Nella Grande Mela, Blandamura aspetta che il Coronavirus vada ko (per tornare sul ring?)
Campione europeo e sfidante mondiale al titolo WBA dei pesi medi, Emanuele Felice Blandamura è senza alcun dubbio uno dei migliori prodotti del pugilato italiano di questi ultimi anni. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente dall’altra parte dell’oceano per una chiacchierata sul difficile periodo che i professionisti dello sport stanno vivendo, ma anche, e soprattutto, per parlare di noble art con un interprete di eccezione.
Dai social sappiamo che stai passando questo periodo di emergenza legato al Coronavirus a New York. Come va la situazione da quelle parti, che impressione ti sei fatto?
Beh, penso che tutto il mondo sia paese, in questi giorni. Le rare volte che mi capita di uscire, non mi sembra ci sia panico in giro, forse anche perché Andrew Cuomo sta cercando di avere il pugno duro con chi non si mostra rispettoso con le regole e i protocolli adottati. Certo, la gente è spaventata (basti pensare che fino a qualche giorno fa potevi avere il problema di trovare la carta igienica!), però si è anche organizzata e molto civilmente aggiungerei. Quasi tutti portano guanti e mascherina. Non è così scontato in una megalopoli.
Non potendo andare in palestra, come ti stai organizzando per non perdere la forma?
Mi alleno tutti i giorni con uno specifico programma di mantenimento. Mi scaldo, poi passo alle riprese, la corda e il push up. E a seguire mi dedico alle figure e al vuoto, cercando di mantenere sempre alta la concentrazione.
Il pugilato è tra gli sport di contatto per eccellenza e, soprattutto, quello che per definizione, oserei dire, non può prescindere dal pubblico a certi livelli. Hai già provato ad immaginarti come potrà essere il suo futuro da noi e nel resto del mondo?
Personalmente, sono sempre in contatto con il mio staff in Italia per capire quali potranno essere gli scenari a venire. Per quello che ho capito fino ad ora, quando si avrà il via libera dal Coni per riprendere l’attività, si andrà per gradi. Ci saranno naturalmente molto controlli, sia per noi atleti che per chi verrà a vederci. Immagino che nel primo periodo, anche stante la difficoltà di spostamento da uno stato all’altro, verrà privilegiata l’attività tra pugili italiani e questo potrebbe essere un bene perché aiuterebbe a chiarire le gerarchie nelle varie divisioni di peso come accadeva anni addietro.
Pensi sia stato giusto far disputare il torneo di qualificazione olimpica a Londra quando il Covid 19 già imperversava praticamente in tutto il mondo?
Io parto dal presupposto che non si può e non si deve giudicare mai nessuno. Probabilmente il caos generale di inizio pandemia ha fatto sottovalutare i rischi che certe manifestazioni potevano avere, ma questo non può certo portare ad emettere “condanne”, soprattutto pensando che la posta in gioco, prima che si decidesse di rinviarle al 2021, erano le Olimpiadi, un appuntamento straordinario per partecipare al quale chiunque farebbe tutto il possibile. Ecco perché dico che bisognerebbe pensare a quello che si dice, soprattutto sui social, dove molti si limitano a essere dei “leoni da tastiera” senza avere una reale cognizione di cosa stanno criticando (noi pugili a certi atteggiamenti ci siamo abituati. Mi vengono in mente decine di commenti negativi rivolti alla mia prestazione nel mondiale contro Murata: le persone che li hanno scritti certo non hanno idea di cosa voglia dire trovarsi dentro un ring con un avversario così forte e con una grande potenza nei suoi pugni, questo è sicuro!)
Da sportivo, quanto credi nei tanti tutorial che si trovano oggigiorno in rete e nell’insegnamento delle discipline da combattimento attraverso le varie piattaforme?
