La strage di Piazza Fontana al cinema: misteri, verità nascoste e il bisogno di ricordare
È il pomeriggio del 12 dicembre 1969. La Banca Nazionale dell’Agricoltura, nel cuore di Milano (a Piazza Fontana), è piena di clienti: agricoltori, piccoli imprenditori e cittadini impegnati in attività quotidiane. Alle 16:37, un boato squarcia l’aria: una bomba, contenuta in una valigia, esplode nella sala centrale. La devastazione è immane. Muoiono 17 persone, altre 88 rimangono ferite. Le immagini della distruzione, con vetri infranti e corpi coperti di macerie pubblicate dai giornali e trasmesse in televisione, segneranno per sempre la memoria collettiva del Paese.
Nelle ore successive, un clima di sgomento e caos avvolge l’Italia. Si scoprirà presto che quella di Piazza Fontana non è un’esplosione isolata: altre bombe, fortunatamente inesplose, vengono trovate a Milano e Roma. Sarà solo l’inizio di un periodo oscuro della storia italiana in cui il terrorismo politico, le stragi e i complotti segneranno profondamente la politica, la società e la cultura del nostro Paese: iniziano gli anni di piombo.
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Ma chi ha piazzato quella bomba? Le indagini si dirigono inizialmente verso gli ambienti anarchici, con una frenesia che porterà a un grave errore: l’arresto di Giuseppe Pinelli, che morirà, dopo essere precipitato durante un interrogatorio dalla finestra della questura di Milano, in circostanze mai chiarite. La vicenda sarà successivamente collegata a settori deviati dello Stato e dell’estrema destra, lasciando una scia di domande irrisolte che ancora oggi alimentano il dibattito storico, politico e giudiziario.
L’influenza sul cinema
A distanza di 55 anni, la strage di Piazza Fontana resta una ferita ancora aperta, non solo per chi ha vissuto quei giorni, ma anche per le generazioni successive. La memoria di quella tragedia è stata alimentata da libri, inchieste e, soprattutto, opere cinematografiche e documentaristiche che hanno tentato di ricostruire i fatti e di riflettere sul loro significato.
“Romanzo di una strage” (2012)
Il film diretto da Marco Tullio Giordana è forse l’opera più rappresentativa dedicata a Piazza Fontana. Con una cura meticolosa nella ricostruzione storica, Giordana racconta gli eventi attraverso le vite intrecciate di figure chiave come Giuseppe Pinelli (interpretato da Pierfrancesco Favino), il commissario Luigi Calabresi (Valerio Mastandrea) e altre personalità coinvolte. Il film esplora non solo i fatti, ma anche le emozioni e i dilemmi morali di chi si trovò al centro di quella tempesta.
Attraverso una narrazione intensa e coinvolgente, “Romanzo di una strage” getta luce sulle ambiguità dell’inchiesta (lasciando intendere che la morte di Pinelli non sia stata accidentale), sul ruolo delle istituzioni e sulle responsabilità mai chiarite, restituendo al pubblico una visione umana e tragica degli eventi. L’opera è un monito contro l’oblio e un invito a interrogarsi sulle dinamiche del potere, ma soprattutto le scelte narrative ricalcano l’intento del regista Marco Tullio Giordana di non offrire risposte definitive ma di sollevare domande e riflessioni, rendendo onore alla complessità dei fatti storici e lasciando allo spettatore il compito di trarre le proprie conclusioni.
“Il segreto di Piazza Fontana” (1977)
Il documentario di Giuseppe Ferrara è un’opera pionieristica che analizza con lucidità le connessioni tra gli apparati deviati dello Stato e l’estrema destra. Ferrara costruisce un mosaico articolato di testimonianze dirette, documenti inediti e ricostruzioni storiche, svelando le ombre dietro la strage e il clima politico dell’epoca.
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Attraverso un linguaggio diretto e incisivo, il documentario punta il dito contro le responsabilità istituzionali e denuncia l’esistenza di una strategia della tensione progettata per destabilizzare il Paese. L’opera si distingue per il coraggio con cui affronta temi scottanti, in un contesto in cui il dibattito pubblico era ancora carico di paure e tensioni politiche. Un documentario che tuttora rimane una tappa fondamentale per chi desidera comprendere le dinamiche storiche e politiche che circondano Piazza Fontana.
“Senza chiedere permesso” (1971)
Un cortometraggio diretto da Marco Bellocchio e un collettivo di cineasti accomunati da un approccio sperimentale e politicamente impegnato, tra cui Silvano Agosti, Stefano Rulli e Sandro Petraglia.
“Senza chiedere permesso” è una riflessione sperimentale e viscerale sul clima di violenza e repressione che ha seguito la strage. Pur non affrontando direttamente i fatti di Piazza Fontana, ne incarna il senso di smarrimento e ingiustizia, offrendo uno spaccato dell’Italia degli anni ’70.
Attraverso una combinazione di immagini simboliche e narrazioni frammentate, il cortometraggio esplora il disagio collettivo, trasmettendo un messaggio di denuncia e di ricerca di libertà. La forza espressiva del cortometraggio risiede nella sua capacità di evocare l’atmosfera di un’epoca senza ricorrere a una narrazione lineare, lasciando spazio all’interpretazione personale dello spettatore.
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L’eredità di Piazza Fontana: 55 anni dopo
La strage di Piazza Fontana non è assurto a simbolo di quanto la verità e la giustizia possano essere difficili da raggiungere in momenti di crisi. La tragedia del 12 dicembre 1969 ha segnato l’inizio di una stagione di violenza politica in Italia, ma ha anche acceso un dibattito profondo sulla trasparenza delle istituzioni, sul ruolo dello Stato e sulla necessità di preservare i valori democratici.
A cinquantacinque anni di distanza, il dolore delle famiglie delle vittime è ancora vivo e le domande rimangono pressanti di fronte a istituzioni elusive. Chi si assume, dunque, la responsabilità di ricordare? Qual è il dovere della società nel tramandare la memoria di questi eventi?
Il cinema ha svolto un ruolo cruciale nel mantenere vivo il ricordo di Piazza Fontana, offrendo spazi di riflessione e di denuncia. Queste opere non solo informano, ma emozionano, portando lo spettatore a interrogarsi sul proprio rapporto con la storia e la giustizia. Perché la memoria della strage non può spegnersi: attraverso le immagini e le storie raccontate sul grande schermo, la tragedia di Piazza Fontana continua a parlarci, ricordandoci che la democrazia è un bene prezioso, da custodire e proteggere ogni giorno, ma spesso minato dalle sue stesse oscurità.
Fonte foto: frame del trailer di “Romanzo di una strage”: