In bilico tra Mozart e la punk music, Re Cane si intervista per The Walk Of Fame
Quando hai deciso di voler dedicare il tuo tempo alla musica? E perché?
E’stata una cosa naturale, un’esigenza come mangiare o bere.Diciamo che il primo concerto l’ho tenuto in camera mia quando ho guidato un’orchestra di pupazzi sulle note delle quattro stagioni di Vivaldi. Una musicassetta che ho consumato a forza di ascoltarla e riascoltarla, specialmente l’estate. Poi sono arrivate nuove esigenze e nuove richieste tra cui una raccolta dei successi di Mozart e una serie di concerti diretti dal maestro Abbado. Con quelli ho inaugurato la stagione 1993/1994 direttamente dalla mia stanza per un pubblico immaginario ma …calorosissimo.
Quando hai iniziato a muovere i primi passi all’interno del circuito musicale locale?
Ho cominciato a suonare la chitarra qualche anno dopo e la prima canzone in bicordi con testo “impegnato” è arrivata immediatamente: VOGLIO DIRE BASTA!! Una ballata punk rock contestatrice terra, terra capace di accendermi il fuoco della rivolta dentro e fuori, pugni ai semafori, cartelli sradicati e spallate ai muri… Il resto venne da se,”Distruggi il Clero”,”Beer Power”,”Dammela”. Da lì, il gruppo I Cani Sciolti. Io ero alla voce..(si fa per dire)..io ero alle urla, Alessio Bettoli con il quale ho avuto diverse esperienze musicali alla chitarra, Francesco soprannominato “la Giulia” al basso e Micol alla batteria. Una manciata di concerti, poi gli ormoni divisero parte del gruppo dando vita ad altre formazioni.
Quale è il genere musicale che senti più tuo?
La classica per il piacere dell’udito, il punk per lo spirito e il cantautorato per le capacità comunicative.
Quali artisti hanno influenzato il tuo percorso musicale?
A livello musicale Mozart è quello che mi è rimasto accanto di più, l’ispirazione non viene tanto dal plagio quanto da uno stato d’animo e Wolfgang riesce a riportarmi dentro la meraviglia della vita ogni volta che lo ascolto, poi c’è Gaber e a Gaber gli voglio proprio bene!
Anche se l’attività live adesso è interrotta, quali sono i tuoi piani futuri?
Fosse per me suonerei a SanRemo e alla Parrocchia di Santo Spirito lo stesso giorno ma nonostante abbia un repertorio vasto, non sono un buon promotore di me stesso. Ho difficoltà a organizzare il mio canale Youtube (“fridaxes”) dove si possono trovare i primi lavori elettronici, le avventure dei vari tour stradali nelle piazze, prose tatrali, cantautorato e persino un po’ di rap, motivo per cui quando mando a un locale il materiale spesso e volentieri il gestore fatica a inquadrarmi e a farsi un idea di cosa potrei fare. Io questo lo so, ma l’ecletticità non è solo una parola da usare nelle presentazioni autocelebrative, motivo per cui mi esibisco nelle varie piazze specialmente Ravenna, Padova, Ferrara, Bologna, Forli.
Ti piace l’attuale scena musicale?
Ho in mente Gaber, motivo per cui gli voglio tanto bene. Ho in mente l’intelligenza di un uomo che ha trovato l’ostacolo dell’incommerciabile dovendosi impegnare in prima persona per promuoversi, difendendo dalla censura quei testi importanti e scomodi (mi riferisco in particolare a “Io se fossi Dio”). Poi mi viene in mente Elettra Lamborghini o Miss Keta e allora vorrei tornare a prendere a spallate i muri e a pugni i semafori. Ma siamo cresciuti e ci scriviamo una canzone, che è meglio.
Descrivi il tuo singolo con tre aggettivi…
Autoprodotto, onesto e condivisibile.
Quando pensi di uscire con il nuovo album?
Di canzoni nuove ne ho tante, basta seguire la pagina Facebook o il canale YouTube. Il problema è registrarle a una qualità tale da renderle ascoltabili senza immaginarsi un centro sociale anni ’80 durante la riproduzione. La verità è che in questo momento ho spese più importanti e registrare oltre che mixare è una cosa costosissima. Prima avevo dei computer e mi arrangiavo con quelli, ora non più e uso la video camera del cellulare cosi da ricordarmi le tracce.
Abbandoneresti l’Italia per dedicarti a esperienze all’estero?
Io amo il mio Paese, mi ritengo onorato ad essere nato qui e di rappresentare la nostra cultura. Potrà sembrare una parolaccia ma sono nazionalista ,non tanto per una questione politica (vorrei anche vedere) quanto per il nostro splendido territorio e la nostra importante storia. Detto questo, il lavoro è lavoro e per lavoro si fanno tante cose che non si vorrebbero fare…