Premio Strega 2024: i finalisti della 78esima edizione
Kermesse letteraria, evento mondano, fenomeno di costume: il Premio Strega, giunto alla 78esima edizione, è tradizionalmente tutto questo, con in più l’attesa per il verdetto di una competizione che ha il potere di trasformare ogni libro vincitore in un best-seller.
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Anche quest’anno Rai Cultura propone, giovedì 4 luglio alle 23.00 su Rai 3, la diretta della finale del Premio dal tradizionale scenario di Villa Giulia, a Roma, affidando il racconto della serata a Geppi Cucciari e Pino Strabioli.
I finalisti del Premio Strega
Romanzo senza umani – Paolo Di Paolo (Feltrinelli)
Tramite uno stile letterario nitido e versatile, ad amplissimo spettro, in Romanzo senza umani Paolo Di Paolo coniuga la sfida quanto mai attuale del romanzo sul cambiamento climatico con la ricerca esistenziale del suo protagonista, trovandone una chiave personalissima ed efficace: lo smarrimento del protagonista, Mauro Barbi, la sua incapacità di vedere gli altri, e in qualche modo anche sé stesso, ma per contro anche la sua capacità di interrogarsi costantemente, la possibilità di una trasformazione interiore. Il suo rammarico più grande? Essersi fatto dimenticare o forse, ancor peggio, ricordare solo per cose sbagliate. Una storia emozionante in cui il protagonista, uno storico, prova ad aggiustare i ricordi che gli altri mostrando il proprio punto di vista.
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L’età fragile – Donatella Di Pietrantonio (Einaudi)
Secondo Donatella Di Pietrantonio non esiste un’età senza paura. Siamo fragili sempre, da genitori e da figli, quando bisogna ricostruire e quando non si sa nemmeno dove gettare le fondamenta. Ma c’è un momento preciso, quando ci buttiamo nel mondo, in cui siamo esposti e nudi, e il mondo non ci deve ferire. Per questo Lucia, che una notte di trent’anni fa si è salvata per un caso, adesso scruta con spavento il silenzio di sua figlia. Quella notte al Dente del Lupo c’erano tutti. I pastori dell’Appennino, i proprietari del campeggio, i cacciatori, i carabinieri. Tutti, tranne tre ragazze che non c’erano più.
Autobiogrammatica – Tommaso Giartosio (minimum fax)
Esiste un legame segreto tra le due linee sinuose lungo cui si snoda la nostra vita: da una parte l’apprendistato dell’alfabeto, dei nomi, del lessico famigliare, dell’insulto, dello scherzo, delle lingue straniere, dei codici segreti, della poesia; dall’altra l’invadente amore per i genitori, la scuola che è un viaggio nell’ignoto, le seduzioni e dilazioni dell’amicizia e del desiderio, la contrattazione di un posto nel mondo – in un’Italia in cui regnano il privilegio, il pregiudizio, la violenza politica e privata. Tommaso Giartosio traccia tutti i legami che connettono questa doppia elica e ci mostra la lingua come origine della coscienza e del mondo, genealogia degli affetti, identità e disidentità, filtro per lo sguardo, sola possibilità di dare un senso a ciò che abbiamo vissuto.
Aggiustare l’universo – Raffaella Romagnolo (Mondadori)
Un tuffo indietro nel tempo fino all’ottobre del 1945. Protagonista è la Maestra Gilla che sembra tirare un sospiro di sollievo vedendo una scuola che fino a qualche settimana prima era dominata dai nazisti. Con la grazia di chi sa di maneggiare esistenze fragili e preziose e il rigore di un meticoloso lavoro di ricerca, Raffaella Romagnolo scrive un romanzo di dolore e rinascita su un momento storico da cui ancora oggi è impossibile distogliere lo sguardo.
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Chi dice e chi tace – Chiara Valerio (Sellerio)
Il romanzo di Chiara Valerio ha come protagonista Vittoria, una donna che muore apparentemente per un incidente nella propria vasca da bagno. Co-protagonista l’avvocato Lea Russo che non crede assolutamente a questa versione. Storia nera di personaggi, indagine su una provincia insolita, ritratto di donne in costante mutazione. In Chi dice e chi tace niente rimane mai fermo, le passioni, le inquietudini, le verità e gli enigmi, i silenzi del presente e il frastuono del passato: tutto sempre si muove, tutto può sempre cambiare.
Invernale – Dario Voltolini (La nave di Teseo)
Un macellaio, viene osservato nel suo lavoro dal proprio bambino che cresce insieme a lui finché la malattia non prende il sopravvento: il figlio Dario, ventenne, immerge lo sguardo nella carne del padre che si deteriora, e nella malinconia del congedo. Un’intimità fortissima li avvolge, come succede quasi solo nel rapporto tra figlie e madri. Dario Voltolini fa entrare nello sguardo del figlio, prensile ed esatto, che vede accasciarsi il padre. La precisione è la forma che assumono la sua devozione e la sua sofferenza.
(Fonte foto: Premiostrega.it)