“Pompei in piano sequenza”: Alberto Angela incontra il pubblico della Festa del Cinema per svelare i segreti di un record
Lo scorso 27 maggio Rai1 ha mandato in onda uno speciale della serie “Meraviglie”, dal titolo “Pompei, le nuove scoperte”, prodotto da Rai Cultura in collaborazione con il Parco Archeologico di Pompei e il Ministero della Cultura. Uno speciale viaggio tra i cantieri e le rovine di uno dei siti archeologici più amati al mondo condotto da Alberto Angela.
La particolarità del programma televisivo sta nell’essere stato girato completamente in piano sequenza – tecnica cinematografica che prevede di girare una scena senza stacchi e interruzioni, come fosse “in presa diretta”. In questo caso però la “scena” di Alberto Angela dura ben 129 minuti e si muove per circa 3 chilometri nel parco archeologico di Pompei.
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Alla Festa del Cinema di Roma, il pubblico del MAXXI ha avuto occasione di assistere ad una proiezione speciale: “Pompei in piano sequenza – I segreti di un record” ovvero 40 minuti di backstage che mostravano la realizzazione di questa tecnica cinematografica applicata ad un prodotto di divulgazione pensato per la televisione.
Per l’occasione Alberto Angela ha incontrato il pubblico per spiegare i segreti di un progetto visionario, nato da un’idea appoggiata esclusivamente dal regista Gabriele Cipollitti, che si è rivelata come una possibile rivoluzione della narrazione televisiva.
“Il piano sequenza è una tecnica complessa e raffinata”
spiega Alberto Angela, che illustra entusiasta al pubblico quanto “è interessante che un luogo antico e carico di costanti scoperte come un sito incontri il piano sequenza. Noi on facciamo cinema, facciamo televisione, ma possiamo dire che questo è certamente un ibrido perché noi ci siamo mossi come su un set cinematografico“.
Prima di mostrare il backstage, il paleontologo, naturalista, divulgatore scientifico, conduttore e scrittore ha mostrato agli spettatori il macchinario utilizzato per realizzare un progetto così delicato ed ambizioso: per fare in modo che il piano sequenza seguisse Alberto Angela nella “passeggiata” plurichilometrica tra gli scavi di Pompei, la macchina da presa non veniva tenuta in mano o su un dispositivo con ruote, bensì veniva tenuta su da un corpetto definito da Angela “tipo armatura Marvel, che ricorda il nemico di Spiderman” (il Dottor Octopus, ndr).
Quello che sembra un semplice “gilet rinforzato” è una tecnologia complessa con un sostegno sulla schiena dell’operatore da cui partono due “braccia meccaniche” che da una parte aderiscono alle braccia umane e dall’altra si attacca a specifici sistemi di agganciamento che circondano la macchina da presa. Il risultato è un impianto ingombrante ma che si muove facilmente, che però pesa circa 20kg, difficili da spostare con le braccia in tensione.
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Perciò durante le due ore e dieci di riprese, tre operatori si danno spesso il cambio, come una specie di staffetta resa complessa dalla necessità di non interrompere mai la fluidità o sbilanciare l’inquadratura. E allora come avviene il cambio operatore? “Come dei pit stop“, spiega Alberto Angela, in cui mentre il conduttore continua ad illustrare le meraviglie di Pompei, la macchina veniva appoggiata per qualche istante su una struttura sorretta da due assistenti per permettere ad altri di sganciare le “braccia meccaniche” dell’operatore stanco dai sistemi di aggancio e attaccarvi quelle dell’operatore successivo.
Per mostrarci il funzionamento, inizia la proiezione di “Pompei in piano sequenza – I segreti di un record” per cui il pubblico della Festa del Cinema di Roma vede lo schermo diviso a metà (è la tecnica dello split screen). A sinistra porzioni del programma andato in onda, con un effetto talmente immersivo nel viaggio con Alberto Angela da sembrare il punto di vista di un videogioco – “soggettiva” che ci permette di vedere ciò che l’obiettivo della macchina da presa riprende.
