L’Intervista. Attivismo e coscienza politica: i Downton Boys tornano in Italia più carichi che mai
A sei anni dall’uscita su Sub Pop del loro terzo album “Cost Of Living”, prodotto da Guy Picciotto (Fugazi), i Downtown Boys torneranno in Italia a settembre con ben sei concerti in programma! La band nata nel 2011 a Providence in Rhode Island dall’incontro tra la cantante Victoria Ruiz e il chitarrista Joey La Neve DeFrancesco si muove sui sentieri di un combat-punk impegnato, garage e post-hardcore. A completare la formazione attuale sono Joe DeGeorge (sax e tastiere), Norlan Olivo (batteria) e Mary Regalado (basso).
Martedì 19 settembre – BLAH BLAH | Torino
Mercoledì 20 settembre – Circolo Dong | Macerata
Giovedì 21 settembre – *tba* | Napoli
Venerdì 22 settembre – Piattaforma Cinema Metropolis | Umbertide (PG)
Sabato 23 settembre – Covo Club | Bologna
Domenica 24 settembre – Circolo Gagarin | Busto Arsizio (VA)
A breve sarete in Italia per ben sei concerti, quale è il vostro rapporto con il nostro Paese? Quale considerazione avete della scena alternative/rock italiana?
Joey La Neve DeFrancesco: Con tutta sincerità, l’Italia è il nostro posto preferito in cui fare tour. Siamo stati qui diverse volte e ci impegniamo al massimo per realizzare il maggior numero di date possibili. I luoghi, il pubblico, i promotori e le altre band hanno un vero rispetto per la musica e per i musicisti che non troviamo in altri posti. Siamo estremamente entusiasti di tornare dopo alcuni anni.
Victoria Ruiz: Come band penso che il nostro rapporto sia caratterizzato da amore e apprezzamento per l’Italia e per coloro che vengono ai nostri concerti. Ogni volta che suoniamo lì incontriamo diversi tipi persone che ci accettano per come che siamo e non cercano mai di mettere aspettative sulla nostra musica come se dovesse adattarsi a uno schema predefinito. Una volta, abbiamo suonato a Genova e ricordo di aver incontrato un fan che era un apicoltore e mi ha portato un barattolo di miele. Poi, a Beaches Brew, abbiamo conosciuto membri della comunità musicale italiana che facevano moshing e si divertivano molto con le nostre canzoni più dure e rumorose. È davvero speciale avere uno sguardo sulla scena rock italiana. A suo modo sembra molto diversificata.
Il vostro ultimo studio album, “Cost of living”, è uscito sei anni fa: state lavorando al nuovo disco? Avete dei brani pronti o qualcosa in cantiere?
Joey La Neve DeFrancesco: Sì, stiamo scrivendo nuovo materiale e abbiamo alcune nuove canzoni da suonare in Italia durante questo tour. È il primo materiale su cui stiamo lavorando da quando abbiamo realizzato la colonna sonora di “Miss Marx” nel 2020. Abbiamo fatto una pausa dopo due anni di tour con “Cost of Living”, e poi il covid ha fermato la band e l’industria per un po’. È stato difficile, ma stiamo tornando al processo di scrittura. Speriamo che la gente apprezzi ascoltare alcune versioni anteprima delle nuove canzoni durante i concerti in Italia.
Il vostro sound è ricco di contaminazioni musicali, ma come si è evoluto dagli esordi fino al giorno d’oggi? Chi sono i Downtown Boys nel 2023?
Victoria Ruiz: Penso che sia evoluto insieme a noi mentre crescevamo e maturavamo. O almeno lo spero. La nostra musica è sempre stata personale. Noi, così come il nostro contesto, siamo cresciuti, quindi penso che il nostro sound e il modo in cui scegliamo le parole e suoniamo sia cambiato. Tuttavia, penso anche che nel nostro nucleo continuiamo a trattare temi di attualità come il mercato – intendo il lavoro, i salari, la struttura familiare, la salute mentale, la distribuzione del potere – è una costante nel nostro contesto personale e politico, inscindibile rispetto alla nostra arte.
