Alice nel Paese delle Meraviglie: l’universo surreale di Lewis Carroll è più affascinante che mai
Sono passati esattamente 157 anni da quando Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie vide la luce in attesa della sua pubblicazione, avvenuta solo pochi mesi dopo. L’opera di Lewis Carroll, comunemente conosciuta come Alice nel Paese delle Meraviglie, anche a distanza di tutto questo tempo non smette di affascinare e stupire il pubblico di tutte le età. Chissà se Charles Lutwidge Dodgson, questo il vero nome dello scrittore, aveva effettiva cognizione di come il suo scritto sarebbe entrato prepotentemente nella vita di tutte le generazioni che da allora si sarebbero succedute. Un classico in grado di trascendere i confini dello spazio-tempo, influenzando gran parte dell’universo culturale che in esso vedeva idee e spunti originali, freschi e fantasiosi al tal punto da tramutarsi in evergreen.
Pochi sanno che l’autore non era solo uno scrittore di indubbia fantasia e talento, ma anche matematico. Lewis Carroll, intatti, è uno pseudonimo, un gioco di parole fra i suoi due nomi di battesimo: Charles è diventato Carroll; Lutwidge è diventato Lewis. Come riportato in un vecchio articolo del quotidiano inglese Guardian, egli soffriva di un disturbo neurologico che generava potenti allucinazioni e distorsioni della realtà, al punto da far sembrare gli oggetti e il mondo circostante di dimensioni differenti rispetto alle originali. E questo nel libro è presente in più di un’occasione.
Tra chi lo considera un romanzo, chi una favola, chi ne riscontra la natura nonsense, chi lo riconduce a una fetta di pubblico talmente limitata da essere una nicchia (questa, poi) o talmente articolata da essere eterogenea e quindi troppo commerciale, il lavoro era e resta un capolavoro della letteratura dell’Ottocento. E non potrebbe essere altrimenti. Ognuno può vederci ciò che vuole, e questo ne caratterizza la grande identità e forza narrativa. Ed ecco dove si esplica la sua forza di trascendere lo spazio e il tempo in cui altrimenti sarebbe confinato.
“Si può leggere di primo acchito, senza pause, o comunque indifferenti alle interruzioni; poiché da qualsiasi punto si ricominci la lettura, è come riprendere la storia da un punto fermo, senza nessi da ricordare con quanto precede. Ogni pagina è un inizio. Rinunciare a cercare troppo astrusi significati ha un grande effetto liberatorio; alla luce di quello che ancora una volta il saggio Re di Quadri sentenzia nell’ultimo capitolo: ‘Se non c’è nessun significato… questo, sapete, ci risparmia un mondo di guai, perché non abbiamo più bisogno di cercarne uno'”.
Questa prefazione di Luigi Lunari su una delle ultime riedizioni del libro potrebbe essere sufficiente per descrivere l’incredibile capacità di veicolare emozioni che Carroll ha saputo convogliare nel testo. Ma anche il come queste riescono a incastrarsi all’interno di una trama articolata, spesso complessa se vista nelle sue sfumature metaforiche o allegoriche. Un viaggio surreale, onirico. Attraverso gli occhi di Alice, la dolcissima bambina protagonista del racconto, incontreremo il Coniglio Bianco, il Brucaliffo, la Lepre Marzolina, il Cappellaio Matto, il sonnolento Ghiro, il Gatto del Cheshire, la Regina di Cuori e tantissime altre creature di questo meraviglioso mondo, tutte protagoniste di usi e costumi che anche al giorno d’oggi hanno una straordinaria influenza su trame o sceneggiature o brani musicali. Sono parte integrante della nostra vita.
Non si contano le trasposizioni cinematografiche dell’opera, a volte riuscite, a volte claudicanti. La prima versione in assoluto durava scarsi 10 minuti. Fu realizzata in Gran Bretagna nel 1093. Tra le più famose vi sono senz’altro quella Disney del 1951, quello del 1999 con Tina Majorino nei panni di Alice, Martin Short in quelli del Cappellaio Matto e Gene Wilder in quelli della Finta Tartaruga. La versione di Tim Burton con il fido Johnny Depp e la straordinaria presenza di Helena Bonham Carter e Anne Hathaway è, se vogliamo, ancora più surreale. Ha spaccato il pubblico, non a tutti è piaciuta, ma è stata un successo commerciale.
L’universo di Alice, il suo mondo, il suo fascino, probabilmente non smetteranno mai di affascinare e conquistare sempre nuovi appassionati. Persino la Royal Mail britannica lo ha celebrato con una serie di francobolli. Sono circa ottomila le edizioni del libro, una cifra straordinaria, impensabile per i più. Fra queste, tenetevi forte, ve n’è una con i geroglifici. Un classico che non potrà mai passare di moda e continuerà ad alimentarsi della passione dei suoi lettori che, generazione dopo generazione, non solo ne custodiscono la memoria, ma che ne tramandano l’eredità. Immortale