A destra sta realizzando un’altra macchina da presa riprende il backstage di tutto il processo in atto: vediamo Alberto Angela muoversi davanti all’operatore con tutto l’impianto, seguito e aiutato da un assistente che gli indica come muoversi e lo sostiene sulla schiena e poi il regista, il direttore della fotografia, il fonico, due focus puller (che controllano la messa a fuoco dell’immagine) e l’autore.
Praticamente un set itinerante che segue la ripresa, si adatta e si fa piccolo per non disturbare in nessun modo il prodotto finale visionato sulla sinistra. Di tanto in tanto il volume della voce di Angela viene abbassato per permettere ad una voce narrante di spiegare le prassi tecniche del piano sequenza in corso, al punto che per lo spettatore in sala diventa quasi un gioco, una sfida, cercare di percepire una inesistente differenza nell’immagine di sinistra, quando a destra si vede un cambio di operatore, un ostacolo, un momento che tiene con il fiato sospeso.
In alcuni momenti infatti il conduttore esce dall’inquadratura e talvolta anche dall’esterno di una struttura chiusa riesce a illustrare a voce esattamente quello che la camera riprende all’interno. Proprio in questi momenti si vede il cast tecnico adoperarsi per sistemare trucco, rimuovere polveri, aggiustare microfoni.
Eccoci ad un’altra curiosità: come viene gestito il sonoro in un piano sequenza di due ore e dieci minuti? Con la bellezza di 19 trasmettitori e 21 ricevitori che registravano i suoi su ben 10 tracce audio separate.
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Il tutto avviene con la massima precisione per “preservare la fluidità e l’integrità del piano sequenza” in “un percorso accidentato”: nel parco archeologico di Pompei Alberto Angela sale e scende continuamente scale, scavalca muretti, entra in strutture con una sola porta, sale su un ponte. Per facilitare il movimento dell’operatore sono stati disposti scale e rampe apposite nel percorso già precedentemente stabilito e provato, ma senza mai danneggiare i cantieri in opera.
Perché nel frattempo Pompei non si ferma: Angela racconta che le riprese sono state effettuate di prima mattina, prima che venisse permesso l’accesso ai turisti, mentre nel sito erano attivi 6 cantieri archeologici che non hai mai smesso di lavorare o inscenato un ritrovamento. Tutto quello che si vede avviene in presa diretta.
Il risultato è una rivoluzionaria modalità di narrazione, che si adatta al contenuto e soprattutto al suo scopo pedagogico-divulgativo, “come un abito sartoriale cucito addosso ad Alberto Angela“. Sicuramente un prodotto inedito per il piccolo schermo, per cui è stato realizzato grazie a Rai Cultura e al prezioso lavoro del Centro di Produzione Rai di Napoli, che dopo la proiezione il conduttore – che padroneggia la sala del Maxxi e improvvisa creando un’atmosfera piacevolissima per il pubblico – invita al suo fianco per ringraziare personalmente ogni membro dello staff.
“Era un’idea che avevo da tanto tempo, ma c’era sempre la ritrosia produttiva perché dal punto di vista estetico c’è giustamente la ricerca della perfezione” spiega con ammirevole modestia Alberto Angela, che però afferma con sicurezza e commosso orgoglio che si tratta di
“la cosa più bella che abbia mai fatto in televisione”
L’incontro si conclude con una sorpresa: il set è stato richiamato per riprendere la sensazionale scoperta di un altare decorato con rose, fighi e datteri, di un “vaso” per raccogliere l’acqua di una vasca e una “guenteria” per conservare oli e profumi. Una scoperta che verrà mostrata nella prossima puntata di “Passaggio a Nord Ovest” di sabato 26 ottobre.
Alberto Angela conclude fiducioso sulla possibilità di replicare un progetto del genere, per cui è assolutamente necessaria la collaborazione di un cast tecnico come quello di “Pompei in piano sequenza“.
“Eravamo convinti che questo progetto fosse un punto d’arrivo, ma abbiamo scoperto una possibilità di racconto, e quindi sarà un punto di partenza”
(Fonte foto: Festa del Cinema di Roma)