Venditti emoziona Tagliacozzo e festeggia un doppio anniversario [Live Report]
Il Festival Internazionale di Mezza Estate di Tagliacozzo è giunto alla sua quarantesima edizione: per celebrare questo eccelso traguardo il festival ha ospitato Antonello Venditti, in tour per il quarantennale del suo album capolavoro “Cuore”.
Venditti ha portato il grande progetto live “Notte prima degli esami 1984-2024 40th anniversary” a Piazza dell’Obelisco, trasformata in un luogo ancora più incantato, sotto un cielo stellato che fa invidia alle luci del palcoscenico. Una meravigliosa cornice che avvolge in un abbraccio circa duemila spettatori. La piazza di Tagliacozzo è uno spettacolo intorno allo spettacolo, su cui si affacciano le finestre illuminate in penombra e le suggestive loggette dei più fortunati, che assistono al concerto direttamente da casa.
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Un concerto di ben 2 ore e 50 minuti, un viaggio nella straordinaria carriera del cantautore romano, tra i più amati della musica italiana. Venditti incanta le diverse generazioni del suo pubblico, i figli di una vecchia canzone con grandi successi: “Bomba o non bomba“, “Sotto il segno dei pesci“, “Giulia“
“Lacrime di pioggia“, ricordando ai fan che la vita no, non fa paura sulle note di “Peppino“.
Prima di ripercorrere il suo album “Cuore“, canta “Giulio Cesare“, scritta anni dopo ma inspiegabilmente legata a “Notte prima degli esami“. Ma, come spiega Venditti, “le canzoni sono belle per questo: io gioco col tempo e le canzoni si rincorrono“. Così racconta come il brano si sdoppi: il primo Paolo Rossi, studente ucciso sulle scale dell’Università La Sapienza, diventa il grande calciatore italiano e poi “nel 2006, per un anno, Paolo Rossi è diventato Totti“.
Antonello Venditti è a tutti gli effetti un cantastorie: il cuore del concerto è dedicato al ripercorrere l’intero album del 1984, raccontando le storie dietro ogni singolo e spiegando le sue metafore entrate ormai nel repertorio. Il cantautore si confessa a tu per tu con la piazza di Tagliacozzo, chiedendo pazienza ad un pubblico in realtà rapito dai suoi racconti: “Oggi siete abituati a cliccare subito, a cambià canzone subito, ma io voglio raccontarvi il significato delle canzoni del mio disco“. Un disco realizzato con estrema accuratezza, racconta Venditti, per evitare che la puntina saltasse su un eccesso di catrame, ma mai perdendo l’obiettivo di raccontare una storia.
Spesso il cantante si ritrova a parlare delle sue canzoni in terza persona, con ammirazione e sorpresa per il successo intramontabile dei suoi brani nati quasi per caso, facendo tesoro di storie ed emozioni vissute in prima persona o accuratamente raccolte ascoltando e osservando i giovani come lui. Così “‘Notte prima degli esami‘ è una canzone miracolosa, perché appartiene a tutti voi e dovreste cantarla voi“: Venditti canta il suo capolavoro suonando il pianoforte bianco, circondato dai giovani del Festival Internazionale di Mezza Estate, seduti intorno a lui.
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Dalle “profetiche”, critiche e satiriche canzoni “Mai nessun video mai“, “Non è la cocaina” e “L’ottimista” alla nostalgia ricca di riflessioni, risate e tenerezza: è il caso di “Qui“, che racconta delle rivolte studentesche di Villa Giulia, una canzone che per Venditti è molto, molto difficile cantare, al punto da chiedere al pubblico un minuto per riprendersi, dopo aver affrontato ricordi così delicati e vividi nella sua memoria.
“Piero e Cinzia” trasporta il pubblico in un altro viaggio nel tempo: la canzone nasce da due storie parallele in occasione del concerto di Bob Marley allo Stadio San Siro il 30 giugno 1980, “il primo concerto generazionale in Italia“. Nel brano si intrecciano infatti il casuale incontro tra Venditti e Bob Marley e la storia d’amore di Piero e Cinzia che rischia di capitolare per un tradimento, raccontata al cantautore proprio dal giovane Piero, con cui condivide il viaggio di ritorno verso la Capitale.
Nostalgia e amare risate caratterizzano anche il racconto di “Ci vorrebbe un amico“, dedicata ai suoi amici, che non ci sono più ma restano sempre presenti: Fabrizio De André, Pino Daniele, Rino Gaetano, Lucio Dalla che “mi ha fatto scrivere questa canzone e soprattutto, mi ha trovato casa a Roma“. Con la stessa emozione canta “Stella” e “Di’ una parola“.
Antonello Venditti diventa un libro aperto per il suo pubblico: ride, scherza, si commuove e non si lascia sfuggire l’occasione di togliersi qualche sassolino dalla scarpa. Non si risparmia su nulla, raccontando senza finta modestia ma con ironia e spontaneità i suoi successi, le sue avventure nel sesso e quelle con le macchine modificate. Perché Venditti è così: autentico e senza peli sulla lingua, al punto da scrivere successi intramontabili in cui i più diversi ascoltatori si riconoscono da almeno quarant’anni.
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Giunto a oltre due ore di concerto, il cantautore annuncia che smetterà di raccontare le sue storie, lasciando la parola a “canzoni che parlano di Antonello e di Venditti“. Una carrellata di capolavori fanno cantare a squarciagola le circa duemila persone in Piazza dell’Obelisco: “Che fantastica storia è la vita“, “Dalla pelle al cuore“, “Unica“, “Amici mai” e “Alta marea” che canta accendendosi una sigaretta, dopo aver cantato per ben due ore e mezza.
Il concerto si trasforma in una grande festa: tutti si alzano in piedi per scatenarsi sotto palco sulle note di “Benvenuti in paradiso” e “In questo mondo di ladri“. A quasi tre ore di concerto e ben venti brani, il pubblico non ne vuol sapere di andare a casa, ma Venditti si fa attendere per l’encore. Però l’attesa vale la pena se il brano scelto è “Roma capoccia“: Tagliacozzo canta a squarciagola seguendo le indicazioni del leggendario cantautore romano, sventolando sciarpe ultras e lasciando spazio all’emozione.