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I testi dei vostri brani attingono molto da fatti di attualità, cronaca e politica. A giudicare dagli avvenimenti degli ultimi anni, di materiale su cui concentrarvi ce n’è parecchio: come considerate la scena politica statunitense?
Victoria Ruiz: Il panorama politico nel nostro paese non ha più tempo per riflettere, solo per esigere. Desideriamo e abbiamo bisogno del socialismo. Dalle condizioni di lavoro degli artisti alle condizioni sanitarie, al controllo e alle carceri – abbiamo bisogno di una completa redistribuzione del potere. Un mio amico ha recentemente scritto un articolo sull’abolizione e la scena politica degli Stati Uniti, e penso che abbia messo tutto in prospettiva dicendo: “L’abolizione (della polizia e delle carceri, di come gli Stati Uniti conquistano e dividono la classe lavoratrice, gli immigrati e le persone di colore) viene spesso accusata di essere utopistica. Forse lo è, e forse è una cosa buona. L’abolizione è decisamente pragmatica in un senso chiave: i suoi ideali e le aspirazioni normative non sono in conflitto con la sua analisi della realtà materiale” – Sandeep Dhaliwal
I fatti di Capitol Hill sono davvero tra le pagine più oscure degli ultimi 50 anni di storia americana?
Victoria Ruiz: Siamo ancora molto immersi in quel capitolo, e anche se non sono stata presente per tutti gli ultimi 50 anni, sono una fase molto oscura per cui dobbiamo riflettere ma esigere una redistribuzione del potere nel nostro paese
Riguardo la politica europea, siete preoccupati dall’escalation dei partiti di destra, in alcuni casi anche estreme?
Joey La Neve DeFrancesco: Sì, ovviamente è preoccupante. Vediamo lo stesso movimento di estrema destra che sta guadagnando potere in Italia e in tutta Europa, che ha preso il potere con Trump e i suoi alleati negli Stati Uniti. Il fascismo è una conseguenza del capitalismo, e mentre l’emergenza climatica continua a intensificarsi, le forze di estrema destra cresceranno come un cancro sulla crisi. È nostro compito negli Stati Uniti, in Italia, in Europa e ovunque organizzarsi e unirsi per distruggere queste forze
La musica e l’attivismo possono coincidere? Quali sono i messaggi che vi preoccupati di lanciare attraverso la vostra musica?
Joey La Neve DeFrancesco: Penso che il vero ruolo di attivista che i musicisti possono assumere sia quello di lavoratori, proprio come i lavoratori in ogni altro settore. Dobbiamo organizzarci per prendere il potere nell’industria musicale e unirci ai lavoratori in altri settori per trasformare la società. Molti di noi fanno parte di un’organizzazione più recente chiamata United Musicians and Allied Workers (UMAW) che si impegna in questo compito
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Patti Smith cantava “People have the power”: è realmente così, secondo voi?
Victoria Ruiz: Al 100%. Di recente ho visto Bernie Sanders spiegare questo concetto. Ha spiegato che anche i ricchi e gli avidi sono persone che hanno organizzato l’1% per tenerci privi di ciò di cui abbiamo bisogno per vivere e sognare. In questo senso, la parola “persone” non significa sempre persone buone. Penso che se le persone hanno il POTERE DEL POPOLO, cioè un potere collettivo che non si basa su una così grave divisione tra ricchi e poveri, allora Patti Smith non avrebbe potuto dirlo meglio
ENGLISH VERSION
You are about to play six concerts in Italy; what is your relationship with our Country? What do you think of the Italian alternative/rock scene?
Joey La Neve DeFrancesco: In all sincerity, Italy is our favorite place to go on tour. We have been here a few times, and we make a special effort to do as many dates in the country as possible. The venues, audiences, promoters, and other bands have a real respect for music and musicians that we don’t find in other places. We are extremely excited to be back after a few years away.
