127 anni di cinema: ritorno al futuro con i fratelli Lumière
Il 28 dicembre si celebra l’anniversario della nascita del cinema: proprio in quel giorno nel lontano 1895 un pubblico di massa e interclassista ebbe la grande fortuna di assistere alla prima proiezione pubblica nel “Grand Café” sul Boulevard des Capucines di Parigi dei fratelli Auguste e Louis Lumière.
Oggi parliamo di quel giorno come una grande occasione ed un momento che ha segnato la storia dell’età moderna. Ma il pubblico di allora era consapevole di assistere ad una delle più grandi invenzioni della modernità?
Allacciate bene le cinture signori e signore: si torna al 1895!
Nel XIX secolo la vita prende tutta un’altra piega: si assiste ad una vera e propria velocizzazione dell’esperienza e cambia il ritmo della vita quotidiana. Con l’arrivo dell’automobile e del treno si vedono per la prima volta paesaggi muoversi ad alta velocità dal finestrino. Non solo, il mondo sembra diventare improvvisamente più piccolo: i luoghi sono più facilmente raggiungibili, l’informazione viaggia letteralmente più veloce, la moda – soprattutto quella femminile – non va più per secoli ma per decenni, si inventano le vetrine e la pubblicità passa dai manifesti alle insegne luminose. Anche il ritmo della percezione è cambiato: il tempo e lo spazio si sono intensificati e riavvicinati.
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In questo turbinio di cambiamenti c’è un rinnovato protagonismo delle masse che si accorgono di se stesse e richiedono i propri diritti. Non a caso il fenomeno cinema è fortemente urbano: a Parigi, Londra e Roma i cinema accoglieranno soprattutto le masse metropolitane, persino i reietti. La nuova moda sarà considerata quasi alla stregua dell’alcolismo.. ma quello dei grezzi bevitori di birra, non di brandy e champagne.
Ma torniamo a noi. Negli anni Novanta del ventesimo secolo ci sono già stati esperimenti sulla fotografia in movimento, come quelli condotti in Germania o da Edison negli USA. Ma il cinema si presenta come un crocevia tra scienza e magia, come un prodotto scientifico che evoca straordinarie sensazioni. Leggenda narra che durante la proiezione dell’arrivo di un treno in stazione nel café dei fratelli Lumière, il pubblico sia scappato: l’effetto shock sarà la caratteristica principale della nuova arte per decenni. All’epoca, infatti, il cinema non raccontava storie ma si limitava ad illustrare immagini in movimento assolvendo alla funzione di fenomeno da baracconi.
Il pubblico in sala resta talmente impressionato che all’uscita è la vita fuori a sembrare irreale e fantasmatica, creando una sensazione di inquietudine. Gli spettatori hanno l’impressione di vedere dei fantasmi, temono che possa avvenire uno scambio tra le due parti oltre lo schermo. Il cinema è una delle prime arti a mostrare lo scorrere del tempo e la differenza tra il momento filmato e quello in cui si guarda. Non solo: è l’unico mezzo che possa mostrare letteralmente la morte di una persona (non solo l’istante precedente e quello immediatamente successivo, bensì l’intero processo).
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Proprio in quel periodo la scienza si mescola spesso con l’esoterismo o con gli esperimenti per fotografare ectoplasmi e fantasmi. È il periodo della crisi della ragione, del mettere in discussione tutto il conoscibile o meno, che vedrà i suoi massimi esponenti in Nietzsche e Marx. Proprio nel 1895 Sigmund Freud sta svolgendo esperimenti e studi su sogni ed isteria per pubblicare “L’interpretazione dei sogni” quattro anni dopo e rivoluzionare ancora il mondo conosciuto fino ad allora.
La nascita del cinema si inserisce dunque tra l’apice della tecnologia e il cedimento della ragione, nel periodo della cosiddetta “inquietudine della modernità”. È la realtà a sembrare magica e il cinema solo uno strumento, un occhio meccanico. Quello che appare come effetto speciale non è che effetto realistico: il pubblico resta ipnotizzato e sorpreso nel vedere il semplice muoversi delle foglie.
In effetti i primissimi film sono dei brevi cortometraggi realizzati con la cinepresa fissa: l’arrivo del treno in una stazione, foglie mosse dal vento, filmini familiari in cui si dà la pappa ad un bambino, fotografi in azione, riprese su giocatori di carte. Tra questi merita un occhio di riguardo la ripresa dell’uscita degli operai delle fabbriche Lumière in quella che sarà conosciuta al mondo come Rue des premiers films: esistono tre pellicole di prova che si differenziano per pochi dettagli, ma non si sa quale sia stata effettivamente proiettata (si ha dunque un primo esemplare di remake). O ancora l’effetto shock creato dalla ripresa di operai che abbattono un muro: per sbaglio un operatore riavvolge la pellicola all’indietro e il pubblico in sala vede il muro tornare indietro. Gli spettatori sono talmente impressionati da accusare il cinema di stregoneria.
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Il cinema inteso come un racconto per immagini nasce quasi inconsapevolmente: Auguste e Louis Lumière sono due industriali di Lione che riescono a creare l’illusione del movimento con una sequenza di foto, sfruttando la lentezza dell’occhio umano che non può vedere 24 fotogrammi al secondo. Ma non sono stati gli unici a provarci: negli Usa Edison vincerà la causa per il brevetto contro i due fratelli.
Se fino ad allora esistevano già i chinetoscopi che permettevano la visione di immagini proiettate attraverso uno spioncino, i Lumière inventano un apparecchio che non solo riprende le immagini ma le proietta su uno schermo grazie a strumenti ricavati da una macchina da cucito. Si può quindi affermare che inventarono la proiezione pubblica.
Di certo non erano consapevoli di dar vita alla settima arte: il proiettore cinematografico da loro brevettato doveva essere destinato a scopi scientifici o al massimo ai filmini familiari. Celebre è infatti il commento attribuito a Louis Lumière:
“Le cinéma est une invention sans avenir.”
“Il cinema è un’invenzione senza futuro.”
Fortunatamente il resto è storia.