Addio a Anouk Aimée, la musa di Fellini e icona del cinema d’autore
Classe e malinconia, eleganza e bellezza borghese: così appariva Anouk Aimée, l’attrice francese che ha conquistato il pubblico internazionale. La musa di Fellini è deceduta all’età di 92 anni.
A dare l’annuncio della scomparsa è stata la figlia, Manuela Papatakis, nata dall’unione dell’attrice con il regista Nikos Papatakis, che in un post su Instagram ha scritto: “Con mia figlia, Galaad, e mia nipote, Mila, abbiamo l’immensa tristezza di annunciarvi la scomparsa della mia mamma, Anouk Aimée. Ero proprio accanto a lei, quando questa mattina si è spenta, nella sua casa, a Parigi“.
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Nata Nicole Françoise Florence Dreyfus a Parigi nel 1932, Anouk Aimée ha consacrato la sua intera vita al cinema sin dall’età di 13 anni diventando un’icona del cinema d’autore, fino ad ottenere il Premio César onorario nel 2002 e l’Orso d’oro alla Carriera a Berlino nel 2003.
Figlia d’arte, l’appena adolescente Nicole debuttò sul grande schermo nel film “Tragico incontro – La Maison sur la mère” (Henri Calef, 1946): interpretava la giovane Anouk. Così nacque il suo nome d’arte, completato con l’aggettivo Aimée (Amata) dal poeta e sceneggiatore francese Jacques Prévert. Così nacque una stella pronta a conquistare il pubblico con la sua affascinante quanto enigmatica eleganza.
Iniziarono le collaborazioni con i più grandi registi francesi della Nouvelle Vague, di cui divenne presto un volto amato: André Cayatte (Gli amanti di Verona), Alexandre Astruc (La tenda scarlatta), Jacques Becker (Montparnasse) e Jacques Demy nella parte di una cantante di cabaret (Lola, donna di vita).
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All’inizio degli anni Sessanta Anouk Aimée cominciò a essere conosciuta anche in Italia: i più la ricordano come la musa di Fellini, che la sceglie al fianco di Marcello Mastroianni, per il ruolo dell’audace e seducente ereditiera Maddalena di “La dolce vita” (1960) e per quello di Luisa, moglie del regista protagonista alter ego di Fellini, in “8½” (1963).
Anche se la mente corre subito ai capolavori felliniani – era l’ultima interprete in vita de “La dolce vita” – la sua carriera è costellata di innumerevoli altri successi: basti pensare a “L’imprevisto” di Lattuada, “Il giudizio universale” di De Sica, a “Salto nel vuoto” di Bellocchio (Palma d’oro a Cannes), “Tragedia di un uomo ridicolo” di Bertolucci ma anche a Corbucci, Blasetti, Vancini, Festa Campanile. A consacrare il suo talento al successo mondiale fu “Un uomo, una donna” di Claude Lelouch, accanto a Jean-Louis Trintignant, che vinse l’Oscar come miglior film straniero nel 1967. Il ruolo le è valso la candidatura all’Oscar per migliore attrice protagonista (andato però a Liz Taylor): il film di Lelouch ha dato una svolta alla carriera di Anouk Aimée e ha segnato un’epoca diventando una trilogia con lo stesso regista e la stessa coppia protagonista.
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Un’educata bellezza borghese, un malinconico fascino e uno sguardo prepotente caratterizzavano Anouk Aimée. Caratteristiche che le valsero il titolo di «la più bella residente della rive gauche» secondo la rivista Life e l’inserimento nella classifica delle 100 star più sexy del cinema della rivista Empire.