[Recensione] – “Margherita delle stelle” è un intimo ritratto della Professoressa Hack
Martedì 5 marzo Rai1 presenta in prima visione “Margherita delle stelle“, un film per la tv diretto da Giulio Base, scritto da Monica Zapelli con Federico Taddia e liberamente ispirato al libro autobiografico “Nove vite come i gatti” scritto da Margherita Hack insieme allo stesso Taddia.
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Il film restituisce un ritratto intimo ed emozionante della grande astrofisica italiana, vero modello di emancipazione ed eccezionale autenticità. A vestire i panni della protagonista, Cristiana Capotondi, che interpreta il ruolo di Margherita, insieme a lei, Cesare Bocci nei panni del padre Roberto, Sandra Ceccarelli e Flavio Parenti, che interpretano rispettivamente la madre e il marito della Hack, Maria Luisa Poggesi e Aldo De Rosa.
Un coming of age
Giulio Base ripercorre la vita della ricercatrice fiorentina, da bambina autonoma e curiosa a ragazza libera e anticonformista, fino a diventare la prima donna a dirigere l’Osservatorio Astronomico di Trieste.
Una sorta di “romanzo di formazione” – secondo la sceneggiatrice Monica Zapelli – pensato per un pubblico formate da famiglie, che potesse raccontare quello che non si può trovare digitando il nome dell’astrofisica su Google ma che soprattutto potesse essere un esempio di educazione. “Solo lavorando sulle bambine di oggi, domani avremo una società nuova” afferma la Zapelli.
“Margherita delle stelle” è un coming of age che racconta volutamente gli anni meno noti di Margherita Hack, partendo proprio dalla sua infanzia e adolescenza con dei genitori straordinariamente anticonformisti, antifascisti e per giunta vegetariani, che le hanno insegnato la libertà di scegliere e l’hanno portata a rompere gli schemi imposti dalla società, primi fra tutti quelli dell’ideologia fascista.
“Sei un maschio o una femmina?“: la piccola Margherita (Sveva Zalli) è una bambina come tante altre ma che indossa i pantaloncini e è libera di giocare con la palla o arrampicarsi sugli alberi. La sua grande fortuna è stata quella di avere due genitori che -con qualche generazione d’anticipo- le hanno insegnato i valori della libertà, della parità, del contatto con la natura e della curiosità.
Due esempi di libertà
La mamma Maria Luisa (una splendida Sandra Ceccarelli) è una pittrice che realizza copie dei capolavori degli Uffizi da vendere ai turisti, è cresciuta in un collegio di gran lunga puritano in Svizzera e spiega a sua figlia:
“Ho deciso che una religione basata sulla vergogna e sulla paura non poteva essere la mia“
Il papà Roberto (un perfetto Cesare Bocci) è il genitore che più riesce a dialogare con Margherita. E lo fa con discorsi e idee che rendono impossibile non desiderare un padre così. Un uomo che ha rinunciato al proprio lavoro per non doversi iscrivere al Partito Fascista, ma che lascia la giovane Margherita libera di scegliere se leggere o meno il giuramento al duce o se alimentare la sua curiosità verso il cattolicesimo. Ecco il suo credo:
“A me non piace la guerra, non mi piace uccidere gli animali per dovermi sfamare. Mi piace l’idea che dopo la morte si possa rinascere per potersi migliorare. E vorrei che ciascuno si possa fare un’idea del mondo senza la mediazione di nessuno. Ma queste sono le mie idee, tu puoi scegliere le tue.”
L’amore per le stelle
Quella bambina si trasforma in una liceale che, durante il ventennio fascista decide di seguire l’istinto, rischiando di farsi espellere dai licei italiani perché non crede sia giusto che la sua insegnante ebrea venga cacciata per le sue origini. È anche la ragazza che se ne frega delle mode – anche se ogni tanto la sua sicurezza vacilla -, di quello che pensano gli altri e che preferisce lo sport e le gite in bicicletta alle serate mondane.
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All’università studia fisica “per caso” e pian piano si innamora del mondo delle stelle e, a dispetto di tutte le convenzioni e del ruolo della donna in uso all’epoca, riesce a emergere in un mondo fatto e governato da soli uomini grazie alla sua passione e dedizione. Ma Margherita Hack non cerca negli astri risposte a domande più grandi di lei, non cerca un senso alla vita, ma si interessa solo di quello che vede.
