Greg ricorda Little Richard: la faccia irriverente del rock n’roll, uno schiaffo al perbenismo dell’America Wasp
Little Richard, al secolo Richard Wayne Penniman, è stato tra i più grandi esponenti del rock n’roll a stelle e strisce. “Pioniere”, “padre fondatore”, “stella indiscussa”, sono solamente alcune delle descrizioni che in queste ore qualificano il cantante e pianista morto ieri all’età di 87 anni. “The original king of rock n’roll“, come amava definirsi in contrapposizione a quanti mettevano la corona sulla testa di Elvis Presley, ha appassionato intere generazioni di adolescenti e musicisti, attraversando decadi e mode fino ad arrivare ai giorni nostri, ai tempi dei social network. Gli stessi che sono stati presi d’assalto per celebrarne la memoria.
Anche Claudio “Greg” Gregori, attore, musicista, fumettista e grande cultore e appassionato della cultura U.S.A. anni ’40, ’50 e ’60 ha voluto ricordare Little Richard. Lui che sa cosa voglia dire vivere, respirare e nutrirsi di rock n’roll trecentosessantacinque giorni all’anno. Uno stile di vita, appunto. Queste le sue dichiarazioni in esclusiva per The Walk Of Fame
“Sarò onesto: non sono rimasto impietrito come tre anni fa, quando scomparve Chuck Berry. Forse me lo aspettavo, viste le condizioni di salute che mal lo accompagnavano nell’ultimo periodo. O forse perché i miei beniamini sono Buddy Holly, Chuck Berry, Jerry Lee Lewis e Carl Perkins. Questo non significa che Little Richard non sia stato uno dei grandi, gloriosi, meravigliosi pionieri del Rock’n’Roll”.
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“Io mi sono innamorato di questa Musica nel 1977, a 14 anni, e me ne sono abbeverato ogni singolo giorno da allora; ma è ovvio che si sviluppino delle affinità con alcuni artisti in particolare. Ritengo tuttavia che sia assurdo e sterile identificare un re, un principe, un alfiere o semplicemente un padre del R’n’R, perché questo fu il risultato di una magica alchimia tra Musica bianca e Musica nera e Little Richard ha partecipato alla formula. Il Rock’n’Roll non sarebbe esistito senza il singolo contributo di ognuno di loro”.
“Little Richard è stato esattamente quello che serviva al Rock’n’Roll per mostrare la sua faccia irriverente, provocatoria, irruenta, coprolalica e anticonvenzionale. Ogni suo brano degli anni ’50 fu uno schiaffo al perbenismo dell’America WASP. Uno sberleffo fatto con l’orgoglio di un nero nato in Georgia, uno degli stati più razzisti dell’epoca. E le sberle di Little Richard avevano un impatto sonoro formidabile, assestate dal trillo del suo piano, la sezione di soli sassofoni e testi taglienti e crudi, seppur spesso edulcorati da alcuni censori della sua casa discografica”.
“Grazie a Little Richard io posso nutrirmi di Rock’n’Roll ancora oggi. E me ne nutrirò domani perché quello che lui ha creato con tutti gli altri ribelli non morirà mai”.