I John Malkovich! e la voglia di osare: la nostra musica per rompere con l’ordinarietà
Un caffè a Perugia con i John Malkovitch! Questa, tutto sommato, potrebbe essere la presentazione dell’intervista che ho realizzato in occasione della prima uscita per The Walk Of Fame. Una chiacchierata, cordiale e genuina, per discutere delle origini della band e dei progetti per il futuro. Giovanissimi, carichi di voglia di fare e soprattutto, ambiziosi di suonare ovunque.
Ciao, ragazzi, benvenuti su The Walk Of Fame. Prima di tutto, come nascono i John Malkovitch!?
Diciamo che nascono per una coincidenza; un band della nostra zona cercava un chitarrista e, tramite un amico in comune nel 2016, ci siamo conosciuti e abbiamo messo su il gruppo iniziando a suonare pezzi vecchi per poi, in parte per necessità, prendere la via della musica strumentale non avendo un cantante.
Vi avranno già fatto questa domanda, ma come mai la scelta di questo moniker?
È stato deciso per caso durante una cena mentre stavamo guardando “Burn after reading”. Uno di noi, scherzando, lo ha proposto come nome per la band. Suonava bene. In seguito abbiamo aggiunto una V e un punto esclamativo per differenziarci dal nome dell’attore.
La scelta di suonare musica strumentale non vi è sembrata un po’ azzardata?
Sicuramente si, specialmente qui in Italia dove è presente una forte tradizione di cantautorato che abbraccia una grande quantità di pubblico.
Nel 2018 avete pubblicato il vostro primo lp dal titolo “The irresistible New Cult of Selenium” co-prodotto da diverse etichette della scena underground italiana…
È il prodotto finale di un lavoro durato circa sei mesi. All’inizio suonavamo canzoni che avevamo in cantiere con il gruppo precedente ma poi ci siamo resi conto che non ci appartenevano completamente. Abbiamo iniziato a improvvisare e da quel che ne usciva fuori creavamo pezzi più elaborati e curati.
Le tracce sembrano voler trasportare l’ascoltatore verso qualcosa, è intenzionale?
Sì, per creare una musica che coinvolga il pubblico deve esserci una sorta di crescendo durante l’ascolto. E’ importante creare un’empatia che rispecchi in qualche modo anche il nostro percorso musicale.
Il 25 ottobre è uscito il vostro secondo lp, “HYENAEH”, prodotto da Antigony Records. È fedele alle sonorità che abbiamo trovato nel primo o c’è stato un cambiamento?
Non c’è stato un vero e proprio cambiamento, forse è il frutto di un lavoro più consapevole ma non pianificato. Sempre molto naturale. L’unica differenza che c’è con “The irresistible Cult of Selenium” risiede in noi che, rispetto a prima, siamo più coscienti di ciò che stiamo facendo
Quali sono state le vostre maggiori influenze musicali?
Variano da componente a componente; dai Neurosis ai Sonic Youth, abbiamo tutti influenze abbastanza differenti che poi si fondono in un qualcosa di nuovo.
Avete suonato in più di 40 occasioni in Italia e all’estero in Romania Quale è stato il feedback da parte del pubblico?
Suonando musica strumentale è meno facile stabilire se il feedback, durante un live, sia positivo o negativo. Sicuramente il pubblico dell’est Europa è molto partecipe e meno pretenzioso rispetto a quello occidentale. Abbiamo avuto un buon riscontro in Toscana e, soprattutto, in Sicilia. Non ci possiamo lamentare.
Dopo l’uscita del vostro lp quando potremo sentirvi live?
Abbiamo in programma un tour europeo per la prima metà del 2020 e contiamo di presentare il nuovo disco qui in Italia e prossimamente a Perugia. Insomma, dove c’è la possibilità di suonare noi andiamo!