Victoria Ruiz: As a band, I think our relationship is one of a lot of love and appreciation for Italy and those that come out to our shows. Everytime we play there, we meet a mix of people who accept us for who we are and never try to put expectations on our music as something that needs to fit into a box. Once, we played Genova and I remember meeting a fan who was a bee farmer amd brought me a jar of honey. Then, at Beaches Brew we met members of the Italian music community who were moshing and super into our harder and louder songs. It’s just so special to get a glimpse into the Italian rock scene. It seems very diverse in its own way.
Your latest studio album, “Cost of Living,” was released six years ago. Are you working on a new album? Do you have any songs ready or something in the works?
Joey La Neve DeFrancesco: Yes, we’re writing more material now and we have some new songs to play in Italy on this tour. It’s the first
material we’ve worked on since doing the Miss Marx soundtrack in 2020. We took a break after touring for two years with Cost of Living, and then COVID shut down the band and the industry for a while. It’s been hard, but we’re getting back into the process of writing. We hope people will enjoy hearing some preview versions of the new songs at our shows in Italy
Your sound is rich in musical influences, but how has it evolved from your beginnings to today? How does it feel to be the Downtown Boys in 2023?
Victoria Ruiz: I think it has evolved as we have hopefully evolved and grown. Our music has always been personal as well as had elements of more outward statements as well. We as well as our context have grown, so I think our sound and the way we choose words and perform has evolved. However, I also think that at our core we continue to address— how choose and chosen to use time. Addressing capital— meaning work, wages, family stricture, mental health, the distribution of power— are a constant in our personal and political context. This context is inextricable from our art.
Your song lyrics draw heavily from current events, news, and politics. Judging by the events of recent years, there is plenty of material to focus on. How do you view the U.S. political scene?
Victoria Ruiz: The political landscape in our country doesn’t have time to dwell anymore, only to demand. We desire and need socialism. From artist working conditions to healthcare conditions to policing and prisons— we need a complete redistribution of power. A friend of mine recently wrote an article on abolition and the U.S. political scene and I think put it in perspective by saying, “Abolition (of police and prisons, how the U.S. conquers and divides working class people, immigrants, and people of color) is often accused of being utopian. Perhaps it is, and perhaps that’s a good thing. Abolition is decidedly pragmatic in a key sense: it’s ideals and normative aspirations do not conflict with its analysis of material reality.” – Sandeep Dhaliwal
The events at Capitol Hill are supposed to be considered among the darkest chapters in the last 50 years of American history. Is that true according to your point of view?
Victoria Ruiz: we are very much still in their chapter, and while I haven’t been around for the complete 50 years, they are a very dark swell of why we must dwell but demand a redistribution of power.
Regarding European politics, are you concerned about the rise of right-wing parties, in some cases even extreme ones?
Joey La Neve DeFrancesco: Yes, of course it is concerning. We see the same far-right movement gaining power in Italy and across Europe that took power with Trump and his allies in the USA. Fascism is an outgrowth of capitalism, and as the climate emergency continues to intensify, far-right forces are going to grow like a cancer on the crisis. It’s our job in the USA, Italy, Europe, and everywhere to organize and unite to destroy these forces.
Can music and activism coincide? What are the messages that concern you to convey through your music?
Joey La Neve DeFrancesco: I think the real activist role that musicians can take is as workers, just like workers in every other industry. We need to organize to take power in the music industry, and to join with workers in other industries to transform society. Many of us are part of a newer organization called United Musicians and Allied Workers (UMAW) that’s striving to do this organizing.
Patti Smith sings, “People have the power.” Do you believe this is true?
Victoria Ruiz: 100%. Recently, I saw Bernie Sanders explain this concept. He explained that the rich and greedy are also people who have organized the 1% to keep us without what we need for living and also for dreaming. To that ends, people doesn’t always mean good people. I think that if people have PEOPLE POWER– meaning a collective power that doesn’t rely on a such a grave divide between the rich and the poor, then Patti Smith couldn’t have said it better.