Egitto: morto in carcere il regista Shadi Habash che denunciò la repressione del Governo. Aveva 25 anni
Il giovane regista egiziano Shadi Habash è morto nel carcere di Tora, Egitto, dove era imprigionato dal 2018 a seguito della sua collaborazione con il cantante Ramy Essam per la realizzazione del video di “Balasha”. Dattero, questo il significo del titolo della canzone, è anche il nomignolo con cui gli egiziani indicano il loro presidente e contro cui questo brano si è scagliato per denunciare l’oppressività e la violenza del suo regime.
Habash era noto per la sua satira contro il presidente Al-Sisi e in una lettera data 26 ottobre 2019, rivendicava il suo coraggio e la sua determinazione nell’affrontare a viso aperto i soprusi e le violenze che il Governo egiziano pone quotidianamente in essere. “Resistere in prigione significa resistere a te stesso. Proteggi te stesso e la tua umanità dall’impatto di quello che tu vedi ogni giorno. Ti fermi, vai di matto o lentamente muori perché sei stato buttato dentro una stanza due anni fa a sei stato dimenticato, non sapendo quando ne verrai fuori“, aveva scritto.
Il giovane filmaker aveva più volte denunciato la gravità del suo stato di salute, ma a nulla sono valsi i suoi appelli affinché fosse liberato o almeno curato decentemente. La sua morte – e come la sua quella di decine di altri oppositori del regime di Al-Sisi – rappresenta l’ennesimo episodio atto a testimoniare la repressione che lo Stato egiziano applica nei confronti dei dissidenti e dei critici, senza guardare in faccia nessuno e senza badare all’età. O sei allineato o sparisci o muori. In Egitto, ora, funziona così.