Gassman porta a teatro la Napoli degli anni ’60. L’idea piace ma la riuscita non convince
Dopo lo straordinario successo di Qualcuno volò sul nido del cuculo prosegue il successo di un’altra “storia cinematografica”, quella di Fronte del Porto. Alessandro Gassmann dirige Daniele Russo e altri 10 attori in una riscrittura in cui Enrico Ianniello fonde le suggestioni del testo originale con quelle dei poliziotteschi napoletani degli anni ‘80.
Assistiamo a una storia ambientata nella Napoli di 40 anni fa che gioca, dal punto di vista formale, con le musiche dei film, con i colori sgargianti della moda, con i riferimenti culturali di quegli anni. Sulla scena la storia prende vita tra la baraccopoli di Calata Marinella, la Chiesa del Carmine, il molo Bausan, la Darsena Granili e l’avveniristica Casa del Portuale di Aldo Rossi.
Fronte del Porto sarà in scena fino al 15 dicembre al Teatro Argentina
Gassmann ‘regista’ ha ormai una sua cifra riconoscibilissima, fatta di inserti tecnologici e di messe in scena dal forte sapore cinematografico. La riuscita è sempre piuttosto buona, anche se, cinematografizzando il teatro, si dovrebbe optare anche per qualche ellissi in più. Aspetti precipui di montaggio.
L’idea di portare su un palco l’ormai classico che beatificò paganamente il grande Marlon Brando è affascinante. Così come quella di traslare la storia nel porto di Napoli. Il cast appare discreto anche se certi recitati potrebbero eccedere la misura della pazienza di qualcuno. Però questo è teatro, non cinema o televisione, e non si possono pretendere tutte sticomitiae o monologhi di venti minuti.
Foto Mario Spada