Galeffi, Roma ripaga le sue fatiche con l’amore (live report 14/9/2023)
Galeffi torna a casa. A Villa Ada, nella sua Roma, a due passi da Monte Sacro, il suo quartiere dove è facile incontrarlo con gli inconfondibili occhialetti alla Harry Potter.
Una tappa che lo ripaga, come lui stesso ha sottolineato, delle fatiche che dal 2018 ha affrontato per scrivere due dischi e che in questo tour ha portato in giro per l’Italia. Cinque anni difficili, duri, lontano anche dal palco. Quei palchi che ha conquistato piano piano, partendo dal basso, quando insieme al chitarrista Luigi Winkler cominciarono a suonare in piccoli locali di Roma. Un rapporto tra i due che si è suggellato negli anni sublimandosi in date come quella di ieri nel parco sulla Salaria.
Una partenza con il botto questo concerto. “Divano nostalgia”, “Dove non batte il sole”. Una presa in giro ai laziali (apprezzata dal sottoscritto) e via con “Camilla”. Il pubblico lo accompagna con la voce e Galeffi si siede al pianoforte. Il momento è per “Monolocale”.
E ancora “Tre metri sotto terra”. Chitarra in mano e via con “Appassire”, “Settebello” e i ragazzi sotto palco entrano in simbiosi con lui.
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Tre minuti di pausa ricordando quando erano in pochi a venirlo a sentir cantare. E in ogni concerto ha bisogno di questi momenti in cui ricrea l’inizio del sogno con Luigi.
Gli esordi che riporta sul palco con un medley con il chitarrista: “Amore…amore un corno”, “Tottigol”, “Potter pedalò” e anche la cover di “Il cielo in una stanza” brano scritto da Gino Paoli e magistralmente interpretata da Mina.
Oltre 30 date, una fatica disumana che è stata necessaria, anche per sopperire alla mancanza del tour di “Settebello”.
“Per me scrivere due dischi è stata una prova di sopravvivenza, sperando che il tour mi restituisse queste pene e amore. Facciamo finta che voi rappresentiate le persone che da dicembre mi sono venute a sentire fino ad oggi. Quindi grazie. La prossima canzone è dedicata a voi”.
Una dichiarazione d’amore ai suoi fans a cui dedica “Un sogno”. Si spegne la luce e si stacca la corrente. Qualcuno pensa che sia preparato ma a pochi interessa. Mentre tutti cantano a cappella in un alto momento di fusione tra artista e pubblico. Nonostante tutto Galeffi decide di fare il bis questa volta con tutti gli strumenti.
“Nirvana Van Gogh”, “Dolcevita”, “Bacio illimitato”. E poi per far diventare Villa Ada una stella chiede a tutti di accendere le torce e si siede al piano per suonare “Occhiaie”, nonostante gli siano saltati due tasti.
Arriva il momento di salutare con “Tazza di te” e l’inchino al pubblico sulle note di “Whatever” degli Oasis.