“Il grido interiore”: in arrivo a Palazzo Bonaparte la grande mostra su Edvard Munch
Dopo la brillante tappa milanese, la grande mostra Munch. Il grido interiore si appresta a varcare la soglia di Palazzo Bonaparte a Roma. Dall’11 febbraio al 2 giugno 2025, la Capitale metterà a disposizione dei visitatori oltre cento opere provenienti dal Munch Museum di Oslo.
Cento opere di Munch dal museo di Oslo
L’attesa sta per terminare. A distanza di oltre vent’anni dall’ultima mostra romana su Edvard Munch, i capolavori del maestro si preparano a tornare nella Capitale. A partire dal prossimo 11 febbraio, la rassegna Munch. Il grido interiore si traferirà dalle sale di Palazzo Reale a Milano nei sontuosi spazi di Palazzo Bonaparte in via del Corso. Uno straordinario evento che si inserisce nel fitto programma del Giubileo 2025, ma soprattutto un’occasione imperdibile per conoscere gli aspetti più privati e intimi dell’artista norvegese.
A cura di Patricia G. Berman, in collaborazione con il Munch Museum e con il patrocinio della Reale Ambasciata di Norvegia, la retrospettiva comprende oltre cento elementi, tra dipinti, disegni e stampe, provenienti dal Munch Museum di Oslo.
Tra le numerose opere si potranno ammirare una versione litografica de L’Urlo(1895), la tela raffigurante La morte di Marat (1907), Notte stellata (1922–1924), Le ragazze sul ponte (1901), Malinconia (1900–1901) e Danza sulla spiaggia (1904).
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Il percorso espositivo
Il percorso espositivo sarà articolato in differenti nuclei tematici ognuno incentrato su un aspetto della vita e dell’evoluzione stilistica di Munch.
Dopo una sezione introduttiva che inquadra il contesto storico e familiare dell’artista, i visitatori potranno addentrarsi nelle opere giovanili. In questi dipinti Munch immortala soprattutto scene di vita quotidiana nelle quali si scorge un approccio naturalistico, anche se già condizionato da pennellate audaci e da un uso molto schietto dei chiaroscuri; gli esordi della sua sofferenza psicologica si riversano (sebbene ancora in maniera blanda) sulle tele.
Proseguendo ci si imbatte nel tema della malattia e della morte, argomento centrale nella poetica del pittore che deve affrontare precocemente la perdita della madre e della sorella. Anche in questo caso Munch utilizza il medium pittorico come esternazione della sua emotività e della sua angoscia, come dimostrano quadri struggenti tra cui Il bambino malato (1885).
La sezione sugli amori e le relazioni interpersonali, consente di conoscere la diffidenza del pittore verso le dinamiche di coppia, insieme alla sua tendenza a raffigurare donne evanescenti, dai contorni sfumati, simbolo di seduzione e timore insieme. L’iter infine si conclude con un’ampia sezione sull’introspezione psicologica e la condizione umana, che si esplicano magistralmente in capolavori quali Malinconia (1893) e La danza della vita (1900).
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La produzione grafica
Munch. Il grido interiore ha anche il merito di approfondire un aspetto spesso sottovalutato all’interno della parabola artistica munchiana, ossia la produzione grafica. Il maestro svedese utilizzò litografie, xilografie e acqueforti per diffondere su ampia scala le sue opere, ma anche per sperimentare in maniera immediata le potenzialità espressive della linea e del segno; manipolava matrici di legno e pietra in modo quasi scultoreo, livellando e scavando le forme per ottenere risultati rivoluzionari. All’interno del percorso espositivo i visitatori possono ammirare composizioni grafiche incredibilmente vivide ed eccezionalmente profonde.
Alcune serie di stampe dimostrano come l’artista calcolasse al millimetro variazioni di tonalità e gradazioni di inchiostro al fine di enfatizzare i contrasti o al contrario per generare atmosfere sfumate e indefinite.
Palazzo Bonaparte darà la possibilità a tutti gli appassionati di studiare e approfondire i processi tecnici di realizzazione delle opere grafiche. Accanto a ogni stampa infatti sarà presente un pannello didattico con specifiche didascalie volte a spiegare i molteplici passaggi, dai materiali preliminari al risultato finale.
Obiettivo principale dell’esposizione è mettere in risalto la modernità di un artista che, pur non appartenendo alle cosiddette avanguardie storiche, ne ha anticipato i dettami.
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L’occhio interiore di Munch
Munch accantonò la pittura decorativa o paesaggistica per mettere al centro delle sue opere il variegato spettro delle emozioni e delle inquietudini umane. Non esiste realtà – secondo l’artista – se non quella filtrata dall’“occhio interiore” ossia la capacità di guardare oltre, di travalicare ogni percezione sensoriale per inoltrarsi nell’abisso della psiche.
L’artista pertanto utilizzò la tela come trasduttore cromatico delle proprie percezioni, delle proprie ansie, dei propri tormenti. Anche nella fase più acuta del suo disagio psichico (che comportò numerosi ricoveri in ospedale) non smise di dipingere; utilizzava i pennelli come prolungamento delle braccia e colori densi e materici nel tentativo di ghermire il mondo che stava sfuggendo al suo controllo. Chiunque poteva rispecchiarsi nelle sue tele senza filtri, piene di quelle angosce esistenziali che spesso si tende a nascondere.
Le avanguardie del Die Brücke e dei Fauves riconobbero in lui un maestro, i Simbolisti lo elessero fonte di ispirazione, gli Espressionisti un pioniere dei loro principi; tuttavia Munch rifiutò di farsi accostare a qualunque movimento artistico. Per lui dipingere equivaleva semplicemente ad esistere. Munch. Il grido interiore verrà ospitata nelle sale di Palazzo Bonaparte a Roma dall’11 febbraio al 2 giugno 2025. Per ulteriori informazioni e prenotazioni dei biglietti è possibile collegarsi al sito web www.mostrepalazzobonaparte.it .
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Fonte immagini: Wikipedia