L’intervista. Lanobile: “Avere un sogno è un onere. Ci devi credere davvero”
Marzo è il mese delle donne, vogliamo quindi dedicare uno spazio a Manuela Giannobile, in arte Lanobile, cantautrice romana, pop, dreamy.
Manuela Giannobile, in arte Lanobile, classe 97. Cantautrice Pop, Dreamy, Indie. Il suo nome d’arte nasce a seguito della perdita del papà, dopo la quale decide di portarlo sempre con sé attraverso il suo nome, ovvero (manue)La (Gian)Nobile.
Non c’è un momento esatto in cui Manuela abbia detto di voler fare musica; provenendo da una famiglia d’arte le è sempre venuto spontaneo. A dieci anni però, chiede la sua prima chitarra alla zia. In poco tempo impara a suonare. Apprende tutto velocemente da subito, a tal punto da far diventare l’apprendimento una sorta di sfida con se stessa. Inizia così la sua carriera da chitarrista autodidatta e solo in seguito inizia a cantare. Da piccola cresce col cantautorato italiano, poi nel periodo adolescenziale inizia ad ascoltare rock e metal estremo, senza passare per il rock classico a cui torna solo in età più adulta.
Nel tempo ha avuto varie band tra cui Mea Luna (anagramma di Emanuela) ma con il tempo capisce di lavorare meglio sola.
Così nel 2021 nasce “Lanobile” progetto solista che tuttora porta avanti. Nel 2022 lavora con la LGR, prima etichetta discografica con cui ha lavorato fino a poco tempo fa prima di conoscere l’etichetta Rusty Records.
Le sue canzoni trattano di eventi che hanno segnato la sua vita, di cose che le appartengono ed utilizzano un linguaggio che possa arrivare a tutti.
Il suo stile è un mix tra pop, indie e dreamy. Ma cosa significa nello specifico? Facciamocelo spiegare proprio da lei:
“Essendo io una persona malinconica, mi piace viaggiare con la mente e con i suoni. Per questo la tristezza nella mia musica per me è positiva e rilassante e con ciò intendo “dreamy”. Suoni caldi e riverberati. Cerco di unire questa ricerca ad un immaginario aesthetic, che per me è fatto di cose semplici, ma che fanno sognare. Spesso si tratta di colori, cibi, scenari quotidiani, odori, tramonti o addirittura una semplice tazza di tè”.
Ci troviamo in un periodo in cui c’è tanto ricambio musicale. Secondo te, quali sono gli artisti che rimarranno nel tempo?
“Madame, se non si fa plagiare, e non crede di averne voglia, perché è riuscita a passare dalla trap al cantautorato italiano. Ma è importante capire che il concetto di come vediamo la musica è cambiato, perché è raro che ci sia qualcuno che voglia fare arte. C’è più voglia di consumare un prodotto. È questo il problema. Le case discografiche dovrebbero cambiare visione della musica. Se continuano a vedere gli artisti come bene di consumo è questo ciò che saranno. È incredibile come la discografia sia cambiata dal 2015 al 2024. Io non mi voglio vedere così, ma l’ho capito tardi, perché anche io lavoravo con questa fretta e non producevo ciò che volevo.
Angelina Mango, secondo me, potrebbe battersi per questo, perché ha una grande preparazione e sembra essere molto genuina.
Se dovessi fare un duetto con qualcuno, chi sarebbe?
“Assolutamente Donatella Rettore. Ho inciso la cover di Lamette sotto consiglio del mio ex produttore. Inizialmente non capivo perché avesse avuto questa idea, e secondo me non c’entravo nulla con la Rettore dato che sono molto triste e malinconica e lei è tutto il contrario di me. Lui ha voluto giocare proprio su questi due lati per portare quello stile alla generazione di oggi. Io la trovo una donna estremamente ironica e penso che questa canzone sia quasi sadica e satirica.
Ti sei definita sognatrice. Quanto sono importanti per te i sogni?
“Non tutti hanno dei sogni. È un onere avere un sogno. Ci devi credere. È un grande dispendio di energia. Io il mio sto continuando a realizzarlo. Se la gente si accontenta non potrà mai capire il peso di un sogno. Prima lo davo per scontato, invece non tutti lo hanno. Anche i più semplici come adottare un animale, fare un viaggio… non per forza qualcosa di enorme. Io non posso immaginare una vita ordinaria, è solo una e voglio avere una vita piena.”
Torniamo a parlare della tua musica. Quale, tra i tuoi brani, è il tuo preferito?
“Goodbye” è il mio brano preferito tra i miei, perché è molto coinvolgente e mi piace tanto la melodia che ho scritto, molto più del significato. Rimanda a una storia vera, legata a me e alle prime serate passate in macchina con una persona e nella stessa macchina dopo un paio di anni le persone si lasciano.
Lo scorso 19 gennaio è uscito il singolo “Mamma sono sempre io”. Di cosa tratta nello specifico?
Ha una tematica pesante. Io sto tanto in mezzo ai giovani e noto che c’è molta più esigenza di dire a quale categoria si appartiene. Quindi ne ho voluto parlare, ma non ho voluto parlare del coming out in maniera felice, bensì in maniera negativa per dare un risvolto positivo agli altri, perché non bastano delle belle parole per uscire da alcune situazioni. Il personaggio del brano si autoconvince che la madre abbia ragione a pensare che l’ex ragazza di sua figlia le infliggeva violenza psicologica. Parla delle persone che si auto sabotano per paura della propria famiglia. Il messaggio è negativo perché secondo me i messaggi negativi sono più immediati per me. Con ciò voglio farti vedere il bicchiere mezzo vuoto. Non starai bene se non dici alcune cose”.
Quali sono i tuoi prossimi progetti futuri?
Non ho ancora date live. Mi sto concentrando molto sui social, cosa che non faccio mai. Quando avrò costruito la mia cerchia ricomincerò con i live. Voglio lavorare bene dietro le quinte quest’anno. Ma tra poco uscirà un nuovo singolo, si chiamerà Blackout.