13 luglio 1973, i Queen pubblicano il primo album e danno il via alla leggenda
A vedere l’enorme appeal che i Queen hanno ancora oggi sul mondo della musica internazionale, ma anche su quello dell’immaginario collettivo a trecentosessanta gradi, si fatica a credere che oggi, 13 luglio 2023, ricorra il cinquantesimo anniversario dal loro debutto discografico. Mezzo secolo tondo tondo. Un lasso di tempo enorme per chiunque, figuriamoci per chi, come la band inglese, ha di fatto chiuso la propria storia il 24 novembre del 1991, con la morte dell’insostituibile leader Freddie Mercury.
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Non vogliamo essere cassazionisti, cinici, freddi o distaccati, ma tutto ciò andato in scena dopo quella data è da ascriversi a una seconda versione dei Queen, quella più autocelebrativa e maggiormente impegnata a omaggiare il proprio nome con iniziative autoreferenziali piuttosto che a guardare avanti con nuovi presupposti. Anche perché privi di John Deacon ritiratosi dalle scene dopo il celebre concerto tributo a Mercury datato 20 aprile 1992. Due le performance successive con i compagni di sempre, ma lo show di Wembley resta il canto del cigno del bassista, l’epitaffio circa la sua carriera all’interno della band.
L’omonimo “Queen” venne registrato ai Trident Studios e ai De Lane Lea Studios di Londra tra il 1971 e il 1972. La sua produzione fu affidata a Roy Thomas Baker, John Anthony e al gruppo stesso. Il disco, contenente dieci tracce e dalla durata di quasi trentanove minuti, fu pubblicato in Gran Bretagna il 13 luglio del 1973 mentre negli Stati Uniti quasi tre mesi dopo, precisamente il 4 settembre. In Europa uscì per la Emi e negli States per la Elektra Records.
Giovani e intraprendenti, paradossalmente inesperti, ma ben ambiziosi a ritagliarsi il proprio ruolo all’interno della scena musicale anglosassone i Queen approcciarono alla registrazione del disco con un entusiasmo fuori dal comune. L’esordio discografico avvenne dopo un triennio speso a suonare tra i club e i pub di Londra e dell’Inghilterra più in generale. May e Mercury furono i principali compositori dei brani presenti nella tracklist (ben nove su dieci), ma Taylor e Deacon non fecero di certo mancare il proprio contributo in termini di songwriting e idee. Non altrettanto impattante ma pur sempre efficace e prezioso all’interno dell’alchimia del gruppo. La prima incarnazione di quella che sarebbe diventata una miscela esplosiva e ineguagliabile per i più.
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All’interno del disco sono ben evidenti le molteplici influenze dei quattro; dal pop-rock, al progressive rock, fino all’hard rock e all’heavy metal, anche se, seppure in fase embrionale, si intravedono quelli che sarebbero stati i tratti distintivi del sound successivamente sviluppato. Su tutti la presenza di una certa coralità, vero marchio di fabbrica della band. E pensare che faticarono nel trovare un’etichetta che producesse il full-lenght e che il titolo dello stesso avrebbe potuto essere “Top, Fax, Pix and Info“, come proposto da Roger Taylor.
Un esordio che consentì ai Queen di avere un discreto impatto nei circuiti musicali inglesi, consentendo loro di catalizzare attenzioni da parte di discografici, manager e promoter. Le recensioni furono tutto sommato positive, anche se prive di toni realmente entusiastici. Un buon debutto, ma certamente non al livello dei lavori successivi. Nel Regno Unito il disco non andò oltre la ventitreesima posizione della classifica degli album più venduti, nonostante il primo singolo estratto fu “Keep Yourself Alive”, brano che ancora oggi suona fresco e personale.
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Da quel giorno i Queen non si sono più fermati. Hanno attraversato stili e mode, sono sopravvissuti alle stesse e, cosa ancora più importante, sono stati loro a dettarle. Lontano da schemi predefiniti, mai ingabbiati all’interno di generi musicali ben precisi e sempre desiderosi di spaziare attraverso gli stessi, hanno attraversato quasi cinque decadi senza sentire sulle spalle il peso dell’età e del “rinnovamento” musicale. E ora, anche grazie alla pubblicazione del biopic “Bohemian Rhapsody” e all’intensa attività su Instagram di Brian May, stanno vivendo una seconda giovinezza. Long live the Queen.