’offerta dei genitori, infatti quella domenica si terrà la partita Napoli – Empoli, dove Maradona farà il suo esordio in campo.
“È stata la mano di Dio” è un racconto di formazione, che cerca di evitare le trappole dell’autobiografia, tipiche di questo tipo di impostazione. Tutto il contorno, dalle musiche alla fotografia sono neutre, con lo scopo di dare allo spettatore una messa in scena pulita, semplice ed essenziale, in modo che possa focalizzarsi a pieno sulla storia e sugli avvenimenti da essa raccontati. Per questo arduo compito, Sorrentino, ha chiamato a sé un cast d’eccezione, primo fra tutti il suo attore feticcio Toni Servillo, che ha già lavorato con lui ne “La grande Bellezza“, e gli ha affiancato Filippo Scotti, Teresa Saponangelo, Luisa Ranieri, Massimiliano Gallo, Renato Carpentieri e Marlon Joubert.
“Don’t look up” di Adam McKay
Molto è stato detto e scritto riguardo la nuova pellicola interpretata da Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence, definendolo come “”film definitivo sulla società della post- verità, sull’oscena bolla dei media e delle reti sociali, sulla gestione del potere che ormai è solo e soprattutto gestione della comunicazione”.
Tutto ha inizio quando la dottoranda Kate Dibiasky (Jennifer Lawrence) e il suo docente universitario Randall Mindy (Leonardo DiCAprio) scoprono che, nel giro i pochi mesi, una gigantesca cometa colpirà la terra e provocherà l’estinzione del genere umano. Allarmati dal rischio di estinzione della razza umana, riferisco subito tutto alla presidente degli Stati Uniti, Janie Orlean (Meryl Streep), che non li prende sul serio e non crede alle loro proiezioni catastrofiche. Dopo questa umiliazione, i due decidono allora di rivolgersi ai media, in modo che la notizia possa acquisire l’importanza che merita, ma finiranno solo con il creare un circo mediatico, generando uno scontro ideologico tra allarmisti e negazionisti.
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Il film di McKAy è stato progettato per mettere in risalto il più grave problema dei giorni nostri, salvare le apparenze, sfruttando gli eventi a proprio vantaggio e convincere gli spettatori che l’unica verità è quella narrata dai media. Un argomento molto discusso, soprattutto nei tempi della pandemia, ma che non fa mai riferimenti specifici, mai vengono citati democratici e repubblicani o pro/contro vaccino. Tutto è narrato con un solo scopo, quello di smuovere le coscienze e risvegliarle dal torpore dei social, portando all’estremo le conseguenze nel caso questo non succedesse, fino al rischio della fine dell’umanità, dove l’umanità stessa non sembra avere alcuna intenzione di salvarsi.