È meglio il vinile o il cd? La risposta della scienza
Il vinile è tornato in auge negli ultimi anni, conquistando non solo i nostalgici, ma anche una nuova generazione di appassionati. Ma cosa rende così speciale questo formato? Come funzionano i dischi in vinile e come vengono prodotti?
Il disco in vinile non è solo un oggetto estetico o un fenomeno nostalgico. Dietro di esso si cela un perfetto equilibrio di scienza, tecnologia e arte: dalla fisica delle vibrazioni alla produzione industriale, fino alla psicologia del suono.
Oggetti apparentemente semplici che nascondono in realtà un meccanismo affascinante e complesso: un articolo della rivista di divulgazione scientifica Geopop ne spiega il funzionamento, per tentare di rispondere al grande dilemma degli appassionati di musica: suona meglio un vinile o un cd?
Il funzionamento del vinile
Il vinile è un supporto analogico, che riproduce il suono attraverso un meccanismo fisico: una puntina che scorre nei solchi incisi sulla sua superficie. Come vengono realizzati i solchi, il percorso da far seguire alla puntina del giradischi?
Si tratta della traccia realizzata da un’altra puntina (detta “pennino“) che vibrava durante la registrazione del suono: i “solchi” rappresentano una registrazione sonora precisa, in cui ogni piccola variazione della superficie corrisponde a un’onda sonora.
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Quando il vinile (il prodotto finale di un lungo e preciso procedimento che richiede matrici, stampe e compressioni) viene inserito nel giradischi, la puntina di quest’ultimo scivola lungo i solchi del disco, vibrando a seconda delle ondulazioni presenti sulla superficie. Le vibrazioni sono quindi trasformate in segnali elettrici dalla cartuccia, (un dispositivo che tramite magneti o cristalli piezoelettrici registra il segnale o lo invia all’amplificatore), trasformando quindi la vibrazione della puntina nel suono che sentiamo.
Ma non è un meccanismo così semplice come può sembrare: Geopop illustra come, ingranditi al microscopio, ciascuno di questi solchi sia unico, con una particolare conformazione a V: la forma irregolare è progettata per permettere alla puntina di tracciare il percorso che corrisponde a ciascun canale audio, quello destro (il fianco esterno) e quello sinistro (il fianco interno).
Vinile o CD?
Il processo del disco in vinile ha un fascino particolare perché, a differenza dei formati digitali, l’audio del vinile è una riproduzione continua e fluida delle vibrazioni originali. Insomma si tratta di un perfetto esempio di tecnologia analogica: le vibrazioni della puntina permettono di ricreare esattamente l’onda sonora originale.
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Eppure Geopop rivela che in realtà i supporti digitali (come i CD) offrono una riproduzione più fedele del segnale audio originario grazie alla loro capacità di campionamento ad alta risoluzione.
“Nel caso dei cd, invece, si parla di suono digitale, quindi l’onda sonora originaria non viene riprodotta totalmente ma viene campionata, quindi se ne prendono pezzetti ad intervalli regolari di tempo. Il punto però è che questi campionamenti vengono presi a intervalli di tempo talmente ridotti – parliamo di 44.100 campioni al secondo – che in realtà il nostro orecchio non riesce a percepire la differenza.“
Eppure, nonostante l’effettiva superiorità tecnica del CD e dei dispositivi digitali, molti appassionati di vinile preferiscono il suono “caldo” e “imperfetto” di questo formato, che aggiunge una dimensione emotiva all’ascolto. Il vinile, infatti, costringe l’ascoltatore a vivere l’album nella sua interezza, senza la possibilità di saltare le tracce, favorendo una fruizione più intima e consapevole della musica, ma soprattutto seguendo l’intenzione originale dell’artista.
Il formato fisico del vinile, inoltre, offre una dimensione più tangibile (la possibilità di percepire i solchi del disco) e visiva alla musica, con copertine grandi e artwork che fanno parte integrante dell’esperienza musicale. Molti appassionati apprezzano anche la caratteristica “imperfezione” del vinile, come il lieve fruscio che può accompagnare l’ascolto, un elemento che aggiunge personalità e calore al suono, creando un legame più intimo con la musica.
La ricerca ci mostra come il continuo interesse per questo formato ci spinge a riflettere su come la percezione del suono e la qualità audio possano essere influenzate non solo dai numeri e dai dati, dalla tecnica e dalla precisione: la musica è prima di tutto un’esperienza sensoriale, al contempo intima e culturale.