Beh, nel fare di necessità virtù non ci vedo niente di strano. La tecnologia è importante anche nel nostro mondo, poi, un “di più” del quale non si può e non si deve ignorare il valore. Non bisogna mai perdere la condizione fisica e la motivazione per tenersi in allenamento. Ovviamente, palestre e parchi -senza parlare del ring- sono insostituibili, però adesso bisogna aver pazienza. Io mi sto arrangiando abbastanza bene e sto cercando di essere utile anche agli altri, collaborando per esempio con Tilldend BYC FIT VIRTUAL GYM e con le mie dirette su instagram.
Quando tutto sarà finito, ti rivedremo sul quadrato? Quali sono i tuoi programmi?
Dopo la sconfitta con Marcus Morrison dello scorso luglio, ho molto riflettuto sul mio futuro, anche perché i miei quaranta anni lo impongono, a certi livelli. E ho cominciato anche a pensare al famigerato dopo, senza nascondermi. Ho seguito con successo un corso da personal trainer e quello da insegnante della Federazione Pugilistica Italiana. Questo, però, non vuol dire che io non mi senta ancora molto bene e, di fronte ad un’occasione stimolante, non sia pronto a tornare. Ho combattuto contro alcuni dei pesi medi più forti al mondo e sono stato campione europeo di una delle categorie più affascinanti e ricche di gloria del mio sport, nessuno potrà più togliermi queste grandi soddisfazioni. Quindi, che dirti? Al momento mi sento… una “pagina bianca”!
A proposito di pesi medi e della bontà storica dei suoi interpreti, c’è da dire che anche nel 2020 vanta interpreti di sicura eccezione. Chi pensi sia il migliore di loro e credi che ci sarà spazio per un terzo match tra le stelle della divisione Gennadij Golovkin (attuale campione IBF e IBO) e Saúl “Canelo” Álvarez (detentore di titoli WBA e WBC)?
Io penso che il numero uno sia ancora Golovkin e che nelle due precedenti sfide con Álvarez avrebbe meritato di più. Certo, inutile dire che anche quest’ultimo è un campione incredibile, un fuoriclasse assoluto che, dopo quelle battaglie, si è preso anche il lusso di conquistare le corone nei supermedi e nei mediomassimi, un’impresa a dir poco notevole. Considerando che Golovkin ha 38 anni, speriamo che questa terza sfida si faccia presto. Una cosa è certa: dietro ci sarebbe un business gigantesco, con borse incredibili. Molto dipenderà dal fatto che si riescano a garantire certe cifre. Sono fiducioso. Ah, in Italia tifo… Emanuele Blandamura, naturalmente (ride, ndr)!
L’avversario contro il quale conquistasti l’alloro continentale, Matteo Signani, lo scorso novembre è riuscito nella tua stessa impresa a Trento contro Gevorg Khatchikian. Tu eri a bordo ring ospite dei microfoni di Dazn, come l’hai vissuta?
Con Matteo c’era prima del nostro match e c’è anche oggi un buon rapporto e stima reciproca. L’ho guardato negli occhi prima che salisse sul ring e ci ho visto dentro una grande determinazione, che gli è servita a far suo il verdetto e ad aggiudicarsi una vittoria meritata. Sono molto contento per lui, gli ho fatto i miei complimenti di cuore.
Che esperienza è stata quella di raccontarti, con Dario Torromeo, nel libro “Che lotta è la vita” (Absolutely Free Editore)?
Meravigliosa. Non ho solo avuto la possibilità di svelarmi, ma anche il privilegio di poter mettere la mia storia, i miei errori e i miei successi a disposizione di chi lo ha letto o di chi lo leggerà. E poi sono contento di aver reso omaggio alla persona splendida che è stato mio nonno Felice, una figura fondamentale per me e senza la quale avrei rischiato di perdermi.
Se dovessi suggerire ai profani un solo, singolo match a un profano per farlo innamorare della box, quale sceglieresti?
Uno solo? Allora, dico Ray Leonard contro Marvin Hagler. Indimenticabile.
Foto: Boxe-mania