[L’intervista] I quindici anni di “Sulle tracce del Drago”: le novità, i social, Tolkien e tutti i mondi immaginari
Oggi inizia la XV edizione del Festival della cultura pop “Sulle tracce del Drago“, che animerà la Villa Comunale e il Palazzo dell’Emiciclo dell’Aquila venerdì 30, sabato 31 agosto e domenica 1 settembre con spettacoli di piazza, concerti, dimostrazioni, giochi, workshop e molto altro.
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Tre giorni dedicati ai mondi immaginari che riuniranno un pubblico composto da vecchie generazioni di appassionati, giovani e giovanissimi, ma anche curiosi, sotto l’insegna della comunicazione intergenerazionale e dell’integrazione dei linguaggi mediatici.
Ne abbiamo parlato con Virginia Como, presidente dell’associazione L’Aquila che Rinasce e coordinatore dell’evento “Sulle tracce del Drago“.
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L’intervista
Quindici edizioni sono un traguardo importante: come è cresciuto il festival in questi anni? Come si pone nel panorama nazionale?
Per il Festival questa è un’edizione molto importante: per una certa una serie di fortunate casualità, questa quindicesima edizione coincide con la decima dopo il terremoto e con l’anno cinese del drago: lo vedo come un ottimo auspicio! “Sulle tracce del drago” è una manifestazione che si è evoluta molto negli anni perché, quando abbiamo ricominciato dopo il terremoto, abbiamo mantenuto un profilo piuttosto basso. Negli anni la manifestazione si è ingrandita sempre di più e adesso, come tutti i progetti organizzati da L’Aquila che rinasce, si pone all’interno di una rete di comunicazione con altre associazioni partner, con altri soggetti attivi nel campo della cultura e del sociale per occuparsi di mantenere la coesione, un senso di aggregazione. Soprattutto in questi anni difficili, non solo quelli post sisma ma anche post pandemia, c’è bisogno di spazi di aggregazione e di condivisione.
Come è cambiato invece il pubblico in questi quindici anni?
In generale abbiamo assistito a un’evoluzione dei linguaggi mediatici e alla diffusione di temi che prima erano un po’ di nicchia, come il fantasy, i giochi di ruolo, il cosplay, che adesso invece hanno una risonanza enorme. Le varie generazioni che si sono succedute nel perseguire queste passioni hanno linguaggi diversi e riescono meglio a comunicare. Inoltre, ci sono molti ragazzi che crescono già in famiglie in cui queste passioni sono coltivate e conosciute. Quindi noi che invece le abbiamo dovute scoprire e coltivare un po’ a margine, da soli, ex novo, ci troviamo anche con la gioia di condividerle con chi invece arriva e trova un contesto in cui questo è già tutto normalizzato… siamo predisposti a una condivisione più profonda.
Come è avvenuta la selezione artistica di quest’anno? C’è un fil rouge che lega le varie sfumature degli eventi presenti?
Il fil rouge è costruito a partire dal tema dei mondi immaginari: ci saranno dei concerti quasi tematici. Questa sera un cantautore con un repertorio fantasy e l’ultima sera due cover band storiche dei cartoni animati. Cerchiamo sempre di chiamare anche artisti pop, noti sulla scena nazionale e internazionale, perché vogliamo creare un filo conduttore che unisca queste nostre tematiche specifiche a un contesto generale.
Quanto spazio è riservato a Tolkien e alla seconda stagione de Il Potere degli Anelli?
Quest’anno cade il settantesimo anniversario dalla pubblicazione de La Compagnia dell’Anello, il primo volume della trilogia de Il Signore degli Anelli: quindi ci sarà una mostra dedicata sia al l’immaginario tolkeniano sia al fantasy. Si unisce anche un altro anniversario importante: cinquant’anni dalla prima pubblicazione di Dungeons and Dragons, il gioco di ruolo che ha forgiato l’immaginario fantasy delle ultime generazioni. E poi ci saranno dei convegni dedicati a Tolkien e la leadership, a Tolkien declinato nel mondo Disney e a tutto l’influenza che ha avuto nel mondo contemporaneo.
L’avvento delle serie tv sempre più frequenti ha cambiato il festival? Quanto ha ispirato e influenzato la direzione artistica?
Questa domanda capita proprio a proposito perché quest’anno, per la prima volta, abbiamo come ospiti dei doppiatori nella serie House of the Dragon – Monica Volpe, Alessandro Campaiola ed Eva Padoan. Quindi sì, le serie tv sicuramente hanno aiutato a diffondere tutti il fantasy e la fantascienza. Non soltanto quest’anno, ma già negli anni passati, abbiamo organizzato seminari tematici. Noi stessi siamo appassionati di serie tv, un mondo talmente ampio in cui si può trovare in tutto: magari non siamo tutti appassionati delle stesse serie, ma è un’arte che ha pieno diritto di stare sulla scena, come la letteratura, come per qualsiasi altro media.
Qual è invece l’impatto dei social su festival di questo genere?
Sicuramente i social contribuiscono nella diffusione e nella partecipazione perché ovviamente i social portano una risonanza sicuramente maggiore di quella che si aveva con i media tradizionali. C’è anche la possibilità di interagire, di fare domande e avere risposte, di capire come rivolgersi al pubblico. Il fatto che ci sia una comunicazione così immediata, veloce e sempre in tempo reale, interattiva è un grande aiuto, nonostante poi ci sia sempre il risvolto della medaglia, la pericolosa gogna mediatica. Ma per ora condividiamo assolutamente l’uso dei social.
Cosa vi aspettate da questa quindicesima edizione?
Ci auguro di fare un buon lavoro, che è la cosa più importante e soprattutto ci dà la soddisfazione di avere un pubblico con cui condividere le nostre passioni in primis. Ci auguriamo che i numeri siano sempre molto alti e che quello che facciamo sia sempre apprezzato. Quest’anno anticipiamo di qualche giorno quindi siamo proprio immediatamente dopo la Perdonanza Celestiniana: avremo ancora l’afflusso dei turisti oltre al nostro pubblico, costituito da appassionati di generazioni pioniere di questi mondi, dagli appassionati delle nuove generazioni ma anche dai curiosi.
C’è qualcosa che è rimasto fuori dalla direzione artistica? Qualcosa che avreste voluto inserire ma che non siete riusciti?
C’è sempre qualcosa che vorremmo inserire e che non riusciamo a fare perché, come dicevamo, adesso c’è un’ampia risonanza e scelta ma poi pensiamo sempre “ah però potevamo fare anche questo”. Vorremmo sempre fare di più ma “Sulle tracce del drago” ha una durata di due giorni e mezzo – dal venerdì pomeriggio alla domenica – e ora non ci è possibile allungare. Se cresceremo ancora molto, potremmo decidere di aumentare l’offerta.