Venezia 2024. “La stanza accanto”: Almodovar celebra l’eutanasia e il potere della bellezza
Il primo film in inglese di Pedro Almodóvar è stato accolto con grande entusiasmo all’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia: una standing ovation ha concluso la proiezione di “La stanza accanto” (“The room next door“).
A 75 anni, Pedro Almodóvar lascia per la prima volta nella sua carriera la sua Spagna per dirigere il suo ventiquattresimo lungometraggio. Sceglie due attrici del calibro di Julianne Moore e Tilda Swinton – accompagnate da John Turturro in un ruolo secondario – per una delicata storia tratta dal romanzo di Sigrid Nunez, “What Are You Going Through“.
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“La stanza accanto” racconta la storia di due donne, che si ritrovano molti anni dopo aver lavorato insieme in una rivista e si aggiornano sulle proprie vite. Oggi Ingrid (Julianne Moore) è un’affermata scrittrice, mentre Martha (Tilde Swinton) è un’ex inviata di guerra condannata a morte da un cancro incurabile. Quest’ultima si confida sinceramente con l’amica ritrovata, quasi come se volesse affidarle la sua storia e rivela che, stanca delle cure invadenti e del dolore crescente che la porterà a morire nel giro di qualche mese, ha deciso di anticipare la propria fine e fare da sé.
“Merito una buona morte“
– afferma Martha sicura di sé. La decisione è stata già presa e tutto è stato organizzato: si traferirà in una meravigliosa casa di montagna per vivere i suoi ultimi giorni circondata dalla bellezza e dalla natura e, quando lo riterrà opportuno, assumere una pillola comprata illegalmente che la farà morire in tranquillità.
Non chiede un consiglio a Ingrid, nemmeno di aiutarla nell’operazione. Martha chiede alla sua amica semplicemente di accompagnarla e allietare i suoi ultimi giorni. “La stanza accanto” del titolo è quindi quella in cui dormirebbe Ingrid, sapendo che dall’altra parte c’è “la morte al lavoro“: per la sicurezza di entrambe – per evitare che possa fermarla o esserne legalmente coinvolta – Martha non le direbbe quando intende assumere la pillola, succederebbe semplicemente ad un certo punto.
Così Pedro Almodóvar si schiera a favore dell’eutanasia, della possibilità di scegliere in che modo e quando concludere la propria vita, con coscienza e dignità. Ma “La stanza accanto” non è un doloroso film sulla morte: ha molto di più da dire su quello che rimane.
“Ci sono molti modi di vivere una tragedia”
– dice a un certo punto di personaggio di Julianne Moore, spiegando con quale spirito il film approcci al concetto di fine. La morte di Martha (Tilde Swinton), così tragicamente e dolorosamente vera, dà la possibilità al regista di trattare le tragedie che stanno portando l’intero pianeta, anzi l’umanità, alla deriva. Oggetto dei discorsi di Martha, Ingrid e il loro amico in comune Damien (John Turturro) sono infatti le grandi tragedie che attualmente riguardano tutti: il cambiamento climatico, la guerra, “il neoliberismo e la nuova ascesa dell’estrema destra [che] stanno accelerando la fine del mondo”.
“La stanza accanto” è un film malinconico, ma non solo: Ingrid/Julianne Moore, Martha/Tilde Swinton e Almodóvar esorcizzano la morte grazie all’umorismo e alla bellezza della natura, alla leggerezza e all’arte. Ambientato in un’invidiabile casa in pieno stile Almodóvar, il film celebra il libero arbitrio, la bellezza e l’amore, per gli altri e per se stessi.
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Nelle reazioni della stampa presente a Venezia, si fa spesso riferimento ad una scena dopo i titoli di coda, in cui si scoprirebbe la vera identità di un personaggio di cui si sente a lungo parlare. Dettaglio da ricordare quando “La stanza accanto” uscirà al cinema a dicembre!
(Fonte foto: La Biennale di Venezia)