Edgar Allan Poe, vita e aneddoti del padre del terrore
Il 31 ottobre, come un ciclo ormai dallo stile pop, torna la festa di Halloween. Gente travestita con un gusto massificato e poco consapevole del vero senso gotico della tradizione americana, il famoso rito del trick or treat per i più piccoli, trasmissione di film horror e party esclusivi. La notte delle streghe, dei vampiri, dei mostri e delle zucche alla Jack O’ Lanthern, è stata importata dagli Stati Uniti diventando un fenomeno standardizzato e del tutto digiuno della genesi del terrore, quella ossessiva, vera, gotica.
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Tra i padri fondatori del genere del terrore americano si annovera l’inimitabile Edgar Allan Poe. Antesignano, se non ideatore, anche del circolo poliziesco con i delitti della Rue Morgue da cui trasse ispirazione Sir Arthur Conan Doyle con il suo brillante Sherlock Holmes. Oppure con Il mistero di Marie Roget, adattamento francese di Poe di un caso di cronaca nera accaduto negli Stati Uniti. Indizi, macabre scoperte e psicologia criminale, tutti elementi inseriti per la prima volta nella storia della letteratura. Da qui, poi, nascerà anche l’horror psicologico.
Edgar Poe, classe 1809 e orfano di madre nei primi anni di vita, deve il suo nome alla passione che i suoi genitori provavano per Shakespeare, in special modo per l’opera King Lear.
Dopo l’abbandono del padre biologico, la famiglia Allan lo accoglie fin da subito in famiglia e gli fornisce istruzione e agi tipici di un figlio di mercante del XIX secolo.
Nonostante la classe sociale di appartenenza, Poe vive una vita di povertà, stenti e malattia a causa della sua salute cagionevole e dei suoi debiti. Per un breve periodo vive dei suoi scritti e delle sue recensioni letterarie per un giornale ma si tratta solo di effimeri momenti di stabilità. Spesso è ricordato come scrittore maudit per l’ipotetica e mai confermata teoria sulla sua dipendenza da oppiacei. Anche se il maledetto Charles Baudelaire riferì di aver imparato a pensare grazie ai suoi scritti. Vera, invece, la turbinosa relazione con l’alcool a cui indulgeva in molti periodi della sua tempestosa esistenza.
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Un aspetto interessante ma al tempo stesso raccapricciante della vita di Edgar è l’ossessione amorosa per la sua seconda moglie Virginia Eliza Clemm. I due, cugini di primo grado, si sposano dopo la fine del primo matrimonio di Poe. Virginia a tredici anni viene catapultata, fragile e malata di tubercolosi, in un matrimonio, definito platonico da molti psicanalisti e biografi, con suo cugino di circa ventisei. Questa ragazzina fragile ma fortemente presente nel suo cuore, riecheggia in quasi ogni opera dello scrittore.
La figura di Virginia e, soprattutto, il tema della sua morte prematura, vengono riscontrati nella poesia “Il Corvo” (la perduta Lenore), in “Eleonora“, in “Annabel Lee“, ne “Il ritratto Ovale“, in “Berenice“, in “Ligeia” e in “Morella“. Queste opere trattano la morte di belle donne amatissime e morte troppo presto, così come Virginia. In ognuna di esse, il protagonista rivela delle ossessioni spaventose per la sua amata defunta o per una sua caratteristica specifica.
Altro discorso, invece, per il famosissimo horror “La caduta della casa degli Usher” in cui i personaggi sono facilmente identificabili. Poe è assimilabile al protagonista Usher mentre Virginia è riscontrabile nella sorella di Usher, Madelaine.
Il genio di Edgar Allan Poe si fonde con la sua vita privata non lasciando un margine di distacco tra fantasia narrativa e vita vera. Il creatore del mistero, del gotico narrativo e della follia, muore in circostanze del tutto riconducibili alle pagine dei suoi racconti.
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Il 3 ottobre 1849 in occasione di un viaggio iniziato a fine settembre dello stesso anno, il poeta viene trovato da uno stampatore di Baltimora, Walker, davanti alla Gunner’s Hall di Baltimora, adibita in quei giorni a luogo di votazione.
Riverso a terra, in stato di grande confusione e con abiti non suoi, viene portato al Washington College Hospital. Lì, ricoverato in un’ala adibita ai pazienti in stato di ebbrezza, la follia di Poe prende il sopravvento e inizia a dare sfogo ai deliri di una mente ormai intrappolata tra finzione e realtà.
Edgar Allan Poe muore pochi giorni dopo a soli 40 anni.
Il mistero della sua dipartita è ancora vivo tra gli amanti del genere. Molti sono gli indizi che portano a malattie mentali e fisiche ma una teoria molto gettonata è quella relativa al fenomeno del cooping, azione criminale tipica del XIX secolo consistente nel rapire e costringere la vittima a bere ripetutamente per stordirla in modo da farla votare più volte.
Nessuno sa davvero cosa sia accaduto, l’unica certezza è che il padre del mistero e del macabro abbia tenuto fede al suo genio indiscusso e ci abbia lasciato con la stessa sensazione che si prova leggendo l’ultima pagina di un suo romanzo, sgomento e affascinante ammirazione.