[Intervista] Flaherty in “Solo – una vita”: “Io nei panni di un maestro plasmato dalla guerra”
Debutterà questa sera al teatro San Francesco di Alessandria lo spettacolo “Solo – una vita” che vedrà protagonista Lorenzo Flaherty, interprete di prestigio della scena cinematografica e televisiva internazionale, attore cult di Lucio Fulci, Pupi Avati, Renzo Martinelli. Lo spettacolo, scritto e diretto da Monica Massone e con la regia video di Sergio Notti, unisce prosa, elementi filmici, documenti d’epoca, musica elettronica/contemporanea ed effetti acustici.
Antonio Trentin, il protagonista, vent’anni, classe 1894, studia per diventare maestro, ma, sfortunatamente, lo scoppio della Prima Guerra Mondiale lo porta al fronte. Antonio è il solo personaggio a essere sulla scena, mentre tutte le altre figure, il padre, la madre, la sorella, il “Professore”, sono proiezioni, ombre, citazioni, allusioni, entità senza corpo, senza anima, rappresentazioni di un ruolo, di una carica, di un concetto.
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La guerra è, pertanto, la sublimazione all’eccesso di un disagio che Antonio percepisce ma non ha la cultura e la dialettica per esprimerlo, poiché nessuno gliene ha trasmesso gli strumenti, né la scuola, né la famiglia, né, tanto meno, la società.
Dopo la prima nazionale all’ interno del cartellone di Piemonte dal Vivo, lo spettacolo sarà il 24 febbraio al Teatro Besostri di Mede, il 25 febbraio al Teatro Claudio di Tolfa per poi proseguire in molte città italiane.
Ne abbiamo parlato con il protagonista Lorenzo Flaherty
Chi è Antonio Trentin?
Antonio Trentin è un personaggio molto bello ed interessante perchè si toccano diversi argomenti. Lo definirei un personaggio completo. Lui vive nel 1913 con il sogno di diventare maestro, che all’epoca aveva un valore importante. Fa di tutto per raggiungerlo, ci riesce, è un appassionato di lettere e gioca anche con le parole. Ma tutto questo viene minato dalla chiamata alle armi, dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Antonio, quindi, nel corso dello spettacolo cambia, fa delle riflessioni, alcune proprio sul conflitto, sperando di non essere mandato a combattere in prima linea, ma avere un ruolo diverso, nella gestione delle comunicazioni, ad esempio, poichè ritiene di esserne più preparato. Questo non succede e scende tra le armi e le bombe. Noi andiamo a far vivere anche quel tipo di esperienza, la sensazione vera della guerra, con effetti scenici e visivi, aumentando così la sua parte drammatica che lo porta a cambiare, a sentirsi anche svuotato dalla guerra, evento molto lontano da lui, che lo conosciamo come un maestro, solare e amante della vita. Le riflessioni di Antonio con se stesso, verso la realtà che ha lasciato e i propri sogni, diventano anche una riflessione sull’uomo e sulla società che, spesso, per via di accordi e disaccordi, ha fatto sfociare guerre e conflitti.
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Vestire i panni di questo personaggio, che evolve nel corso dei tre atti, è stato complesso, dato che in scena è anche solo?
Sì, sono da solo e questo, da una parte, è impegnativo, ma dall’altra ti dà anche un senso di libertà per poter costruire il tuo personaggio. All’inizio, nel primo atto, lo vediamo nella sua vita e nel suo quotidiano, dove lo conosciamo e si presentano anche i familiari, gli amici, il bar di paese, luogo anche di confronto. Nel secondo atto si avvicina la Guerra, se ne inizia a parlare, giungendo le prime notizie proprio dai giornali e dalle radio, fino ad arrivare alla chiamata alle armi. Questo è per lui motivo di destabilizzazione perchè è come se si voltasse indietro e vedesse la propria vita felice, molto distante. Nel terzo atto, parte in Guerra e si ritrova in una realtà diversa, sconvolgente, brutta, che non gli appartiene.
Lo spettacolo evolve, fino a farci vedere un protagonista distrutto nella psiche e nella sua identità dalla Guerra. Quanto è attuale questo spettacolo?
Mi sono reso conto che nonostante lo spettacolo si occupi di un personaggio e un periodo lontani nel tempo, che ci portano fino alla Prima Guerra Mondiale, il linguaggio è corrente e può benissimo essere attualizzato. Si butta un occhio sulle guerre in generale ed elementi come Antonio sono quelli più fragili, che possono avere la peggio in una condizione di conflitto. Lui è amante della vita in generale e la Guerra è un aspetto negativo che non condivide, pur andando al fronte per senso del dovere.
In scena anche la video-scenografia, realizzata tramite filmati d’epoca e shooting in alcune location che hanno conservato l’estetica rurale del XX secolo. Il tutto permesso anche attraverso l’intelligenza artificiale. In che modo questa componente influisce sul lavoro prettamente attoriale e teatrale?
Sì, la regia è di Monica Massoni, anche autrice, mentre Sergio Notti si è occupato della regia video e ha appunto potuto portare in scena dei filmati anche grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Questo mi fa pensare che l’elemento umano nell’interpretazione di un ruolo deve assolutamente essere preservato, però, indubbiamente, l’intelligenza artificiale può dare un grande contributo se utilizzata bene e nel modo giusto, senza che vada ad essere motivo di prevaricazione.
Che tipo di reazione pensa possa avere il pubblico alla visione dello spettacolo?
La pièce può sembrare una grande tragedia, ma abbiamo un protagonista a volte anche ironico e divertente, soprattutto nella fase iniziale dello spettacolo. Antonio è un personaggio completo, ma ciò che rileva è che è una figura autentica. Gran parte del mio dialogo è rivolto al pubblico, spesso anche coinvolgendolo. Strada facendo abbiamo apportato delle migliorie, abbiamo altre idee cui riflettere. Ora affrontiamo la prima ma sono convinto che piacerà, perchè non c’è un distacco troppo forte, anzi abbiamo lavorato proprio nell’ottica contraria.
Oltre questo spettacolo e la sua tournée, ci sono altri progetti cui si sta dedicando?
Sì, c’è una proposta per una serie televisiva, che penso prenderò in considerazione. Si tratta di una serie di genere thriller, che mi ha sempre interessato. La mia idea è quella di fare questa esperienza da ‘one man show’ sul palco e poi tornar sul set.
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