Parole&Suoni: Zucchero e Dante, l’amore che muove il cosmo
“L’amor che move il sole e l’altre stelle” (Paradiso, XXXIII, v. 145). Così Dante chiuse la Divina Commedia.
“Amor che muovi il sole, le stelle e il mare”. Così Zucchero apre il suo brano “Amor che muovi il Sole”.
Un richiamo esplicito all’opera del poeta fiorentino. Un rimando all’Amore quale forza universale, in grado di ordinare il cosmo. Di dare significato al tutto.
Gli elementi della natura si muovono, sono coordinati armoniosamente dall’Amore. In pratica da Dio, la cui visione luminosa conclude il viaggio dantesco.
Tutto, compreso se stesso, per Dante è mosso dal volere divino. Nella concezione del Sommo Poeta, Dio, e quindi l’amore, è al centro (in questo caso non in senso astronomico) dell’universo. Della vita. Ispirando e guidando tutto. Ivi compresa ogni forma di arte. Tra le quali vi è sicuramente la poesia e perciò il poema in questione.
Così come la musica di cui Zucchero qui si fa alto esponente. Se Dante fu guidato dall’Amore verso Dio e Beatrice (la quale a sua volta incarna per il poeta l’amore e la guida verso la luce celeste), il cantautore emiliano è mosso dalla passione, dal sentimento verso la sua amata. Chiedendosi, però, dove sia.
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Un mondo senza di lei perde di significato. Perché senza amore, appunto, l’universo perde senso.
”Ci vuole un posto dove andare”. Qui Zucchero richiama ancora una volta Dante e il tema del viaggio. Rispetto al padre della lingua italiana vi è un percorso più terreno, ma pur sempre mosso dal sentimento.
Nonostante Fornaciari si senta “figlio di un Dio minore”, dunque in posizione di svantaggiosa sofferenza e difficoltà, non perde fiducia nell’amore e non rinuncia ad una vita senza la sua amata.
Tutto sembra quindi ruotare intorno a questa passione. Amore, che in tutti i culti è sempre stato protagonista (anche personificato), è ispiratore di bellezza, di arte, pacificatore dell’animo inquieto. E talvolta brutale causa di guerre e disperazione. Un’ambivalenza tanto drammatica quanto bella. Una terribile bellezza.
Motore di vita e del cuore nonostante le ferite e le cicatrici.