Leggerezza e genialità
La sua eccezionalità nasce da uno spontaneo istinto, una libertà autentica e da una curiosità inesauribile: qualità che la rendono una ricercatrice fenomenale. “Margherita delle stelle” è quindi un tributo ad una figura nota in tutto il mondo per il suo enorme apporto alla scienza ma è anche una storia di empowerment femminile perseguito con tenacia da una donna che in fondo non si è mai posta come obiettivo di andare controcorrente, ma ha sempre fatto tutto con profonda leggerezza e libertà.
Prima di culminare in una serie di successi internazionali, la carriera di Margherita è fatta di alti e bassi: è un’astrofisica e in quanto tale non è ben tollerata in tutti gli ambienti che attraversa. È all’Osservatorio di Merate che dovrà combattere il profondo maschilismo dei colleghi che cercano di ostacolarla ad ogni passo. Dovrà aspettare il 1964 per diventare la prima donna direttrice dell’Osservatorio a Trieste, dove passerà il resto della sua vita dedicandosi ai suoi studenti e alla divulgazione scientifica.
Cristiana Capotondi incarna perfettamente due caratteristiche che Margherita Hack non perde nonostante la fama: la leggera ironia e franchezza con cui reagisce ai commenti sessisti e la sorprendente umiltà.
“Il merito non era solo mio: dei genitori che mi avevano insegnato che non esistono domande sbagliate; dei professori innamorati della ricerca; un marito che non mi chiedeva di rincasare presto la sera. Quante altre ragazze in quegli anni potevano avere la stessa fortuna?“
Come rivela anche suo padre, tra tutti i valori e le fortune di Margherita, lo sport ha avuto un ruolo fondamentale: ha tirato fuori la sua grinta e la sua ambizione, ma soprattutto le ha insegnato a non vergognarsi mai della sua voglia di competere e vincere.
Il vero amore
Al fianco di Margherita Hack, per la quasi totalità della sua vita, c’è Aldo De Rosa, suo amico d’infanzia ritrovato all’università, grande amore della sua vita. Margherita e Aldo vivono gli alti e bassi della vita insieme: gli anni della guerra, i molteplici trasferimenti per il lavoro di Margherita, l’amore per gli animali, le discriminazioni subite per il loro modello di famiglia anticonvenzionale.
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Aldo supporta Margherita in ogni sua decisione, le sta sempre accanto, felice che i riflettori siano puntati su di lei. Flavio Parenti esprime tutta la sua delicatezza e poesia impersonando un uomo appassionato di lettere che proietta tutto se stesso nel genio della sua amata. Capace di sdrammatizzare e pronto a tutto per il suo amore, Aldo non si offende quando scopre di essere definito “il moglio“, ma anzi con ironia fuga ogni frustrazione di Margherita.
È proprio grazie alla sua capacità di ascoltatore che Aldo capisce il potenziale divulgativo del lavoro di Margherita e le propone: “Tu sarai la voce e io sarò la penna“. Iniziano così a scrivere libri che, attraverso un linguaggio semplice e quotidiano, sono accessibili a chiunque e rendono Margherita Hack nota e apprezzata da un vasto “pubblico”.
Le parole del regista
È stato con grande onore che ho accettato la proposta fattami da Rai Fiction di tornare al racconto televisivo dopo più di dieci anni dedicati ad opere cinematografiche destinate alle sale. Ho acconsentito con gioia proprio perché fortemente interessato al racconto così poco ortodosso, così poco lineare, così poco scontato, di una donna che ha segnato il Novecento, italiano e non solo. Una donna libera, estroversa, simpatica, forte, indipendente, volenterosa, operativa e –oltre a tutte queste caratteristiche–con l’acume e la profondità di una cultura e di una genialità scientifica assoluta, infatti apprezzata nel mondo. La sua vita ha viaggiato parallela al cammino della stessa tormentata vita della Repubblica italiana: Margherita Hack ha attraversato ‘atleticamente’ il ventennio, è sopravvissuta solamente con ‘amore’ alla guerra e solo dopo fatica e tenacia da femminista ante litteram sono arrivate le conquiste accademiche che strettamente la riguardavano, all’alba del terzo millennio.
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Io, Cristiana Capotondi e tutti coloro che si sono messi artisticamente o tecnicamente all’opera su questo film (ringrazio la Minerva Pictures per la quasi totale libertà d’azione concessami) abbiamo ovviamente cercato di dare tutto il possibile affinché la meravigliosa epopea della professoressa Hack potesse emozionare nonché insegnare qualcosa al pubblico televisivo. Di sicuro da parte mia ho imparato ad amarla: proprio grazie a lei ho avuto una buona scusa per poter approfondire le prime basi dell’astrofisica e quindi di innamorarmi delle stelle, fra le quali senz’altro brilla oggi anche quella di Margherita.
Giulio Base